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lunedì 10 novembre 2014

Mai dire mai

E la famiglia è aumentata...
Da metà ottobre Penny, una gattina color panna e miele è ufficialmente entrata a far parte della nostra famiglia.

Dopo aver giurato che non avrei mai fatto entrare un animale in casa, ho miseramente ceduto alle suppliche di mia figlia.

venerdì 27 settembre 2013

Genitori senza sensi di colpa...eh

Posso partecipare all'iniziativa La solita? Sì lo so, sono un po' in ritardo, ma sono giornate campali queste.

La solita Simonetta ha indetto un'iniziativa prendendo spunto dal saggio Genitori senza sensi di colpa di Harley A. Rotbart e da un capitolo in particolare: Cosa cercano in voi i figli.
Secondo l'autore ci sarebbero otto elementi essenziali e necessari ai bambini per diventare adulti felici e realizzati.
Il primo è la sicurezza.
I bambini devono sentirsi al sicuro. Ciò significa fornire loro il necessario per vivere: un tetto, cibo, vestiti, cure mediche e protezione da qualsiasi minaccia.

Premetto che di base non so cosa cerchino in noi i nostri figli e proprio stasera ha avuto la riprova che tutte le buoni intenzioni non sempre vengono interpretate nel modo corretto.

Ma se di sicurezza si parla, credo, una volta tanto, di aver sempre fatto del mio meglio per garantirla ai miei figli. L'aspetto più facile è quello materiale e qui mi sento tanquilla. Non è mancato niente, perfino il saper rinunciare a quelli che erano solo capricci del momento, alternato a desideri realizzati, perché ogni tanto ci vuole.

L'aspetto più difficile invece è proteggerli da qualsiasi minaccia che in alcuni casi può voler dire anche da sè stessi e dagli sbalzi di umore. E' come un viaggio interminabile sulle montagne russe. Da nausea.

E non ti ha insegnato nessuno come si fa, e fai tanti sbagli, non sei la mamma che sa capire, anzi non capisci niente e urli un po' troppo, non sai affrontare i problemi nel modo giusto.

E trovi il modo di chiedere scusa e quando la tempesta è passata, perché passa sempre, ti becchi anche un abbraccio e un bacio stampato su una guancia.

Poi, pensi che quando cominci a scrivere non sai mai dove andrai a parare. E pensare che volevi parlare del pericolo di lasciarli andare in giro da soli, magari in bicicletta.

Ma a volte è la vita a toglierti la penna di mano e a scrivere per conto suo.

lunedì 24 settembre 2012

Noi valiamo, eccome!

C'è fermento nell'aria. Se nella vita di tutti i giorni trovo persone rassegnate alla vita che conducono, in rete, finalmente, si sta muovendo qualcosa.
Nei giorni scorsi in diversi blog si è affrontato il discorso del lavoro al femminile.
Io sono partita da qui, il blog di La solita mamma che ha voluto amplificare i temi lanciati da diversi blog, e poi ho trovato un ottimo spunto anche qui nel blog Bimbiuniverse che tratta un tema a me caro: il telelavoro.

Il tema accende gli animi. Se da una parte c'è chi dice che restare a casa a fare la mamma è un lavoro, anche se spesso non riconosciuto neanche dalle mamme che invece lavorano fuori casa, dall'altra c'è chi dice che allora chi lavora fuori, ne ha due di lavori, perché quando rientra toglie il cappello di lavoratrice e indossa quello di mamma. C'è poi chi si pone il problema di chi ha lasciato il lavoro per intraprendere qualcosa di nuovo e si chiede se funziona veramente, insomma, vuole sapere com'è andata a finire. Non per ultimo c'è chi si domanda se una conciliazione famiglia-lavoro sia possibile.

Prima di tutto trovo che sia molto bello che cominciamo a interessarci in prima persona dell'organizzazione della nostra vita, invece di lasciarci scivolare addosso i problemi con rassegnazione.

La parola crisi viene usata un po' troppo spesso come alibi per coprire inefficienza e ottusità. C'è tutta la questione del rapporto datore-lavoratore da rivedere. E' chiaro che dipende dal tipo di lavoro, ma se non ci si arena sull'antiquato criterio di valutazione:  + ore lavorate = maggiore produttività, se invece di fossilizzarsi sulle ore lavorate ci si basa sui risultati ottenuti, si va oltre la fiducia, perché non serve controllare a vista le persone, se puoi contare sul tuo lavoro finito nei tempi dovuti.

Ed allora, poste queste basi, si potrebbe ragionare di telelavoro, di part-time, dove questo non è possibile, e di flessibilità per garantire un lavoro privo di sensi di colpa: per i figli a casa quando sei al lavoro e per il lavoro quando sei a casa e sai che in quel preciso momento dovresti essere al lavoro. Quante volte ho sentito di non accontentare nessuno: né la mia famiglia a cui ho sottratto tempo prezioso, né al lavoro, che per quanto ti fermi, vai a casa sempre troppo presto.

Detto da una che vive il lavoro con passione, è ora di vivere il nostro tempo con la giusta velocità, senza andare fuori di testa per far combaciare tutti i tasselli del puzzle.

Perciò, non importa se abbiamo deciso di restare a casa e dedicare tutto il tempo alla famiglia, o se abbiamo un lavoro che ci porta fuori buona parte della giornata, mettiamoci insieme, chiediamo la possibilità di scegliere la vita che vogliamo e preferiamo e di essere aiutate in questa battaglia anche dagli uomini e dalle donne che si comportano come loro. Sarà un vantaggio per tutti. Ne sono convinta.






giovedì 8 dicembre 2011

Leave a message

Eh già, ho aderito anch'io all'iniziativa #Leaveamessage.
Se cliccate nel bannerino, ne potrete sapere di più direttamente dalle promotrici dell'iniziativa.
L'idea di scatenare sorrisi a catena mi piace. Mi piace proprio.
Per il momento ricordatevi la data fatidica: 14 dicembre