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mercoledì 6 novembre 2024 4 vostri commenti

Non è un paese per poveri

Parliamoci chiaro il mondo ormai è diviso tra quelli che votano a destra e chi ha deciso sistematicamente di non partecipare a nulla.
In questo momento in cui spesso ci si lascia andare a dichiarazioni da stadio cerchiamo di guardare qualche numero.
Negli Stati Uniti 1 americano su 9 vive in povertà.
1 bambino su 8 vive in povertà.
38 milioni di americani non possono soddisfare bisogni di base.
108 milioni di americani vivono tra povertà e sicurezza.
1 milione di studenti americani delle scuole pubbliche non ha una casa.
2 milioni di americani non possono usufruire di acqua corrente o di un bagno.
Ogni anno ci sono 3milioni e mezzo di pratiche di sgombro, sfratti.
Milioni di persone non hanno un'assicurazione privata. Ovvero se ad un bambino viene un ascesso non può curarsi mettendosi a serio rischio. Per dire.
Dati che non tengono conto di quella povertà che non emerge.
Ecco. Questa situazione è così da sempre. Sia con i Democratici che con i Repubblicani.
In questo caso l'aggravante della vittoria di Trump sta nel suo "essere". Dice bene Jamaica Kincaid, qui ormai siamo al fascino del criminale. Qualcuno lo sta chiamando il Presidente del popolo. Quale? Verrebbe da dire. Lo stesso che ha contribuito a creare i poveri elencati sopra?
Il pensiero va ai fragili di questo mondo, a chi è vive nella povertà e verrà visto ancora di più come un peso. A chi si vedrà un muro tirato su davanti alla faccia, voluto dagli stessi che quel muro anni fa lo hanno scavalcato. A chi perderà ancora di più diritti.
Dall'altra parte quelli che si definiscono progressisti dovrebbero ripetersi come un mantra che la destra è più brava a fare la destra. Questo mondo ha bisogno del coraggio delle idee rivoluzionarie, di barricate, di far vedere che il nemico non è chi sta peggio ma chi mette i popoli contro usando il loro denaro.
Se si deve perdere si perda con idee di sinistra, vera, non finta.
Per il resto chi può metta in atto azioni di resistenza quotidiana.
Non importa essere in minoranza, importa esserci per l'altro.
martedì 28 giugno 2022 20 vostri commenti

Poche certezze per i diritti

Non mi meraviglia la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti per quanto riguarda l'aborto, mi spaventa molto la mancanza di un movimento globale per la rivendicazione e la difesa di diritti che dovrebbero essere alla base di ogni società civile.

Non sono così convinto che le grandi conquiste ottenute anche qui in Italia siano al sicuro, ma non solo dalla politica attuale, anche dallo stesso popolo. Provate ad immaginare ora un referendum sull'aborto o sul divorzio. Non ho tutte queste certezze rispetto all'esito. 

Su questo dovremmo anche riflettere. 

martedì 22 febbraio 2022 7 vostri commenti

Giochi di Guerra

Le potenze come sempre giocano con la morte a danno dei popoli, degli indifesi. Si divertono ad armare, tracciare confini inesistenti, produrre sfollati.

Spaventa il fatto che nn si stia levando una voce pacifista, un movimento che dica basta.
Quella voce è stata uccisa nel 2001 a Genova.
Aveva ragione.
venerdì 7 aprile 2017 21 vostri commenti

Un post inutile

Questo è uno dei tanti post inutili scritti sulla violenza che ormai ci circonda. Non parlo solo degli ultimi attacchi americani in Siria e nemmeno della vergognosa strage di bambini. Ogni giorno nel mondo si muore perché l'uomo continua a percorrere la strada della guerra, dei missili e delle armi. 
Gli ultimi fatti fanno parte di un disegno delirante a cui stiamo assistendo, in cui non si capisce chi sia contro chi. Unica costante la morte di cittadini inermi, di bambini per colpa di folli che sono al governo.
Mi spaventa molto la totale assenza di un movimento pacifista che pare ormai aver messo nel cassetto le bandiere multicolore che andavano di moda anni fa. 
Un panorama desolante quello che abbiamo attorno. Putin che continua a fare il dittatore e stringere mani ai democratici, la Gran Bretagna che è sempre più isola, Israele che esulta ogni volta che parte un missile, l'Isis che non vede l'ora di avere una risposta bellica americana, la Turchia che mette il bavaglio a chi alza la testa, l'Onu che non ha più senso, l'Unione Europea in balia del vento che tira e poi Trump che ha vinto le elezioni dicendo di non voler fare più il gendarme del mondo (neanche lui ci credeva) e poi in pochi secondi lancia 59 missili.
Ma va tutto bene.

lunedì 6 febbraio 2017 21 vostri commenti

Una nube grigia chiamata paura

Magari hanno ragione quelli che in questo momento nei loro post e nei loro commenti esortano ad occuparci della nostra politica, dei nostri problemi.
Invece io credo che ciò che sta succedendo negli Usa interessi tutti e  sia profondamente inquietante soprattutto per il largo consenso dei provvedimenti attuati da Trump.
Democrazia? Certo democrazia, non ci sono dubbi. Sono i difetti, se vogliamo chiamarli così, di questo sistema che da la possibilità di salire al potere anche a chi poi la rinnega. Basta leggere la storia per capire che spesso le dittature si sono vestite come democrazie per poi spogliarsi di quei vestiti una volta al potere.
Dagli Stati Uniti arrivano notizie, non tutte, inquietanti. Vi invito a seguire il blog dell'amica Silvia Pareschi  che sta facendo un lavoro importantissimo dandoci la possibilità di seguire direttamente dagli States ciò che sta succedendo.
Oggi leggo di una ragazza italiana libera professionista bloccata alla dogana per ore solo per un timbro della Libia sul passaporto, costretta poi a pagare quasi 3 mila dollari per il tempo che la polizia ha dedicato ai controlli. Una nube grigia chiamata paura sta avvelenando la vita delle persone, al punto di non voler dire il cognome per paura di ritorsioni.
Decidete voi se tutto ciò non interessa anche noi. 
Il vento che soffia da parecchio tempo ormai anche in Europa è quello della paura del diverso, del disprezzo, del voler alzare muri e del non accogliere chiudendosi in casa.
Non possiamo chiudere la porta anche noi.

lunedì 23 gennaio 2017 26 vostri commenti

Made in balle


Basterebbe questa foto per far capire l'immensità delle balle che racconta, ha raccontato e racconterà questo personaggio che si è insediato alla Casa Bianca.
Diciamo che non è la prima volta che il popolo a stelle e strisce elegge un impresentabile, basta ricordare gli otto anni di Bush, ma qui probabilmente sono andati oltre la più terribile delle previsioni.
La speranza è che il movimento che in questi giorni abbiamo visto protestare durante l'insediamento possa vigilare e contrastare il nulla che avanza.
venerdì 24 aprile 2015 8 vostri commenti

Quanto vale la vita di un uomo?


Per la Camera dei deputati questo...
Il vuoto (35 deputati) durante l'informativa del ministro Gentiloni sulla morte di Giovanni Lo Porto.
Quando droni e indifferenza vanno a braccetto.

giovedì 18 dicembre 2014 11 vostri commenti

Cuba Libre?

Dobbiamo aggiungere una nuova frase ai nostri ricordi.
"Todos somos americanos!"
Parole di Barck Obama che in pochi attimi cancella anni di muro nelle relazioni tra Usa e Cuba.
Fine dell'embargo? Per ora non c'è ancora nulla di certo direi ma credo che sarà il passo successivo a meno che il futuro presidente Usa non cambi rotta.
Ognuno di noi su Cuba ha una propria idea. Quella di un'utopia realizzata, quella avventurosa e rivoluzionaria per eccellenza sotto la figura di Che Guevara, quella di un'isola felice come istruzione e sanità in un panorama sudamericano da brividi, ma anche quella di una paese senza democrazia, quella dei "balseros", degli scioperi della fame, dei cubani di Miami o degli attentati.
Il fascino di quel paese che ha lottato contro il gigante americano me lo tengo stretto, d'altra parte questo Blog prende il nome da un diario di Ernesto Guevara, sapendo però che negli anni  il fascino della libertà è sfumeto per mantenersi in vita. Non starò qui a difendere la mancanza di democrazia, non è nelle mie corde, dico solo che da qui è difficile giudicare. 
Cosa sarebbe diventata cuba senza la rivoluzione? Sarebbe rimasta ciò che era prima ovvero un'enorme Casinò alla luce del sole. Avrebbe fatto la fine del Cile con Pinochet sostenuto dai paladini della libertà americani, oppure la fine dell'Argentina.
Oggi al di là di ciò che è stato si deve essere contenti per questo inizio di cammino che deve necessariamente portare alla fine di un embargo che ha affamato per anni una popolazione. Il punto di domanda è d'obbligo però.
Le idee si contrappongono ad idee non a blocchi.

giovedì 3 aprile 2014 22 vostri commenti

Niente Happy Meal per i lavoratori

Alzi la mano chi non l'ha mai fatto!
Da adolescente ci si dava appuntamento in centro davanti alle vetrine del Burgy, allora si chiamava così. Non ricordo se la qualità del panino era la stessa, ricordo solo le patatine e le scene assurde fatte li davanti per conquistare qualche ragazza. Alla fine si finiva sempre a giocare a Subbuteo.
Cmq i tempi sono cambiati, o forse no, e giusto per ricordare che i migliori esecutori delle condanne siamo noi consumatori dovremmo rammentare che tutte le volte che stiamo per entrare in un McDonald, oltre a farci del male fisico per quello che mettono nei panini, facciamo del "male sociale". 
Negli Stati Uniti sono partite sette cause in tre stati per denunciare straordinari mai pagati, dipendenti ai quali è stato impedito di timbrare il cartellino, lavoratori costretti a comprarsi le divise di tasca propria, pausa pranzo negata e paga oraria sotto la soglia legate. 
E altro molto altro... ma Happy Meal a tutti.
giovedì 20 marzo 2014 13 vostri commenti

Si muore di Risiko

La storia del mondo ci insegna che dei popoli ci si ricorda solamente in periodo di elezioni, quando il potere è alla ricerca del consenso e in alcuni casi neanche in quello.
Stati Uniti e Russia, ma non solo loro, in questo sono maestri. Oggi stiamo assistendo ad un partita di risiko giocata unilateralmente da un dittatore di nome Putin che in silenzio, nemmeno tanto, si è preso un pezzo di uno Stato, occupato militarmente e annesso poi con un referendum in stile vecchia unione sovietica.
Gli Stati Uniti dal loro canto gridano allo scandalo promettendo azioni. Tornano alle mente però i momenti che abbiamo vissuto anni fa quando abbiamo assistito alla politica in stile gendarme del mondo da parte dello zio Sam. 
Bombardamenti e azioni militari su nazioni, senza il consenso Onu e dell'Unione Europea, ogni volta con giustificazioni generiche. Come dimenticare le famose armi chimiche di Saddam mai trovate, la guerra in afghanistan dopo l'11 settembre alla ricerca di un Bin Laden che era altrove, l'attacco alla Libia dell'amico/nemico Gheddafi.
Tutto questo per dire che queste potenze giocano a risiko da sempre, interpretando di volta in volta il ruolo di quello che si indigna. Una volta è la Russia ad indignarsi poi è il turno degli Usa, poi della Francia e via di seguito. La realtà dei fatti è quella di governi che se ne fregano dei popoli che alla fine sono quelli che pagano le scelte guerrafondaie perdendo parenti, amici, figli e genitori... lasciando case e paesi.. passando da cittadini a profughi... in un gioco delle parti che si regge solo ed esclusivamente sull'interesse economico.
Dimenticando che nelle terre conquistate annesse e bombardate ci vivono i popoli mentre i potenti sono nei palazzi.
lunedì 26 agosto 2013 11 vostri commenti

Illusionisti

Qualche anno fa, bene o male tutti, abbiamo salutato l'arrivo di Obama alla casa bianca con entusiasmo. Un cambiamento in arrivo, la fine delle dinastie di potere.
Col tempo abbiamo capito che la musica sostanzialmente è sempre la stessa. Qualcosa di differente rispetto agli altri a livello di politica interna certamente è stato fatto , il tentativo di riforma sanitaria, ma all'estero gli Usa rimangono i gendarmi del mondo sempre pronti a mettere mano dove interessa a loro, dove possono guadagnarci politicamente e soprattutto economicamente.
Basta vedere il comportamento nei confronti dei fatti d'Egitto che rimane un loro alleato fondamentale e quello che sta succedendo in queste ore con la minaccia di un'altra guerra, questa volta in Siria, calpestando ancora una volta l'Onu e tutti gli stati che lo compongono.
In questi giorni più di una volta ho pensato ad una voce del nostro governo?!? che non si sente mai, nonostante il caso Kazakistan, Egitto e ora Siria, mentre prima fuori dalla stanza dei bottoni era sempre pronta a fare proclami e scioperi della fame. Sia chiaro non contiamo nulla  noi, ma così tanto per far sapere agli altri il proprio parere Emma Bonino se ci sei batti un colpo, forte perché non si sente.
mercoledì 25 maggio 2011 17 vostri commenti

Don't Chrysler for me... ci pensa la Fiat

Ci sono cose più alte di noi.
Irraggiungibili come quei barattoli di cioccolata che magari la mamma metteva nello scaffale in alto proprio per non farcelo prendere.
Vedere ma non toccare.
Vedere ma non capire.
Vedere ma non sapere.
E a volte neanche vedere.
Sarà che sono genovese e quando si parla di soldi le orecchio si trasformano in quelle si Spock.
Sarà che mi viene difficile pensare ad un prestito restituito qualche giorno prima, figuriamoci 6 anni prima.
Sarà che della gente con i golfini sulle spalle ho imparato a diffidare da tempo.
Insomma io non sono un economista, e me ne vanto, ma la domanda sorge spontanea... come si fa a restituire un prestito di 7,6 milioni di dollari con 6 anni di anticipo in tempo di crisi, con le commesse in calo, con i problemi che il signor Marchionne ha spiegato così chiaramente al nostro paese mentre distruggeva i diritti dei lavoratori?
Io sinceramente una risposta da economista non l'ho trovata.
Però il miei sospetti in stile Fletcher si aggirano attorno ad un uomo con un ego smisurato e tanta tanta voglia di apparire come salvatore della patria a stelle e strisce, per poter urlare un giorno "Mister Obamaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa", che ha deciso di usare il proprio paese quello brutto sporco e cattivo a forma di stivale per guadagnare qualcosa e farlo poi apparire magicamente oltre oceano.
Il tutto logicamente con la complicità di sindacati imbarazzanti (CISL e UIL) che assomigliano più ad azionisti con la erre moscia, con il consenso di una parte della politica sempre pronta a mettersi a 90, sulle spalle di coloro che rappresentano il lavoro vero con la tuta blu, e dando il via al periodo più pericoloso della storia dei diritti dei lavoratori inaugurando la moda del "straccio il contratto quando voglio" con tanto di concorso per chi lascia più operai a casa al quale ha partecipato immediatamente la Fincantieri.
Ma ripeto io non sono un economista.
Non ho mai visto e mai vedrò 7,6 milioni di dollari.
E vi giuro con non ho un golfino.
Ma una tuta sempre pronta assieme a tanta rabbia.
lunedì 7 dicembre 2009 8 vostri commenti

Italia succursale degli Stati Uniti. Le bacchettate sul caso di Perugia

Non esistevano prove sufficienti per spingere una giuria imparziale a concludere, oltre ogni ragionevole dubbio, che Amanda fosse colpevole. Il processo ha messo in evidenza una serie di difetti nel sistema di giustizia italiano, compresi il trattamento aggressivo dei poliziotti nei confronti di Amanda, il fatto che la giuria non sia stata tenuta in isolamento - consentendo così ai giurati di leggere gli articoli spesso scandalistici, e la negligenza mostrata dagli inquirenti nella raccolta delle prove“ Senatrice degli Stati Uniti Maria Cantwell

Sono sincero io sono uno di quelli che no segue i vari processi del secolo tipo Cogne, tipo Garlasco, tipo Perugia. Non sono uno di quelli che impazientemenre aspetta il prossimo plastico di Vespa o che va a prendere il numero davanti al tribunale per partecipare alle udienze e magari chissà riuscire a strappare anche una bella intervista da Studio Aperto o dai minzolini boys. No niente da fare non sono il tipo.
Però mi interessa la giustizia nel mio paese e quando ho letto le dichiarazioni della senatrice americana sulla sentenza di Perugia con tanto di futuro interessamento della signora Clinton, che direi dovrebbe avere ben altre preoccupazioni, mi sono veramente girate... già perché mi viene onestamente da chiedere quando la smetteremo di essere la succursale degli americani? Quando?
Se noi vivessimo in un paese normale con un premier e un presidente della repubblica normali, uno troppo impegnato a distruggere la costituzione e l'altro impegnato in qualche premiazione, uno dei due avrebbe preso la parola dopo dichiarazioni del genere magari difendendo il nostro sistema... ma questo non avverrà perché conosciamo il nostro governo e le sue intenzioni verso le toghe, verso i processi. Quindi tutti buoni e zitti ad ascoltare le parole di una senatrice che interviene per difendere a prescindere una ragazza americana e di buona famiglia... degli altri che sono sparsi nelle galere ce ne freghiamo... per non parlare del sistema americano dove nelle patrie galere ci sono persone in attesa di esecuzione della condanna a morte a più di vent'anni dalla sentenza e magari dopo un processo sommario, magari solo perché uno è nero e con un avvocato d'ufficio.
Ripeto non entro nel merito della sentenza perché non so i dettagli ma le richieste di giustizia devono essere trasversali a prescindere da colore e soprattutto classe sociale.
venerdì 11 settembre 2009 0 vostri commenti

Cile. 11 settembre 1973...quando Kissinger dava dell' "irresponsabile" al popolo cileno che aveva scelto democraticamente il suo governo



« Non vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare mentre un Paese diventa comunista a causa dell'irresponsabilità del suo popolo. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli. »

Parole di Henry Kissinger

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