Buongiorno,
come ogni primo giorno del mese, non può mancare sul mio blog la rubrica "Un Tè con..."
Oggi abbiamo un'altra donna strordinaria Fondatrice dell'Organizzazione non governativa internazionale Save the Children.
Eglantyne Jebb
(Ellesmere, 25 agosto 1876 – Ginevra, 17 dicembre 1928)
- Mrs Jebb, a Lei dobbiamo la Carta Internazionale dei diritti del bambino. La Sua forza e il suo spirito umanitario ci porta ad esserle fortemente riconoscenti. Certamante influì l'educazione ricevuta dai suoi genitori, ci vuole parlare della sua infanzia e come riuscì nel suo obbiettivo umanitario?
- Sono nata a Ellesmere Shrophire il 25 agosto 1876 in una casa di campagna, in una famiglia benestante, fortemente impegnata nella propria comunità.Quarta di sei figli. Mio padre Arthur Trevor Jebb era un avvocato e proprietario terriero, mia madre, Louisa Eglantyne, fondò la Home Arts and Industries Association per sostenere i mestieri rurali tradizionali e dell’artigianato minacciati dalla meccanizzazione e dall’urbanizzazione. Ho trascorso i miei primi anni
d’infanzia nella tenuta di famiglia “The Lyth” nella Contea dello
Shropshire, i miei genitori erano molto sensibili alle esigenze sociali
degli altri proprietari terrieri dell’epoca, dando origine anche ad
un’associazione che offriva attività ricreative ai lavoratori.Mi laureai in storia moderna e insegnai per un anno alle scuole elementari.
- I suoi allievi l’amavano per la sua vitalità?.
- Ma le classi numerose, la disciplina militaresca e il sistema di studio
basato sull’apprendimento mnemonico resero spiacevole quel periodo. Più delle nozioni per me contava l'educazione: il rispetto per le donne, la considerazione per gli anziani, la gentilezza nei confronti degli animali, la cultura come aiuto per crescere. Quell’esperienza ebbe un effetto negativo sulla mia salute e così decisi di trasferirmi con mia madre, rimasta vedova, a Cambridge .
- Seguirono gli anni del suo impegno nel sociale?
- Con l’inizio della Prima Guerra Mondiale insieme a mia sorella Dorothy scrissi "Note dalla stampa estera" per la rivista «Cambridge Magazine». Alla fine della guerra pubblicai in inglese sulla stessa rivista alcuni articoli di giornali esteri che descrivevano le gravi conseguenze dell’embargo del governo britannico nei confronti di Austria e Germania, dove i bambini morivano di fame, controil governo britannico fermamente deciso a non dare aiuti al nemico sconfitto.Nel 1919, primo anno di pace, mi rendo conto che a Berlino c'è una drammatica morìa di bambini. Che il tifo sta facendo stragi in Germania come in Polonia. L'armistizio del novembre 1918 aveva aggravato la condizione dei civili e il blocco navale aveva chiuso i mercati e ridotto il lavoro. Ero convinta che:
“Ogni generazione di bambini offre all’umanità un nuova possibilità di rinascere dalle sue rovine”.
- Nello stesso anno lei viene arrestata?
- Si, con mia sorella distribuivamo volantini a Trafalgar Square con le foto di bambini austriaci affamati.
Il governo sperava, con l’arresto, di mettermi a tacere ma mi difesi in tribunale appellandomi al caso morale. Anche se riconosciuta colpevole venni solo multata per 5 sterline che, come scrissi poi a mia madre – «equivale alla vittoria».
- Ma Lei non arretrò...
- Certamente no, anzi. radunai un gruppo di attivisti e, con mia sorella Dorothy, fondai il “Fight the Famine Council”che diventerà “Save the Children”.Venivamo spesso accusati di essere sia
filotedeschi sia simpatizzanti del bolscevismo russo. Ma uno dei nostri
primi sostenitori, il grande commiodiografo irlandese George Bernard
Shaw, seppe dare una risposta inconfutabile. Criticato anche lui perché
difendeva un Fondo destinato a beneficiare il nemico. Ribatté: “Non ho nemici di età inferiore ai sette anni.”
- Arrivarono ben presto molte offerte?
- Viaggiai per tutta l'Inghilterra chiedendo denaro. Le offerte arrivarono e nel giro di nove anni raccogliemmo quasi un milione di sterline. Nel 1921 spedimmo squadre di volontari fino in Russia a fornire milioni di pasti alle vittime della carestia provocata dal fallimentare raccolto del bacino del Volga.
“Si dice spesso che gli obiettivi di Save the Children sono impossibili da raggiungere, che ci sono sempre stati bambini che soffrono e che sempre ci saranno. Lo sappiamo, ma sono impossibili solo se permettiamo che ciò sia così. Solo se rifiutiamo di provarci”
-Fu molto colpita dalle sofferenze inflitte ai bambini dalla guerra e quindi sentì la necessità di fare qualcos'altro?
- Fui persuasa che «le guerre sono sempre guerre innanzitutto contro i bambini», quindi pensai che fosse necessario affermare alcuni diritti fondamentali per loroi e nel 1923 riflettendo sulla vetta del monte Salève che domina Ginevra, stilai la prima Carta internazionale dei diritti del bambino:
«che ogni bambino affamato sia nutrito, ogni bambino malato sia curato, ad ogni orfano, bambino di strada o ai margini della società sia data protezione e supporto».La Carta scritta in stile semplice in cinque punti affermava che i bambini hanno dei diritti e la Comunità ha il dovere di proteggerli. La inviai quindi alla Società delle Nazioni scrivendo: «Sono assolutamente convinta sia giunto il momento di riconoscere i diritti propri dei bambini» il testo viene adottato dalla Società delle Nazioni l’anno successivo il 26 settembre del 1924, con il nome di Dichiarazione di Ginevra e successivamente dalle Nazioni Unite.


Da quel lontano 1919 di strada ne è stata fatta tanta al punto che
questa Ong opera oggi in 125 paesi con una rete di 28 organizzazioni
nazionali (quella italiana è nata nel 1998) e una struttura
internazionale operante nei seguenti ambiti: educazione, salute,
risposta alle emergenze, protezione dall’abuso e sfruttamento, contrasto
alla povertà e sicurezza alimentare, rafforzamento dei sistemi di
tutela dei diritti e partecipazione dei minori. Save the Children é
strutturata gerarchicamente e, cosa più importante, ha portato a termine
nel corso degli anni interventi diretti ‘sul campo’ oltre ad importanti
campagne a tutela dei minori tutti, nessuno escluso al di sopra di ogni confine e di ogni barriera nazionalistica.
“L’umanità deve ai bambini il meglio che ha da offrire”. (Eglantyne Jebb)