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mercoledì 2 dicembre 2015

Di nuovo immobile?

Oggi, 2 dicembre 2015, finisce la mia mobilità. Era iniziato tutto qui

Dopo due anni, tornerò ad avere un contratto a tempo indeterminato, evoluzione di un contratto a sei mesi, iniziato non proprio sotto i migliori auspici, ma che ora sta prendendo la rotta giusta.

Avevo ancora un anno di mobilità da sfruttare e visto che la trasformazione a tempo indeterminato la interrompe, confesso che per un attimo ho avuto paura.

In questi due anni la mobilità è stata il mio paracadute e slacciare le cinghie, e togliermelo dalle spalle, mi ha fatto venire le vertigini, anche se ora "sento" la terra sotto i piedi.

lunedì 20 aprile 2015

E' ora di aprire il cassetto e far volare i sogni

Vi voglio raccontare cosa sto combinando in questi mesi.
E' partito tutto da qua.

Ho cominciato a sognare una vita diversa. Una vita dove la conciliazione non sia una parola buttata là per caso, ma una meta a cui tendere.

Nel frattempo ho perso il lavoro e nel mio piccolo ho cercato di alimentare il sogno.
Senza troppo vigore, però. Non perché mi mancasse la volontà e l'impegno, ma perché, come spesso accade, siamo così abituati alla triste realtà che sognare diventa un lusso e crederci fino in fondo sembra un eccesso di presunzione.

mercoledì 30 luglio 2014

Venezia S.Lucia - Fine corsa del treno?

Sopravvivere a Venezia

Quando senti "attenzione!" spostati subito. L'urlo proviene da un uomo che spinge un carrello, pieno zeppo di merci delle più svariate nature. E' il trasporto su "strada" di Venezia. Dal canale più vicino questo è l'unico modo per consegnare le merci ai negozi. E come dicevo, spostati subito se non vuoi essere travolto, perché c'è un codice non scritto che stabilisce che il carrello ha la precedenza. E ritieniti fortunato se non passi davanti ad un "sotoportego" proprio nel momento in cui uno di loro ne sta uscendo...senza fermarsi ovviamente.

E' matematico. Alla mattina il vaporetto che vedi partire e che non hai fatto in tempo a prendere è praticamente vuoto (forse perché la maggior parte dei treni arrivano tutti qualche minuto dopo?), mentre quello che prendi tu è pieno come un uovo. Eh sì, bei momenti.


domenica 16 marzo 2014

Cinquanta meno uno in gondola


Sarebbe interessante sapere cosa avete pensato dopo aver letto il titolo. Sto forse parlando di una gondola sovraffollata, in procinto di affondare?
No, cari miei, i cinquanta meno uno sono gli anni che ho compiuto questa settimana. Ho pensato che invece di ignorare che mi sto inesorabilmente avvicinando al mezzo secolo (oddio, detto così fa veramente impressione!), dicendolo così, comincio ad abituarmi all'idea e ho ben un anno di tempo!

domenica 2 febbraio 2014

La donna è mobile....

E' un periodo strano questo.
E' da un po' che non racconto cosa mi sta succedendo e anche questa è una cosa strana, perché negli ultimi due anni e mezzo tutte le volte che c'era qualcosa di "raccontabile" (salvo in caso di timore di ledere la privacy di chi mi vive vicino, direttamente proporzionale all'età dei figli) lo facevo con gioia.

Negli ultimi tempi, invece, mi capita di non leggere nemmeno i blog che, fino a un po' di tempo fa, seguivo quotidianamente, oppure di leggere in silenzio, senza quel contatto attraverso i commenti che tanto mi ha appassionato quando ho iniziato questa avventura.

sabato 28 dicembre 2013

Buon 2014

Il 2013 è stato il mio annus horribilis.
Cosa c'è di peggio dell'essere irrimediabilmente insoddisfatti del proprio lavoro? Senz'altro ritrovarsi senza lavoro.

E non importa se a guardar bene ti ci sei buttata tu in quella situazione. Non importa se sei convinta che questo periodo di pausa possa rivelarsi un'opportunità. Non importa se muori dal desiderio di reinventarti, perché ti sembra che un capitolo della tua vita si sia chiuso e quale momento migliore per guardarsi intorno ed esplorare nuovi orizzonti...

mercoledì 6 novembre 2013

Dal sogno alla realtà

E' nato!
Network mamas è on line.

Ne avevo già parlato qui, quando ancora era in gestazione (e la parola non è scelta a caso!)

Il mondo del lavoro (prettamente maschile)  non vede di buon occhio le mamme? E allora le mamme cercano di riscattarsi da sole, trovandosi un posticino tutto per loro.

Dove le parole d'ordine sono competenza, professionalità, serietà, ma anche flessibilità, conciliazione e una buone dose di larghezza di vedute (non a caso tra i fondatori oltre a Cristina, ci sono Matteo e Marco, giusto per sottolineare che uomini e donne insieme possono cambiare le cose).

Volete contribuire a fare un po' di passaparola? Giusto perché le parole che spesso si leggono in rete sulla fatica che costa essere donne, se non madri, si riflettano in azioni concrete, trasformino le parole in fatti, non resti tutto relegato ad un "pour parler" davanti a un caffè.

Vi invito a visitare il sito di Network Mamas, per saperne di più


lunedì 21 ottobre 2013

CV - come affrontarlo al meglio

Nelle ultime settimane ho partecipato a tre incontri con la società di formazione/selezione del personale che ci sta seguendo nel percorso di reinserimento nel mondo del lavoro.
Una simpatica, ma soprattutto competente psicologa ci ha illustrato le regole per scrivere e inviare un curriculum efficace, concludendo con la preparazione del colloquio di lavoro.

Ritenendomi fortunata di avere l'opportunità di ricevere queste consulenze gratis, vorrei condividerle con quanti si ritrovano alla ricerca di un lavoro.

venerdì 26 luglio 2013

Sto bene, sto veramente bene

E' passato quasi un mese e mezzo da quando sono a casa.
Come sto? Bene, continuo a ripetere a tutti che sto bene, che le giornate passano veloci e per il momento mi sento in vacanza.

Ed è vero, eh. Non ho rimpianti.

domenica 16 giugno 2013

Una nuova vita

Non è stato come pensavo.
Ho sempre pensato all'ultimo giorno di lavoro come ad una giornata umida, molto umida.
Dopotutto venticinque anni abbondanti, più della metà della tua vita, lasciano il segno.

venerdì 17 maggio 2013

Far fiorire un sogno

Domenica è partita la raccolta fondi di Network Mamas.

Cristina, Marco e Matteo stanno mettendo in piedi un progetto destinato alle mamme.

lunedì 22 aprile 2013

venerdì 8 febbraio 2013

Qualcosa di nuovo

In rete circola come un mantra il "cosa volete che il nuovo governo vi restituisca" (io sono convinta che sia partito tutto dall'irriverente Luca Bottura di Lateral (programma mattutino di Radio Capital, grazie al quale vado a lavorare ridendo come una scema) e in tanti si sono scatenati. Le richieste sono le più disparate e a volte poetiche. Insomma a due-trecento euro preferiamo la speranza, c'è poco da fare.

martedì 20 novembre 2012

Rendere il lavoro più umano, mettere l’uomo al suo centro

Lo so, ogni tanto casco dal pero e probabilmente scopro l'acqua calda.
Sapevo di Della Valle, di Oscar Farinetti, ma di Brunello Cucinelli non avevo mai sentito parlare. Colpa mia naturalmente.

Ed è stato un piacere, perciò, stamattina ascoltare un'intervista a questo imprenditore "illuminato" il cui credo è Rendere il lavoro più umano, mettere l’uomo al suo centro”.
.
Quando ha detto che "alle 18 bisogna andare tutti a casa, perché se si passa del tempo con la famiglia e si è più felici, il giorno dopo si lavora meglio e si è anche più creativi" mi aveva già convinto, ma tornata a casa ho girato in lungo e in largo il sito dell'imprenditore umbro, molto bello e con delle fotografie spettacolari.

Vi riporto alcuni estratti della sua filosofia di vita:

“Ho sempre coltivato un sogno, quello di un lavoro utile per un
obiettivo importante. Sentivo che il profitto da solo non bastava
e che doveva essere ricercato un fine più alto, collettivo.
Ho capito che a fianco del bene economico si pone
il bene dell’uomo, e che il primo è nullo se privo del secondo”
Sembra banale, ma invece è così scontato che il lavoro venga prima di tutto, lavoro che dovrebbe dare dignità all'uomo e invece, sempre più spesso, gliela toglie.


“Dare all’impresa un senso che vada oltre il profitto, e reinvestire per migliorare la vita di chi lavora, per valorizzare e recuperare le bellezze del mondo".
Ed è per questo che la sua azienda ha investito nel restauro del vecchio borgo di Solomeo e in altre iniziative volte alla salvaguardia del territorio e del bene comune.

Mi conosco. Tendo facilmente a idealizzare le persone. Penso che a parole sono tutti bravi, poi bisogna vedere davvero come stanno le cose. Però, poi continuo a leggere nel sito:


"Viene abolita la prassi burocratica delle marcature segna- presenze; l’accesso ai luoghi di lavoro è del tutto libero, e sono eliminate anche le formalistiche gerarchie ramificate, recuperando la dignità di ciascuno nel rispetto dei valori umanistici di tutti."
E mi dico che allora si può fare. Si può concretamente cambiare direzione. E' il terzo imprenditore, insieme ai due che ho citato sopra, che sento seriamente intenzionato ad avere un occhio di riguardo nei confronti delle persone. E chissà quanti altri ce ne saranno che non conosco.

Parlare della crisi per dire ogni giorno "chissà se ne verremo fuori" non serve a niente. Puntiamo a esempi positivi. E se possiamo, facciamo in modo, o chiediamo a gran voce che diventino la normalità.

La solita idealista?





lunedì 8 ottobre 2012

Un sogno per tutti e tutti per un sogno

Tempo fa avevo accennato ad un libro che ho letto: Mollo tutto (e faccio quello che mi pare) di John Williams e avevo promesso che ci sarei tornata sopra.

Ultimamente leggo di tante persone che hanno un sogno, ma che per qualche motivo non riescono a realizzarlo. Credo che alcune riflessioni poste da Williams facciano al caso nostro.

lunedì 24 settembre 2012

Noi valiamo, eccome!

C'è fermento nell'aria. Se nella vita di tutti i giorni trovo persone rassegnate alla vita che conducono, in rete, finalmente, si sta muovendo qualcosa.
Nei giorni scorsi in diversi blog si è affrontato il discorso del lavoro al femminile.
Io sono partita da qui, il blog di La solita mamma che ha voluto amplificare i temi lanciati da diversi blog, e poi ho trovato un ottimo spunto anche qui nel blog Bimbiuniverse che tratta un tema a me caro: il telelavoro.

Il tema accende gli animi. Se da una parte c'è chi dice che restare a casa a fare la mamma è un lavoro, anche se spesso non riconosciuto neanche dalle mamme che invece lavorano fuori casa, dall'altra c'è chi dice che allora chi lavora fuori, ne ha due di lavori, perché quando rientra toglie il cappello di lavoratrice e indossa quello di mamma. C'è poi chi si pone il problema di chi ha lasciato il lavoro per intraprendere qualcosa di nuovo e si chiede se funziona veramente, insomma, vuole sapere com'è andata a finire. Non per ultimo c'è chi si domanda se una conciliazione famiglia-lavoro sia possibile.

Prima di tutto trovo che sia molto bello che cominciamo a interessarci in prima persona dell'organizzazione della nostra vita, invece di lasciarci scivolare addosso i problemi con rassegnazione.

La parola crisi viene usata un po' troppo spesso come alibi per coprire inefficienza e ottusità. C'è tutta la questione del rapporto datore-lavoratore da rivedere. E' chiaro che dipende dal tipo di lavoro, ma se non ci si arena sull'antiquato criterio di valutazione:  + ore lavorate = maggiore produttività, se invece di fossilizzarsi sulle ore lavorate ci si basa sui risultati ottenuti, si va oltre la fiducia, perché non serve controllare a vista le persone, se puoi contare sul tuo lavoro finito nei tempi dovuti.

Ed allora, poste queste basi, si potrebbe ragionare di telelavoro, di part-time, dove questo non è possibile, e di flessibilità per garantire un lavoro privo di sensi di colpa: per i figli a casa quando sei al lavoro e per il lavoro quando sei a casa e sai che in quel preciso momento dovresti essere al lavoro. Quante volte ho sentito di non accontentare nessuno: né la mia famiglia a cui ho sottratto tempo prezioso, né al lavoro, che per quanto ti fermi, vai a casa sempre troppo presto.

Detto da una che vive il lavoro con passione, è ora di vivere il nostro tempo con la giusta velocità, senza andare fuori di testa per far combaciare tutti i tasselli del puzzle.

Perciò, non importa se abbiamo deciso di restare a casa e dedicare tutto il tempo alla famiglia, o se abbiamo un lavoro che ci porta fuori buona parte della giornata, mettiamoci insieme, chiediamo la possibilità di scegliere la vita che vogliamo e preferiamo e di essere aiutate in questa battaglia anche dagli uomini e dalle donne che si comportano come loro. Sarà un vantaggio per tutti. Ne sono convinta.






venerdì 14 settembre 2012

E poi non volevi cambiare lavoro? / 2

Immagine tratta dal web
Metti che da un giorno all'altro ti dicano che ci sono degli esuberi e che nel tuo ufficio l'orario verrà ridotto al 50%.

Metti che resti sorpresa, non te l'aspettavi proprio, però l'idea della riduzione di orario, a pensarci bene, capita nel momento giusto. Capita in un periodo in cui vorresti avere più tempo per te e per la tua famiglia.

Metti che all'inizio ti faccia un po' impressione lavorare solo due giorni e mezzo alla settimana, ma poi, ti rendi conto che non è niente male.

lunedì 30 luglio 2012

Un sogno dal Canada

Questo post nasce da un commento al post de La solita Mamma intitolato la solita Hillary Clinton. Ogni promessa è debito e perciò eccomi qui a spiegare meglio a cosa mi riferivo.
Nel commento prendevo come esempio un nostro parente canadese, 50 anni, dirigente, che quando è qui in Italia mi guarda sempre in modo strano perché io lavoro fino a tardi (anche 8 di sera in certi periodi) mentre lui, dirigente appunto, non termina oltre le 5 - 6 di sera. E non credo sia una situazione isolata. E' una mentalità diversa, il lavoro è importante, ma a casa la vita continua. Sua moglie, insegnante, ha avuto 4 figli, è stata a casa una decina di anni, credo, e con i figli già grandi è tornata a lavorare senza problemi. Certo il fatto che in Canada ci sia una grande offerta di lavoro aiuta moltissimo, ma qui non ti prenderebbero neanche in considerazione dopo 10 anni di inattività.
Perciò, quando Babbonline, in un altro commento, ha parlato di papà che si perdono il meglio della vita dei loro piccoli, ho subito pensato: che forte questo papà.
Perché, invece, a una persona con responsabilità deve sembrare normale perdersi i compleanni e tornare a casa quando i bambini sono già a letto?
Se entrasse nella mentalità comune che non è normale vivere così, sacrificare gli affetti, imporre una scelta lavoro/famiglia forse le donne avrebbero una chance in più per arrivare alle cariche più importanti e, come dice Hillary, ce n'è un gran bisogno. Se anche gli uomini la pensassero come la maggior parte di noi donne, non sarebbe necessario assumere uomini perché le donne non si possono fermare fino a tardi. La vera rivoluzione sarà far capire agli uomini che una famiglia ce l'hanno anche loro, perciò ...tutti a casa presto. Ecco anche questo è un sogno.

sabato 28 luglio 2012

Perché noi valiamo...se ci crediamo!

Raccolgo il consiglio de La solita mamma. E' nato tutto da questo primo post

La solita blogger ha parlato del sogno di molte blogger di trasformare il piacere di avere un blog in qualcosa di redditizio. Molte di noi hanno pensato almeno una volta: come sarebbe bello trasformare quest'attività così piacevole in un lavoro. Il buonsenso però ci ha portato subito con i piedi per terra perché è risaputo che sono pochi quelli che riescono nell'intento. La solita mamma, come Alice del resto, è cresciuta a "pane e modestia" e quindi, pur esprimendo la voglia di dare voce alle donne...perché noi valiamo!, sostanzialmente ha concluso il post con la consapevolezza che i sogni non costano...perché sono sogni.

lunedì 23 luglio 2012

E poi, non volevi cambiare lavoro?

Oggi hanno posto la parola fine alle trattative azienda-sindacati. E forse non solo alle trattative.
Per chi non sa di cosa sto parlando rimando a questo post.

L'azienda è convinta di aver ottenuto un buon risultato. I sindacati sono convinti di aver raggiunto un accordo soddisfacente.

In mezzo ci siamo noi che ci sentiamo presi in giro da tutte le parti. Qualche frecciatina l'ho lanciata, perché passare anche per scemi, mi sembrava decisamente troppo. E' sputare sul piatto dove mangi non stare lì a guardare mentre distruggono tutto? Però, non so perché, a molti piace prenderlo dove non batte il sole e dire anche grazie, e scusate il francesismo.

E così la maggior parte di noi si è salvata con i contratti di solidarietà e per qualcuno invece non c'è stato verso. Come la ragazza che ho salutato oggi pomeriggio. Venerdì hanno detto che nel suo ufficio non c'era più l'esubero dichiarato giorni prima. Oggi pomeriggio, invece, l'esubero c'era e ha dovuto raccogliere le sue cose. Sicuramente hanno pensato di farle passare un fine settimana tranquillo. Sì, sì, deve essere così.

Ho deciso. In ufficio appenderò al muro delle cose stupide, uscite dalle bocche più disparate, un grande cartello con scritto  CARPE DIEM!

Sì perché con gli uffici dimezzati e organizzazione delle ore tutta da vedere, potrà capitare di non incontrare più alcuni colleghi di altri uffici con i quali abbiamo solitamente bisogno di confrontarci. Perché qualcuno potrebbe lavorare tutti i giorni mezza giornata, qualcuno potrebbe lavorare due settimane sì e due no, qualcuno due giorni e mezzo sì e due e mezzo no. Insomma...COGLI L'ATTIMO se hai bisogno di parlare con qualcuno. Ah beh, sì, ci sono le mail. Scriveremo dei tomi interi....

L'altro giorno ho raccontato come stanno le cose a mia figlia. A lei è bastato sapere che farò meno ore per essere contenta e poi ha aggiunto: "E poi, non volevi cambiare lavoro?"
Mi ha fatto sorridere. Ho perfino pensato di lasciare un bigliettino a chi so io, dicendo:

"Grazie Dott. x, oggi ha reso felice mia figlia. So che non era nelle sue intenzioni, ma tant'è"

Quello che non sa mia figlia, però, è che tante persone che lavorano lì non hanno intenzione di cambiare lavoro.
Quello che non sa mia figlia è che a fronte di mezza giornata di lavoro, lo stipendio si ridurrà di poco.
Ma quello che non sa mia figlia è anche che quell'integrazione di stipendio arriverà dalle casse dello Stato.

Perciò, a costo di apparire retorica, è anche grazie agli Italiani che manterremo parte dello stipendio.
So che anch'io ho contribuito alla cassa integrazione di altri lavoratori, ma non posso fare a meno di pensare che sono soldi rubati, una volta di più, dalle tasche sbagliate.