
Il dulce de leche me lo sognavo da un po'...
Ho cominciato a immergermi con la fantasia in questo condensato di insulina allo stesso tempo in cui mi tuffavo nei romanzi di Isabel Allende, dove è citato come il dessert per eccellenza dei giorni passati nella fazenda del nonno, quel burbero reazionario dal cuore d'oro mirabilmente ritratto ne "La Casa degli Spiriti".
E ho continuato a nuotarci tra le pagine di "Di Noi Tre" di Andrea De Carlo, quando Misia, sposatasi, dopo rocambolesche vicende, con un tenutario argentino di palese ascendenza nazista, invita Livio a tenerle compagnia in cucina, mentre pesca con un cucchiaio da un barattolo di dulce de leche, spiegandone all'amico la funzione consolatoria.

Il dulce de leche è uscito dalla mia testa, per farsi strada tra le mie papille gustative, qualche anno fa, quando ne avvistai una confezione al supermercato, Muccamù o qualcosa del genere si chiamava: fu amore al primo assaggio, un po' come quando ci si invaghisce di qualcuno in chat, poi si conosce e tutto quello che di bello ci si era immaginati si conferma.
Pensandoci bene, in chat questo non succede.
Che, però, una delizia del genere si potesse riprodurre anche in casa non mi era mai venuto in mente finché non ne ho trovato la ricetta su vari blog. Meno che mai avrei pensato che il dulce de leche si potesse aromatizzare e invece ne ho viste in giro versioni alla cannella e al the matcha.
Per cominciare, però, ho preferito provare quello classico, quello che sa di zucchero e basta e che proprio per questo non piace a nessun essere vivente di età anagrafica o mentale superiore ai 7 anni.
Infatti noi lo adoriamo, soprattutto spalmato sulle Nuvole Gentilini (che sostengo siano state create appositamente a questo scopo), soprattutto il mio compagno, che lo chiama "dolce di Lecce" ed è abbastanza convinto che si tratti di una specialità salentina.
Preparare il dulce de leche, comunque, è piuttosto noioso e anche un po' deludente, perché il procedimento è lungo, la resa è bassissima e non se ne può produrre in quantità, come per la marmellata, perché si conserva pochissimo, circa 2 settimane in frigo.
Diciamo che se vi capita un pomeriggio di pioggia, freddo, noia e solitudine potete tranquillamente dedicarglielo, ma in quel caso potete altrettanto tranquillamente fare dose doppia, perché per curare la solitudine non c'è niente di più adatto.
Da qualche parte ho letto che si può anche prepararlo con la macchina del pane, con il programma "marmellate", ma da qualche altra parte ho letto anche che per ottenere un buon risultato bisogna lanciare il programma per tre volte, dato che l'addensamento del dulce de leche è più difficoltoso di quello delle marmellate, e che comunque spesso occorre far ribollire il composto sul gas.
Tre ore di mdp mi sembravano decisamente troppe e quindi ho proceduto sul gas, mescolando pazientemente (più o meno) e sforzandomi di capire cosa fossero le "righe sul fondo della pentola" di cui si parla in tutte le ricette.In realtà, vedere le righe sul fondo di una pentola antiaderente in cui si sta cuocendo un composto lattiginoso secondo me è impossibile e quindi mi sono risolta di fare la prova del piattino inclinato, come per la marmellata, che ha parso funzionare.
La ricetta che ho usato l'ho recuperata su internet, ma, anche se è successo solo una settimana fa, non ricordo più dove: se qualcuno dovesse riconoscersi nel procedimento, sarei lieta di esserne informata e poterlo citare, anzi mi scuso per non farlo da subito.
Ingredienti:
- 500 ml di latte
- 150 gr di zucchero di canna
- la punta di un cucchiaino di bicarbonato
- 1/4 di stecca di vaniglia
Procedimento:
Versare in una casseruola antiaderente tutti gli ingredienti. Per quanto riguarda la stecca di vaniglia, io l'ho aperta, ho raschiato i semini, facendoli cadere nella pentola, e poi, per sicurezza, ho messo dentro anche la stecca aperta.
A questo punto comincia la prova di pazienza: si mette il tutto sul fornello a fiamma medio alta e, appena il composto comincia a scurirsi, si abbassa il gas al minimo. Occorre mescolare con una certa frequenza e controllare spesso la cottura, perché al dulce del leche per addensarsi occorre circa un'ora (ho spesso trovato scritto due, ma a me sono bastati approssimativamente 70 minuti), ma passare dallo stato liquido alla cristallizzazione è un attimo.
Quando il cucchiaio comincia a lasciare il solco nel preparato si fa la prova del piattino e se, dopo un minuto, inclinando il piatto, la goccia scivola lentamente, è pronto.
Nota: attenzione, a differenza della marmellata, la goccia non deve rimanere ferma, ma colare leggermente, perché il dulce de leche tende a intostarsi in frigo col passare del tempo, quindi è meglio se inizialmente è leggermente liquido.
Fuori dal fuoco, si mescola per altri 5 minuti e poi si versa nei barattoli (con questa dose ne viene uno medio-piccolo), si chiudono, e, appena freddi, si conservano in frigo.