Visualizzazione post con etichetta rose. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta rose. Mostra tutti i post

martedì 22 novembre 2016

Tiramisù rosa. Di bellezze americane e demonetizzazioni indiane.





 Questo tiramisù ha rischiato di non esserci.
Perchè una volta scelto il tema, approvata l'interpretazione e scritta la ricetta su carta, il Primo Ministro Indiano ha deciso di demonetizzare l'India.
Lo ha annunciato una sera, i biglietti da 500 e 1000 rupie (i tagli più grandi) sarebbero stati illegali a partire da...24 ore dopo! Ciò vuol dire che l'84% della moneta in circolazione è stata bandita da un momento all'altro, in un'economia che vive di liquidità.
Contro il danaro sporco "black money" e il finanziamento del terrorismo. Così dicono.
Bancomat vuoti, banche prima chiuse per giorni, poi aperte con file che non potete immaginare, in una città di 23 milioni di abitanti.
Qualche giorno dopo escono i nuovi biglietti da 2000 rupie. Nuovissimi, fiammanti, tutti ne parlano, esci contento dal tuo bancomat con uno di questi gioielli in mano e... sorpresa! Nessun commerciante te li accetta a meno che tu non lo spenda tutto, perchè i soldi per dare il resto non ci sono.

La farina per i savoiardi, la panna per il mascarpone, il limone, le mandorle e anche lo zucchero si possono pagare con la carta di credito, facendo qualche km in più.
Ma le rose no. 
Men che meno le rose commestibili non trattate.
E neanche l'acqua di rose, volendo rinunciare al colore.

Welcome in India.

Tocca rifare la fila di tre ore al bancomat, con la speranza che non ti tocchi di nuovo la nuovissima banconota rosa. Sì, per di più per volere del fato è pure rosa. Oltre il danno, la beffa.
E se digito 1800 invece di 2000? 
18 banconote da 100 rupie. Una fortuna in questi tempi!
Il tiramisù è salvo, malgrado tutto.
Ma chi vive alla giornata di spiccioli e vendite in contanti, no. Purtroppo.

Ma veniamo a noi.
Per questo MTC di novembre, Susy ci chiede un tiramisù ispirato a un'icona sexy del cinema, o a un film, sempre in chiave sexy. Abbiamo esplorato diverse possibilità: da Aishwarya Rai, la splendida indiana della Maga delle spezie, a Clara Bow; da Grace Kelly, a Mae West, passando per Audrey Hepburn e Marlene Dietrich. Avevamo deciso per quest'ultima e un Black Forest Tiramisù, quando la scena del bagno di American Beauty ci è venuta in mente. 

Ma a parte le rose, presenti in tutto il film, quindi ovvie e scontate, come costruirlo e con che logica?

La scena del bagno di rose di American Beauty, rappresenta la fantasia erotica del personaggio principale, Lester Burnham verso la miglior amica di sua figlia, Angela Hayes, che incarna lo stereotipo della bellezza americana.
La scena raffigura il voyeurismo moderno e lascia che lo spettatore assista in maniera visiva e pratica alla teoria di Laura Mulvey sullo sguardo maschile, attraverso Lester.
Gli effetti speciali, gli inquadramenti, la fantasmagoria, le luci oniriche, sono tutte tecniche che il regista Sam Mendes ha usato per realizzare una delle scene di sogno più elettrizzanti della storia del cinema. L'effetto Bokeh su Angela, più di altri, enfatizza lo stato di sogno di Lester e il senso di passione. Inoltre, quest'effetto, aiuta il publico a comprendere che Lester si trova in stato incosciente, creandogli un stato emozionale di confusione. L'atmosfera di vapore, come se fossero nuvole, rappresenta visualmente il legame stereotipato tra nuvole e sogno.
L'uso del voyeurismo e dello "sguardo maschile" (Male Gaze Theory) è presente in tutta la scena. L'uso della teoria di Laura Mulvey è infatti ciò che procura il piacere visivo al telespettatore: il maschio appare dominante e la femmina accetta di essere l'oggetto di desiderio. Lester mostra tutta la sua scopofilia verso Angela, credendola irresistibile, sottolinendo il fatto di essere un voyeur.
In genere un voyeur ha fantasie erotiche con la persona osservata, ma queste fantasie sono molto raramente consumate. Questo è ciò che Mendes trasmette attraverso questa scena in maniera eccezionale, facendo enfasi nello stato onirico della situazione.
L'uso del voyeurismo e della teoria di Mulvey sono chiavi importanti per la comprensione del film, spiegano al pubblico che Angela è oggetto di desiderio di Lester e che la psiche della libido maschile ha bisogno di un oggetto femminile per riguadagnare il senso di potere, perso durante gli anni di matrimonio con Carolyn.


Infine, il nostro tiramisù è formato da questi concetti:

Le rose: fresche e rosse, presenti in tutto il film come simbolo di passione, lussuria e bramosia.
Le mandorle: dure e a forma di occhio, rappresentano il Voyeurismo e la scopofilia di Lester.
Le albicocche: la pelle, che si vede e non si vede. È liscia, vellutata e giovane come Angela, l'oggetto di desiderio.




American Beauty Tiramisù

Per sei porzioni individuali

Per la granella di mandorle zuccheratta
200 g di mandorle
1 albume
2 cucchiai di zucchero demerara

Per lo sciroppo di rose:
100 g di petali di rose rosse commestibili, fresche, non trattate
750 g di acqua
800 grammi di zucchero

Per la crema al mascarpone
250 di mascarpone (la ricetta, qui)
250 ml di panna fresca da montare, fredda
50 g di zucchero
60 ml di sciroppo di rose
1 bicchierino di kirsch 

savoiardi (la ricetta qui)
250 ml di latte di mandorla (la ricetta qui)
albicocche sciroppate, fatte in casa



Per fare lo sciroppo di rose, bisogna cominciare minimo due giorni prima di fare il tiramisù. 
In una pentola capiente e profonda, si mettono i petali di rosa e si coprono con acqua. Si lasciano nella pentola, coperti, tutta una notte. 
La mattina dopo, si aggiunge lo zucchero e si porta su fuoco dolce, finché lo zucchero si dissolve. Appena lo zucchero si dissolve, si alza il calore della fiamma, si lascia brendere il bollore e si cuoce per due minuti, o fino a 108°C. In mancanza di un termometro, va presa una goccia di sciroppo, premuta da il pollice e l'indice e, se al seprarare le dita si forma un filo, lo sciroppo è pronto.
Si lascia intiepidire e poi si filtra attraverso un panno di musselina. 

Per la granella di mandorle zuccherata, noi siamo partiti da mandorle sgusciate ma non pelate. Quindi, le abbiamo immerse in acqua bollente per qualche minuto, poi abbiamo rimosso la pellicina e poi messe ad asciugare. Una volta ben asciutte, le abbiamo tagliate grossolanamente in granella grossa. 
Poi, si sbatte l'albume, non deve essere montato, ma solo ben spumoso. Nell'albume si immergono le mandorle in maniera da ricoprirle bene. In una ciotola, si mette lo zucchero, si scolano le mandorle dall'albume e si passano nello zucchero. Si inforna in forno caldo a 180°, rimuovendo spesso, fino a doratura. Si lascia raffreddare completamente.

Per la crema, in una ciotola si lavora a mano il mascarpone con lo zucchero, il kirsch e lo sciroppo di rose. A parte, si monta la panna. Con una spatola, con movimenti delicati dal basso verso l'alto, si mescolano il mascarpone e la panna.

Per montare il tiramisù: 
Inzuppare i savoiardi nel latte di mandorla e adagiarli sul fondo del contenitore che avete scelto per la presentazione, sia unico che monoporzione. Sui savoiardi, mettere uno strato di crema, un po' di albicocche sciroppate tagliate a cubetti e un po' di granella di mandorle. Ripetere l'operazione con i savoiardi, la crema e finire con le mandorle. Mettere in frigo per almeno tre ore.
Servire con una rosa commestibile non trattata a modo di decorazione.



Con questa ricetta partecipiamo a quattro mani alla sfida del MTC di novembre, Il Tiramisù




venerdì 16 marzo 2012

Torta gluten free al cioccolato bianco e alle rose, profumata al cardamomo...realismo magico in cucina



Maggio 1996, un foglio di carta arrotolato su sé stesso mi diceva che ero diventata giornalista. Quattro anni di studio si erano felicemente conclusi con un "summa cum laude" che ancora stentavo a credere. Avevo ventidue anni, lavoravo già per un quotidiano, in un posto in redazione di cronaca nera che non mi si addiceva affatto e nel team investigativo, quando c'era qualcosa da investigare, che mi piaceva un po' di più. Dicevano che avevo "fiuto", ma io questo fiuto credo di averlo sempre avuto solo per la cucina.
Scrivevo anche articoli indipendenti per la rivista inserta della domenica, a tema scelto da me, che mi davano quel respiro di cui avevo bisogno e mi permettevano fare quello che più adoravo. Scrivere. Io volevo scrivere. Non credo di avere un talento particolare, ma è quello che mi è sempre piaciuto fare più di ogni altra cosa al mondo, insieme a leggere e cucinare e di certo la copertura di incidenti e omicidi non era esattamente il tipo di giornalismo che avrei voluto esercitare per sempre.
Era un momento nella mia vita in cui sapevo che qualcosa doveva cambiare, ma titubavo su che strada prendere, anche perchè l'ottima riuscita accademica mi apriva varie possibilità. Nel ventaglio di offerte che mi si proponevano c'era: la proposta di essere parte della fiammante redazione di una nuova rivista al femminile, una borsa di studio a Boston, per studiare telematica e una borsa di studio completa a New York offertami dal professore di teorie della comunicazione, per un Master in fotografia, che a dire il vero, oggi rimpiango un po'.
Avevo pochi mesi per decidermi, mille pensieri come farfalle impazzite nella mia testa e un libro di Laura Esquivel sul comodino intitolato "Como Agua para chocolate".
Chi di voi ha letto quel libro può immaginare l'effetto che ha avuto in me. Avevo già scoperto e amato la corrente letteraria del realismo magico attraverso Isabel Allende e Gabriel Garcìa Marquez, ma Como Agua para Chocolate era differente: tutto un romanzo magico-realista che girava intorno alla cucina e alle storie che avvenivano per gli effluvi magici di ogni piatto che Tita, la protagonista, preparava. Attraverso ogni pagina mi si apriva un mondo fantastico, seducente e incantato e scoprivo che c'era un altro modo completamente nuovo per me, di parlare di cibo attraverso la scrittura che mi rapiva e conquistava parola dopo parola.
Laura Esquivel e il suo personaggio Tita mi hanno fatto scoprire la mia vera vocazione, che giaceva latente da qualche parte da tanti anni: scrivere sul cibo e raccontare storie.
E fu così contro ogni pronostico, dopo qualche ricerca, che volai a Panama City per prendere la specialistica in "food journalism", era quello che volevo, senza dubbio fatto per me e che non avrei mai scoperto se non fosse stato per quel libro e par la maniera in cui fu scritto.
Da allora ho cominciato a scrivere storie legate ad una ricetta mia e la specializzazione mi ha dato i mezzi per scrivere articoli relazionati con il cibo e le ricette di altri. Sono felice, perchè oggi amo ciò che faccio e faccio ciò che amo. Grazie a quel libro che è capitato sul mio comodino nel momento perfetto, come se qualcuno me lo avesse mandato apposta. Se non è realismo magico, questo...
Sul realismo magico avrei fatto la mia tesi del Master in letteratura latinoamericana, se la Francia e poi il Marocco non fossero entrati nei miei programmi, come fresca brezza di mare che semplicemente ti porta via. Ed è in Francia che nasce poi Burro e Miele, il mio unico mezzo per continuare a scrivere e pubblicare le mie storie e le mie ricette.

A Laura e a Tita dedico questa torta profumata, fatta interamente a mano come Tita l'avrebbe preparata, niente mixer, niente impastatrice, solo una frusta a mano, una grattugia e l'antico mortaio per far polvere il cardamomo. Ogni bacca di cardamomo ha una forma totalmente diversa dalle altre e nasconde un segreto che solo uditi attenti potranno ascoltare. Le rose apportano la loro delicatezza e penetrante profumo che ha il potere magico di far innamorare.
Tutte le imperfezioni della stesura della glassa sono volute, quei segni di spatola che sembrano orme di ditate che hano portato via la ganache sono fatti apposta, potete credermi o pensare che agli spiriti che annidano nella mia cucina, sia piaciuta la ganache al cioccolato bianco e alla rosa e siano passati di lì.
Realismo magico in cucina.

Grazie, Laura.




Torta al cioccolato bianco e alle rose, profumata al cardamomo



Ingredienti per una torta di 23 cm:

4 uova
125 gr di zucchero semolato
75 gr di farina di riso*
30 gr di amido di mais*
20 gr di farina di tapioca*
50 gr di cioccolato bianco*
10 bacche di cardamomo
burro e farina di riso, per lo stampo

per la ganache:
300 gr di cioccolato bianco*
115 gr di burro*
6 cucchiai di panna fresca*
6 boccioli di rose secche
185 gr di zucchero a velo*
1 cucchiaino di acqua di rose
boccioli di rose secche, per decorare

*Se fate questa torta per un celiaco assicuratevi che questi prodotti siano listati nel prontuario dell'Associazione Italiana celiachia o abbiano la spiga barrata sulla confezione.




Si comincia aprendo le bacche di cardamomo, per inebriarsi del profumo ed estrarne i semini che poi si pestano nel mortaio fino a ridurli in polvere, perchè diano il meglio del loro aroma. Poi si gratta il cioccolato, con la grattugia, dal lato più piccolo, più fine possibile.
Con la frusta, si sbattono le uova con lo zucchero, energicamente e per molto tempo, fino ad avere un composto spumoso, quasi cremoso, sul quale si setacceranno le farine e le si amalgameranno delicatamente, con una spatola, in movimenti avvolgenti, quasi una carezza, dal basso verso l'alto. Alla fine si aggiugeranno il cardamomo e il cioccolato, con gli stessi movimenti. Si unge una teglia con il burro e la si infarina con la farina di riso, si versa il composto e si inforna in forno già caldo per venti, venticinque minuti, ma sapete che i tempi dipendono da ogni forno.
Per la ganache, è necessario far bollire un minutino la panna con le rose e lasciarle in infusione qualche ora, in modo che possano emanare i loro effluvi e che la panna possa catturarli. A bagno maria, ma senza che il recipiente tocchi l'acqua, si scioglie il cioccolato insieme al burro, si toglie dal fuoco e ci si versa la panna filtrata, un cucchiaino di acqua di rose pura e lo zucchero a velo. Bisogna poi far raffreddare la ganache, fino a che abbia una consistenza spalmabile.
La torta, ormai completamente raffreddata, si taglia a metà e si farcisce con parte della ganache di cioccolato bianco e rose, si rimette in forma e si ricopre totalmente di ganache, con una spatola di metallo. Il movimento della ganache sulla torta dev'essere circolare per i bordi, ma ondulatorio e quasi imperfetto sulla superficie. Non si vuole in questo caso una torta perfetta, ma alquanto rustica nel suo aspetto e imperfetta, perchè le rose intere e i loro petali che si sparpaglieranno sulla superficie come decorazione, daranno quel tocco unico e quasi magico ma reale a tutta la torta.



Con questa torta partecipo al contest di Stefania



mercoledì 15 febbraio 2012

Finte quaglie con salsa di petali di rosa e anice...una pozione d'amore



L'amore non è un mazzo di rose rosse, ragalate a comando, che marcitano in un giorno, diventando tristi, ma una pianta da annaffiare, potare e concimare per farla crescere forte. L'amore è tutti i giorni, nelle parole dette, nei gesti, nei piccoli problemi da soluzionare, nei figli, i tuoi, i miei e il nostro.
L'amore è un corpo da alimentare tutti i giorni, da accarezzare come un bambino al seno; è una poesia, scritta in macchina e donata un giorno qualsiasi o una storia da raccontare per farti sentire meglio.
Amarsi è tenersi stretti in quel ballo lento della vita, invecchiare insieme e vivere di ricordi, di presente e di illusioni, mano nella mano a dita incrociate.
L'amore non sono mille cuori il giorno di San Valentino, ma quel cuore che disegno con il dito sul tuo petto ogni sera, prima di dormire e i nostri cuori che battono all'unisono tutti i giorni, anche quando non ci sei, anche quando non ci sono, quando l'assenza diventa presenza, sostanza.
E un mazzo di rose si trasforma in pozione d'amore, in ricordo eterno, per continuare ad innamorarti ogni giorno, con un bacio, con le mie mani, le mie parole e gli aromi che si diffondono dalla nostra cucina.


Quaglie con salsa di petali di rosa e anice


Ingredienti per 6 persone:

(Da Como Agua para Chocolate, di Laura Esquivel)

6 quaglie (ho usato dei galletti di circa 250 gr)
30 gr circa di burro fuso
pepe nero appena macinato
12 rose, prferibilmente rosse, non trattate
2 cucchiai di anice
20 grammi di burro, circa
2 spicchi d'aglio
2 cucchiai abbondanti di miele
250 gr di fragole, a occhio e croce
2 cucchiaini di amido di mais
sale




Bisogna separare con cura ogni petalo dalla corolla, uno ad uno. Poi, in un mortaio, si pestano i petali insieme ai semini di anice fino ad ottenere una pasta rosso scuro e profumata. In un pentolino, si fa fondere il burro e soffriggere l'aglio, quando l'aglio sarà quasi a punto di prendere colore, si aggiunge la pasta di rose, il miele e le fragole, tagliate a pezzettini minuscoli e si sala a piacere. Si aspetta il bollore e si fa cuocere dolcemente, a fuoco lento, aggiungendo eventualmente un poco di acqua, ma questo dipende dalle fragole e dall'umidità che loro apporteranno alla salsa. Io non ho avuto bisogno di aggiungere liquido. La salsa deve cuocere a fuoco lento per un'oretta, poi deve essere passata al setaccio e fatta raffreddare. Una volta fredda, si aggiungono i due cucchiaini di amido di mais e si riporta sul fuoco debole, fino a farla adensare.
Questa ricetta l'avevo pensata con delle quaglie, che purtroppo non sono riuscita a trovare. Al loro posto, ho usato dei galletti veramente piccoli, pesavano circa 250-300 gr ognuno che ho spennellato ben bene di burro fuso, pepati e salati e messi in forno durante una mezz'ora. Se voi voltete fare questa ricetta con le quaglie, sarà meglio solamente dorarle nel burro in una padella, salarle e peparle, perchè in forno correrebbero il rischio di seccarsi troppo.
Alla fine si servono in un piatto, bagnate con la salsa.




Un consiglio speciale: penso che per questa ricetta sia davvero indispensabile il mortaio, ve lo dico perchè io non l'avevo, l'ho cercato apposta, quando l'idea di questo piatto mi è saltata in mente, un ozioso sabato mattina, sapendo che senza mortaio non avrei potuto realizzarlo. 
Un'altra cosa molto importante: badate bene alla provenienza delle rose, che siano assolutamente non trattate con pesticidi, se sono del vostro giardino, meglio ancora. Le mie avevano una provenienza sicura e come quasi tutto qui in Marocco, non erano trattate.





Con questa ricetta partecipo al dolcissimo contest di Cran Berry 
in collaborazione con Smartbox e Greengate