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martedì 27 ottobre 2015

Di oggettività e ipocrisia

C'è che non ci capisco più niente.

Mi sembra che non esistano più questioni oggettive, ma solo opinioni. Lo so che non è una novità, ma mi sembra che la cosa ci stia un po' sfuggendo di mano.

domenica 2 febbraio 2014

La donna è mobile....

E' un periodo strano questo.
E' da un po' che non racconto cosa mi sta succedendo e anche questa è una cosa strana, perché negli ultimi due anni e mezzo tutte le volte che c'era qualcosa di "raccontabile" (salvo in caso di timore di ledere la privacy di chi mi vive vicino, direttamente proporzionale all'età dei figli) lo facevo con gioia.

Negli ultimi tempi, invece, mi capita di non leggere nemmeno i blog che, fino a un po' di tempo fa, seguivo quotidianamente, oppure di leggere in silenzio, senza quel contatto attraverso i commenti che tanto mi ha appassionato quando ho iniziato questa avventura.

sabato 28 dicembre 2013

Buon 2014

Il 2013 è stato il mio annus horribilis.
Cosa c'è di peggio dell'essere irrimediabilmente insoddisfatti del proprio lavoro? Senz'altro ritrovarsi senza lavoro.

E non importa se a guardar bene ti ci sei buttata tu in quella situazione. Non importa se sei convinta che questo periodo di pausa possa rivelarsi un'opportunità. Non importa se muori dal desiderio di reinventarti, perché ti sembra che un capitolo della tua vita si sia chiuso e quale momento migliore per guardarsi intorno ed esplorare nuovi orizzonti...

giovedì 3 ottobre 2013

Tragedie e mali italiani

Una volta tanto, vedere gli Stati Uniti litigare per difendere gli interessi di parte, mi fa sentire meno sola. Non rido delle disgrazie altrui, per carità, ma l'impasse che stanno passando ha un che di familiare e una volta tanto l'Italia non c'entra niente.

Una cosa che mi fa sentire meno fiera di essere veneta, invece, è l'accusa rivolta dal leghista alla presidente della Camera e al ministro per l'integrazione dopo l'enorme tragedia al largo di Lampedusa. Dice che è colpa loro se è successo quello che è successo, che l'Italia fa di tutto per attirare queste persone.

Ora, non sono io che so e devo risolvere questa difficile questione, ma sarebbe ora che l'Europa si prendesse carico di questa situazione, che è un po' troppo comodo lasciarci qui, al fronte, in prima linea e da soli ad affrontare un problema umanitario.

Ma, nel frattempo, cosa facciamo? Dovremmo forse comportarci come Malta che si è rifiutata di dare soccorso a una nave di migranti?

Non so come la pensate, ma sono convinta che prima di tutto si debba cercare di salvarli e, una volta tanto, sarò retorica, ma sono fiera di essere italiana.

sabato 10 agosto 2013

Il coraggio di trovare le risposte



Ci sono cose che non riesco a sopportare neanche nei film, figuriamoci nella vita vera.

Era da un po' che volevo scrivere questo post, ma non trovavo le parole. Non è un post da Ferragosto, che ci siamo quasi, ma neanche il dolore fa caso al calendario.

A volte, l'unico modo per rispondere al dolore, quello con la D maiuscola, è quello di aprirsi, anche se tendenzialmente si tende a chiudersi, in un tentativo estremo di proteggersi, con un gesto consolatorio.

sabato 27 luglio 2013

Passeggini in Cammino e occhi di bambina

In questi giorni Santiago di Compostela è tristemente famosa per il deragliamento del treno e, pare, a causa dell'idiozia umana.

Ma il post che ho in mente da qualche giorno nasce dal fatto che, leggendo un giornale, ho scovato una famiglia fantastica che sta vivendo un'avventura meravigliosa: il Cammino di Santiago. Agata e Sergio, muniti di carrozzine, anzi "carrozze", spingono per giornate intere le loro bambine, Caterina e Silvia, di 5 e 3 anni (che ovviamente non potrebbero sostenere 25-30 km. al giorno).

lunedì 22 aprile 2013

sabato 9 marzo 2013

Semplicemente bambini

"C'è un luogo dove i bambini con gravi patologie tornano ad essere bambini. Un luogo di vacanza dove la vera cura è ridere e la medicina è l'allegria. Con il tuo contributo un bambino trascorre gratuitamente una settimana a Dynamo Camp. Non lo dimenticherà."

Non ho ricevuto mail, non me lo ha chiesto nessuno, ma ho pensato di segnalare questo sito a chi, come me fino a ieri, non conosce questa organizzazione. Ho sentito parlare di Dynamo Camp alla radio per ben due volte negli ultimi due giorni. Non una radio qualunque...LA radio...radio Capital.

Con un SMS puoi regalare una settimana gratis a bambini malati che potranno così ritornare semplicemente bambini in un ambiente protetto e con la indispensabile assistenza medica.

Non so voi, ma più passa il tempo e più sento l'inutilità e la superficialità di tante cose di cui ci attorniamo e provo un'ammirazione infinita per coloro che dedicano il loro tempo agli altri. Che sia il pensiero della vecchia signora (e non intendo la Juve!) o la consapevolezza che la sabbia scende inesorabilmente nella clessidra (senza possibilità di capovolgerla!) e quindi sia importante rivolgere uno sguardo agli altri? Un processo lento che parte dal mondo egocentrico del bambino, dove il mondo gira attorno a lui, fino alla maturità in cui, finalmente, senti di dover alzare lo sguardo e abbracciare il mondo. Senza dover per forza andare in Africa o in chissà quale missione, ma anche tramite i piccoli gesti, le piccole cose.

Beh, comunque la pensiate, un piccolo gesto può essere un SMS al 45505 per regalare una settimana a qualche bambino sfortunato e per dare un po' di respiro alla sua famiglia. Se vi va, dovete farlo subito, però, perché la raccolta termina domani 10 marzo!



domenica 24 febbraio 2013

Siate Madri

Sarà che sono distesa nel lettone da due giorni, causa influenza, e posso NON fare senza sensi di colpa, ma in questo ozio forzato il mio cervello è partito per la tangente.

Pensavo alla diligenza del buon padre di famiglia. E se, per una volta, prendessimo come esempio la buona madre di famiglia?

sabato 23 febbraio 2013

Adotta un nonno!

Lo dico subito. Il titolo vuole essere provocatorio. La vecchiaia, per me, è sempre stata sinonimo di saggezza e ho sofferto per aver perso presto i miei nonni.

Però, quando leggo o sento al TG che parecchi pensionati si sono presentati alle poste con la lettera di B., scambiando una mera promessa elettorale per un vero modulo per il rimborso dell'IMU la paura mi attanaglia.

venerdì 8 febbraio 2013

Qualcosa di nuovo

In rete circola come un mantra il "cosa volete che il nuovo governo vi restituisca" (io sono convinta che sia partito tutto dall'irriverente Luca Bottura di Lateral (programma mattutino di Radio Capital, grazie al quale vado a lavorare ridendo come una scema) e in tanti si sono scatenati. Le richieste sono le più disparate e a volte poetiche. Insomma a due-trecento euro preferiamo la speranza, c'è poco da fare.

martedì 22 gennaio 2013

Il signor G

E' tardissimo, ma devo scrivere di getto un post su "G di Gaber - speciale Che tempo che fa", la trasmissione di Fabio Fazio per ricordare Giorgio Gaber a dieci anni dalla sua scomparsa.

E' stata una trasmissione emozionante. Si sono alternati artisti notevoli sul palco, ricordando Gaber attraverso le sue canzoni e i suoi monologhi.

sabato 5 gennaio 2013

Harold Fry: credere di poter fare la differenza

E' stato un Natale un po' strano. Sarà stata la stanchezza psicologica, ma sono arrivata alle feste un po' depressa e non avevo tanta voglia di parlare con nessuno.
Poi sono stata in montagna. Sono partita controvoglia perché, attorno a me, sono riusciti in tutti i modi a farmi capire che "loro" di voglia di andare via non ne avevano mezza. Siamo partiti lo stesso, cavolo!

E lì, senza fare grandi cose, mi sono un po' alla volta ricaricata. E negli ultimi giorni ho cominciato a leggere un libro che avevo comprato tempo fa ma che non avevo ancora iniziato: L 'imprevedibile viaggio di Harold Fry di Rachel Joyce.

Harold è un signore di una certa età che, per qualche ragione sconosciuta, pur avendo alle spalle una famiglia terribile (una madre che lo ha abbandonato e un padre alcolizzato), è la persona più mite che si possa immaginare. Te lo immagineresti violento, per reazione a tutte le cattiverie che ha subito e invece no, lui è fin troppo mite, è timido e cerca sempre di non attirare l'attenzione, di rimanere ai margini, di non dare nell'occhio. 

E' sposato con Maureen, ha un figlio laureato di nome David. Ma le cose non vanno bene. Il figlio, in qualche modo, si è messo tra loro e negli ultimi vent'anni Harold si è trovato sempre più distante dalla moglie fino a un punto di non ritorno, il peggio del peggio, la distanza del silenzio fra loro. La distanza dolorosa dell'essere vicini ma di non vedersi neanche più.

Un giorno accade qualcosa: riceve una lettera da una ex collega che non vede da vent'anni. Una persona mite come lui che aveva imparato ad apprezzare e con la quale aveva instaurato una tenera amicizia. Fino a quando lei era partita improvvisamente, addossandosi una colpa non sua. La lettera è un addio. Queenie è ammalata di cancro, non le resta molto da vivere e vuole salutare Harold per l'ultima volta.

Questo fatto scatena qualcosa nella sua vuota e ripetitiva vita. Decide di scriverle una lettera ed esce ad imbucarla. Ma di fronte alla buca per le lettere, quel gesto gli sembra troppo poco, Queenie merita di più. E così, vestito con le scarpe "da barca", decide di andare alla cassetta successiva, e poi all'ufficio postale e poi... decide di andare a consegnargliela personalmente, percorrendo a piedi gli ottocento chilometri che li separano.
Un incontro decisivo è quello con la ragazza della stazione di servizio che lo esorta a continuare in quell'impresa, raccontandogli che anche sua zia aveva il cancro, ma che bisognava aver fede, non necessariamente in senso religioso, e continuare a lottare perché "bisogna credere di poter fare la differenza". Harold deve avere "fede" per la sua amica, per poterla in qualche modo "salvare".

E così comincia il suo lungo pellegrinaggio, fatto di dolore fisico, di vesciche ai piedi sanguinanti, di stanchezza e di momenti alternanti di sconforto e convinzione che tutto questo possa salvare la sua amica che, a detta della suora della casa di cura dove si trova, inspiegabilmente ricomincia a dare piccoli segnali di ripresa e lo sta aspettando.

Durante il viaggio incontra molte persone, alcune delle quali si rivelano molto importanti per lui. Lo ascoltano con attenzione e condividono la stessa speranza. E si aprono, come poche volte ci si apre a qualcun altro e soprattutto lo aiutano, con una generosità disinteressata. 

Apro una breve parentesi. A questo punto del libro, ho pensato alle affinità che nascono in rete, a quanto calore si può trovare dove minimamente non ci si aspettava all'inizio della navigazione. Agli incontri favolosi e alla ricchezza che portano alle tue giornate, fino a farti pensare che anche questo "viaggio" ti lascerà qualcosa in più e ti vedrà diversa rispetto a quando hai cominciato. Nel bene e nel male, perché poi, come nella vita, gli incontri non sono sempre favolosi e a volte lasciano un po' di amaro in bocca, ma basta concentrarsi sulle cose positive per sentirsi meglio.

Ma torniamo a Harold. Il suo viaggio lunghissimo si rivela un viaggio in sè stesso e nei suoi ricordi. Immergendosi nella bellezza della natura, che a  volte non vediamo neppure a causa della velocità che sfoca i contorni, Harold rivive i momenti clou della sua infanzia e della giovinezza, il bellissimo rapporto esclusivo con la moglie e il rapporto conflittuale col figlio, dovuto probabilmente anche alla sua incapacità di esprimere le emozioni, rimaste forse intrappolate nella casa paterna, quando era bambino.

Giorno dopo giorno, insieme al dolore fisico si lascia coinvolgere dal dolore della sua anima e sente sciogliere un po' alla volta tutta la sfiducia che ha sempre avuto in sè stesso e impara a capire e perdonare la moglie, il figlio, ma soprattutto sè stesso che ha sempre ritenuto responsabile di tutto ciò che gli è capitato.

E contemporaneamente, anche la moglie intraprende lo stesso viaggio, seduta nella poltrona di casa, ma attraversando la stessa palude, lo stesso dolore e gli stessi dubbi.

Mi fermo qui. E' un libro introspettivo e commovente. E' un viaggio di rinascita. E' un libro da leggere.

Credere di poter fare la differenza diventa il mio proposito per quest'anno. Detto così può sembrare presuntuoso e invece è proprio un inno al prendere in mano la nostra vita e fare di tutto per ottenere qualcosa di buono. Buon anno a tutti.

















mercoledì 7 novembre 2012

ObamaCare

Avrei voluto scriverlo ieri questo post, prima di sapere come sarebbe andata a finire.
Volevo scrivere che non potevo pensare che gli americani eleggessero Romney, visto che parlavano da giorni di testa a testa tra lui e Obama.

lunedì 24 settembre 2012

Noi valiamo, eccome!

C'è fermento nell'aria. Se nella vita di tutti i giorni trovo persone rassegnate alla vita che conducono, in rete, finalmente, si sta muovendo qualcosa.
Nei giorni scorsi in diversi blog si è affrontato il discorso del lavoro al femminile.
Io sono partita da qui, il blog di La solita mamma che ha voluto amplificare i temi lanciati da diversi blog, e poi ho trovato un ottimo spunto anche qui nel blog Bimbiuniverse che tratta un tema a me caro: il telelavoro.

Il tema accende gli animi. Se da una parte c'è chi dice che restare a casa a fare la mamma è un lavoro, anche se spesso non riconosciuto neanche dalle mamme che invece lavorano fuori casa, dall'altra c'è chi dice che allora chi lavora fuori, ne ha due di lavori, perché quando rientra toglie il cappello di lavoratrice e indossa quello di mamma. C'è poi chi si pone il problema di chi ha lasciato il lavoro per intraprendere qualcosa di nuovo e si chiede se funziona veramente, insomma, vuole sapere com'è andata a finire. Non per ultimo c'è chi si domanda se una conciliazione famiglia-lavoro sia possibile.

Prima di tutto trovo che sia molto bello che cominciamo a interessarci in prima persona dell'organizzazione della nostra vita, invece di lasciarci scivolare addosso i problemi con rassegnazione.

La parola crisi viene usata un po' troppo spesso come alibi per coprire inefficienza e ottusità. C'è tutta la questione del rapporto datore-lavoratore da rivedere. E' chiaro che dipende dal tipo di lavoro, ma se non ci si arena sull'antiquato criterio di valutazione:  + ore lavorate = maggiore produttività, se invece di fossilizzarsi sulle ore lavorate ci si basa sui risultati ottenuti, si va oltre la fiducia, perché non serve controllare a vista le persone, se puoi contare sul tuo lavoro finito nei tempi dovuti.

Ed allora, poste queste basi, si potrebbe ragionare di telelavoro, di part-time, dove questo non è possibile, e di flessibilità per garantire un lavoro privo di sensi di colpa: per i figli a casa quando sei al lavoro e per il lavoro quando sei a casa e sai che in quel preciso momento dovresti essere al lavoro. Quante volte ho sentito di non accontentare nessuno: né la mia famiglia a cui ho sottratto tempo prezioso, né al lavoro, che per quanto ti fermi, vai a casa sempre troppo presto.

Detto da una che vive il lavoro con passione, è ora di vivere il nostro tempo con la giusta velocità, senza andare fuori di testa per far combaciare tutti i tasselli del puzzle.

Perciò, non importa se abbiamo deciso di restare a casa e dedicare tutto il tempo alla famiglia, o se abbiamo un lavoro che ci porta fuori buona parte della giornata, mettiamoci insieme, chiediamo la possibilità di scegliere la vita che vogliamo e preferiamo e di essere aiutate in questa battaglia anche dagli uomini e dalle donne che si comportano come loro. Sarà un vantaggio per tutti. Ne sono convinta.






mercoledì 5 settembre 2012

Il mio amico giardiniere

Locandina Il mio amico giardiniere

L'avete visto anche voi? E' un film francese con Daniel Auteuil e Jean-Pierre Darroussin: Il mio amico giardiniere.
L'avevo già visto e ricordo che mi aveva colpito, ma ieri sera me lo sono goduta, sola soletta in cucina, con la lacrima libera e nessuno che ti prende in giro.
Parla del nascere dell'amicizia tra un pittore e un giardiniere. O meglio, il rifiorire dell'amicizia, perché in realtà i due uomini si conoscevano da piccoli e si riconoscono, complici, ricordando lo scherzo fatto al maestro delle elementari.

lunedì 23 luglio 2012

E poi, non volevi cambiare lavoro?

Oggi hanno posto la parola fine alle trattative azienda-sindacati. E forse non solo alle trattative.
Per chi non sa di cosa sto parlando rimando a questo post.

L'azienda è convinta di aver ottenuto un buon risultato. I sindacati sono convinti di aver raggiunto un accordo soddisfacente.

In mezzo ci siamo noi che ci sentiamo presi in giro da tutte le parti. Qualche frecciatina l'ho lanciata, perché passare anche per scemi, mi sembrava decisamente troppo. E' sputare sul piatto dove mangi non stare lì a guardare mentre distruggono tutto? Però, non so perché, a molti piace prenderlo dove non batte il sole e dire anche grazie, e scusate il francesismo.

E così la maggior parte di noi si è salvata con i contratti di solidarietà e per qualcuno invece non c'è stato verso. Come la ragazza che ho salutato oggi pomeriggio. Venerdì hanno detto che nel suo ufficio non c'era più l'esubero dichiarato giorni prima. Oggi pomeriggio, invece, l'esubero c'era e ha dovuto raccogliere le sue cose. Sicuramente hanno pensato di farle passare un fine settimana tranquillo. Sì, sì, deve essere così.

Ho deciso. In ufficio appenderò al muro delle cose stupide, uscite dalle bocche più disparate, un grande cartello con scritto  CARPE DIEM!

Sì perché con gli uffici dimezzati e organizzazione delle ore tutta da vedere, potrà capitare di non incontrare più alcuni colleghi di altri uffici con i quali abbiamo solitamente bisogno di confrontarci. Perché qualcuno potrebbe lavorare tutti i giorni mezza giornata, qualcuno potrebbe lavorare due settimane sì e due no, qualcuno due giorni e mezzo sì e due e mezzo no. Insomma...COGLI L'ATTIMO se hai bisogno di parlare con qualcuno. Ah beh, sì, ci sono le mail. Scriveremo dei tomi interi....

L'altro giorno ho raccontato come stanno le cose a mia figlia. A lei è bastato sapere che farò meno ore per essere contenta e poi ha aggiunto: "E poi, non volevi cambiare lavoro?"
Mi ha fatto sorridere. Ho perfino pensato di lasciare un bigliettino a chi so io, dicendo:

"Grazie Dott. x, oggi ha reso felice mia figlia. So che non era nelle sue intenzioni, ma tant'è"

Quello che non sa mia figlia, però, è che tante persone che lavorano lì non hanno intenzione di cambiare lavoro.
Quello che non sa mia figlia è che a fronte di mezza giornata di lavoro, lo stipendio si ridurrà di poco.
Ma quello che non sa mia figlia è anche che quell'integrazione di stipendio arriverà dalle casse dello Stato.

Perciò, a costo di apparire retorica, è anche grazie agli Italiani che manterremo parte dello stipendio.
So che anch'io ho contribuito alla cassa integrazione di altri lavoratori, ma non posso fare a meno di pensare che sono soldi rubati, una volta di più, dalle tasche sbagliate.







mercoledì 11 luglio 2012

L' Universo è sordo? No, eh!

Sta succedendo di nuovo, tre anni dopo.
Nonostante avesse promesso che sarebbe stata l'ultima volta, l'azienda dove lavoro ha annunciato nuovi esuberi.

martedì 26 giugno 2012

Concerto pro terremotati


Ieri sera dovevo uscire e perciò ho visto solo pochi minuti del concerto pro terremotati.

Giusto il tempo di vedere il mitico Guccini.

Credo che questi versi della canzone "Per fare un uomo" racchiudano il senso della vita, della morte e della sofferenza: