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domenica 22 maggio 2016

Messaggio in bottiglia

Me lo ricordo bene quello sguardo.
Amore puro, incondizionato, ai limiti dell'adorazione.

Me lo ricordo bene, perché uno sguardo così non l'ho più visto negli occhi di nessuno, per quanto grande possa essere l'amore in tutte le sue declinazioni, 

Perciò ti ringrazio. Voglio pensare che non fosse solo soddisfazione per una poppata abbondante, ma vero e proprio amore incondizionato. Nessuno provi a convincermi del contrario.

domenica 14 febbraio 2016

Oltre il Festival

Volevo scrivere un post su questo argomento, già la sera stessa.
Aggancio le mie riflessioni al post Emozioni di Primula, che vi consiglio di leggere.

Primula si domanda come mai ci sia stata una diversa attenzione rivolta dalla stampa e dai social network a due momenti intensi del festival: la partecipazione di Ezio Bosso, musicista e compositore di fama mondiale (ma sconosciuto ai più, qui in Italia) e all'interpretazione di Nino Frassica della poesia in musica "A mare si gioca".

Ho guardato a pezzi il Festival, Frassica me lo sono perso e l'ho ritrovato grazie al post di Primula. E' vero, è stato un momento altissimo, commovente e sono contenta di averlo visto, grazie al video.
Bosso invece l'ho visto in diretta: mi ha commosso profondamente quando l'ho sentito parlare: la sua energia, la sua positività, le perle che ha infilato una dietro l'altra; parole che mi hanno fatto sentire piccola, incapace di reagire alle avversità se non lamentandomi.
L'ho trovato magnetico, non riuscivo a staccare gli occhi ed ero concentrata per non perdere una parola, perché era agitatissimo.
Non so se ha suscitato pietà negli altri, in me ha suscitato ammirazione per le parole che ha detto sulla musica, ma allo stesso tempo sulla vita. Un grande uomo, ho pensato, e per me è stato lì che poteva finire il festival. Poi l'ho sentito suonare e mi sono commossa ancora di più, perché mi ha trasportato in una musica meravigliosa e non puoi fare a meno di ignorare che ha la SLA, perché è incredibile l'emozione che ha saputo trasmettere: la passione nel suo significato più alto che ti fa andare oltre al tuo corpo.
Non ho provato pietà, ma gratitudine per un esempio di forza e di passione così grande.
Cosa dire del motivo della sua partecipazione? Sì, può essere anche stato invitato per alzare l'audience, dopotutto uno spettacolo si costruisce pensando di attirare l'attenzione del pubblico. Ma allora, perché non dovrebbe esserci lo stesso intento nell'invitare Frassica e parlare di un argomento serio come quello dei migranti?
Toccare certi tasti è sempre una questione delicata e la linea tra la testimonianza e la spettacolarizzazione è molto sottile.
Io ho colto la genuinità di entrambi questi momenti e mi faccio anche altre domande: e se fosse stato il festival di Fazio, che ha senz'altro uno spessore maggiore di Conti, sarebbe venuto lo stesso dubbio? In pochi conoscevano Bosso, non è bellissimo che adesso sia noto ai più?
E il tema dei migranti? Non è forse passato sotto tono, era perfino nel testo di una canzone, perché erano tutti impegnati a mostrare nastrini colorati? E' giusta e importante la presa di posizione, ma chi può dire se tra loro c'è chi l'ha fatto perché lo sentiva veramente o perché trascinato dalla corrente?

E' sempre difficile capire le vere intenzioni che si nascondono dietro a certi comportamenti, ma preferisco avere il beneficio del dubbio.
Se grazie a una trasmissione che, piaccia o no ha un largo seguito, si diffondono momenti così intensi, altrettanto importanti, cerco di vederne i lati positivi e ben venga che una trasmissione leggera riesca a far pensare e far conoscere persone eccezionali, a cui finora non era stato dato il giusto rilievo.


sabato 27 settembre 2014

Amicizia e belle persone

Cos'è l'amicizia? Che valore ha? 
Ho sempre dato molta importanza a questo sentimento. Non ho mai avuto tante amicizie e negli ultimi anni, ne ho veramente sentito la mancanza.
La vita spesso fa allontanare le persone che ci hanno accompagnato durante l'infanzia e l'adolescenza e, chissà perché, per alcune persone è più difficile fare nuove amicizie.

venerdì 13 giugno 2014

Parto...da qui

A lei era rimasto impresso il racconto del terzo parto della moglie di suo cugino: non aveva fatto in tempo ad andare in ospedale e la bambina era nata sul divano in pelle di casa. Le erano rimaste impresse le parole che avevano usato per raccontare questa nascita avventurosa: "la bambina era nata in pochi minuti e...aveva fatto "sguishh".
Ecco, era con quel suono in testa che al corso preparto, aveva domandato "ma come mi devo regolare se il travaglio parte velocemente?" e le due ostetriche scambiandosi un sorriso con l'aria di chi la sa lunga, mi hanno detto di non preoccuparmi, che c'è sempre tutto il tempo per arrivare in ospedale e che i parti veloci sono rari.

martedì 18 febbraio 2014

Famiglia in Cammino in Australia

E' da un po' che voglio scrivere questo post, ma la mia testa ultimamente è presa da tante cose e non bazzico più da queste parti come vorrei.

Ma non posso attendere oltre. L'anno scorso ho scoperto una famiglia speciale: Mamma, Papà, la Grande e la Piccola. Li ho scoperti mentre intraprendevano un'avventura bellissima: il Cammino di Santiago, a piedi, spingendo i passeggini. Per chi capita qui per la prima volta, o segue il blog da poco, ne ho parlato qui.


domenica 27 ottobre 2013

Sguardi nel tempo

Una serata
da sola in macchina
e la radio che va



e i pensieri corrono veloci
vanno dove c'erano silenzi che non venivano indagati
e dove c'erano sguardi velati che non venivano notati

un filo rosso lega i ricordi al presente

e tra le non-abilità
spunta la ricerca del varco
per attraversare silenzi simili
e occhi velati non solo notati
ma anche accentuati, provocati

fino a risolversi in un abbraccio
timido ma consapevole

e allora la malinconia si stempera
perché quegli sguardi finalmente si incontrano
e trovano consolazione al di là del tempo

E per entrambe vale
"I see your true colours
shining through"

venerdì 26 luglio 2013

Sto bene, sto veramente bene

E' passato quasi un mese e mezzo da quando sono a casa.
Come sto? Bene, continuo a ripetere a tutti che sto bene, che le giornate passano veloci e per il momento mi sento in vacanza.

Ed è vero, eh. Non ho rimpianti.

giovedì 28 marzo 2013

Gemma di marzo

Vedi Luca, è difficile per me scriverti una lettera come questa, anche se mi commuovo sempre quando leggo i post sui figli delle altre blogger.
Non sono una di quelle mamme che si ritrovano un fagottino in braccio e si comportano come se avessero fatto la mamma da tutta una vita. Io avevo paura, anche se eri il secondo. Mi ha sempre spaventato avere una creatura che dipendesse in tutto da me. E' una responsabilità enorme, ma per fortuna c'è anche il papà.

martedì 22 gennaio 2013

Il signor G

E' tardissimo, ma devo scrivere di getto un post su "G di Gaber - speciale Che tempo che fa", la trasmissione di Fabio Fazio per ricordare Giorgio Gaber a dieci anni dalla sua scomparsa.

E' stata una trasmissione emozionante. Si sono alternati artisti notevoli sul palco, ricordando Gaber attraverso le sue canzoni e i suoi monologhi.

sabato 5 gennaio 2013

Harold Fry: credere di poter fare la differenza

E' stato un Natale un po' strano. Sarà stata la stanchezza psicologica, ma sono arrivata alle feste un po' depressa e non avevo tanta voglia di parlare con nessuno.
Poi sono stata in montagna. Sono partita controvoglia perché, attorno a me, sono riusciti in tutti i modi a farmi capire che "loro" di voglia di andare via non ne avevano mezza. Siamo partiti lo stesso, cavolo!

E lì, senza fare grandi cose, mi sono un po' alla volta ricaricata. E negli ultimi giorni ho cominciato a leggere un libro che avevo comprato tempo fa ma che non avevo ancora iniziato: L 'imprevedibile viaggio di Harold Fry di Rachel Joyce.

Harold è un signore di una certa età che, per qualche ragione sconosciuta, pur avendo alle spalle una famiglia terribile (una madre che lo ha abbandonato e un padre alcolizzato), è la persona più mite che si possa immaginare. Te lo immagineresti violento, per reazione a tutte le cattiverie che ha subito e invece no, lui è fin troppo mite, è timido e cerca sempre di non attirare l'attenzione, di rimanere ai margini, di non dare nell'occhio. 

E' sposato con Maureen, ha un figlio laureato di nome David. Ma le cose non vanno bene. Il figlio, in qualche modo, si è messo tra loro e negli ultimi vent'anni Harold si è trovato sempre più distante dalla moglie fino a un punto di non ritorno, il peggio del peggio, la distanza del silenzio fra loro. La distanza dolorosa dell'essere vicini ma di non vedersi neanche più.

Un giorno accade qualcosa: riceve una lettera da una ex collega che non vede da vent'anni. Una persona mite come lui che aveva imparato ad apprezzare e con la quale aveva instaurato una tenera amicizia. Fino a quando lei era partita improvvisamente, addossandosi una colpa non sua. La lettera è un addio. Queenie è ammalata di cancro, non le resta molto da vivere e vuole salutare Harold per l'ultima volta.

Questo fatto scatena qualcosa nella sua vuota e ripetitiva vita. Decide di scriverle una lettera ed esce ad imbucarla. Ma di fronte alla buca per le lettere, quel gesto gli sembra troppo poco, Queenie merita di più. E così, vestito con le scarpe "da barca", decide di andare alla cassetta successiva, e poi all'ufficio postale e poi... decide di andare a consegnargliela personalmente, percorrendo a piedi gli ottocento chilometri che li separano.
Un incontro decisivo è quello con la ragazza della stazione di servizio che lo esorta a continuare in quell'impresa, raccontandogli che anche sua zia aveva il cancro, ma che bisognava aver fede, non necessariamente in senso religioso, e continuare a lottare perché "bisogna credere di poter fare la differenza". Harold deve avere "fede" per la sua amica, per poterla in qualche modo "salvare".

E così comincia il suo lungo pellegrinaggio, fatto di dolore fisico, di vesciche ai piedi sanguinanti, di stanchezza e di momenti alternanti di sconforto e convinzione che tutto questo possa salvare la sua amica che, a detta della suora della casa di cura dove si trova, inspiegabilmente ricomincia a dare piccoli segnali di ripresa e lo sta aspettando.

Durante il viaggio incontra molte persone, alcune delle quali si rivelano molto importanti per lui. Lo ascoltano con attenzione e condividono la stessa speranza. E si aprono, come poche volte ci si apre a qualcun altro e soprattutto lo aiutano, con una generosità disinteressata. 

Apro una breve parentesi. A questo punto del libro, ho pensato alle affinità che nascono in rete, a quanto calore si può trovare dove minimamente non ci si aspettava all'inizio della navigazione. Agli incontri favolosi e alla ricchezza che portano alle tue giornate, fino a farti pensare che anche questo "viaggio" ti lascerà qualcosa in più e ti vedrà diversa rispetto a quando hai cominciato. Nel bene e nel male, perché poi, come nella vita, gli incontri non sono sempre favolosi e a volte lasciano un po' di amaro in bocca, ma basta concentrarsi sulle cose positive per sentirsi meglio.

Ma torniamo a Harold. Il suo viaggio lunghissimo si rivela un viaggio in sè stesso e nei suoi ricordi. Immergendosi nella bellezza della natura, che a  volte non vediamo neppure a causa della velocità che sfoca i contorni, Harold rivive i momenti clou della sua infanzia e della giovinezza, il bellissimo rapporto esclusivo con la moglie e il rapporto conflittuale col figlio, dovuto probabilmente anche alla sua incapacità di esprimere le emozioni, rimaste forse intrappolate nella casa paterna, quando era bambino.

Giorno dopo giorno, insieme al dolore fisico si lascia coinvolgere dal dolore della sua anima e sente sciogliere un po' alla volta tutta la sfiducia che ha sempre avuto in sè stesso e impara a capire e perdonare la moglie, il figlio, ma soprattutto sè stesso che ha sempre ritenuto responsabile di tutto ciò che gli è capitato.

E contemporaneamente, anche la moglie intraprende lo stesso viaggio, seduta nella poltrona di casa, ma attraversando la stessa palude, lo stesso dolore e gli stessi dubbi.

Mi fermo qui. E' un libro introspettivo e commovente. E' un viaggio di rinascita. E' un libro da leggere.

Credere di poter fare la differenza diventa il mio proposito per quest'anno. Detto così può sembrare presuntuoso e invece è proprio un inno al prendere in mano la nostra vita e fare di tutto per ottenere qualcosa di buono. Buon anno a tutti.

















martedì 18 dicembre 2012

Tadaaaa!

Era da un po' che ci pensavo e finalmente mi sono decisa. 
Ho sempre adorato il cinema e forse, in fondo in fondo, mi è sempre piaciuto il mestiere dell'attore, un po' pazzo e a volte incredulo di fare un lavoro che sembra un gioco. Anche se, come ogni gioco fatto bene, per riuscire bisogna metterci impegno.

Lo spunto è nato dal desiderio di far vedere qualche bel vecchio film ai miei figli e poi l'idea mi ha preso la mano e si è dotata di vita propria.

Ho aperto un altro blog che, ovviamente, vi invito a visitare.

Per cominciare, parlerò di film che ho visto molti anni fa e che all'epoca hanno lasciato un segno che voglio confrontare con le emozioni che la visione mi suscita oggi, parecchi anni dopo e con un marito e due figli in più.

Venite a tovarmi? 

Un film, un grande film! Vi aspetto!

mercoledì 12 dicembre 2012

Baby boom



Baby boom (1987) regia di Charles Shyer, con Diane Keaton, Sam Shepard e James Spader.

Quando è uscito, avevo parlato di questo film con un mio collega. Ci piaceva commentare i film e ricordare le citazioni che più ci avevano colpito. Nei giorni scorsi l'ho riguardato, perché volevo vedere se l'effetto su di me fosse lo stesso, a tanti anni di distanza e con un marito e due figli in più.

mercoledì 5 settembre 2012

Il mio amico giardiniere

Locandina Il mio amico giardiniere

L'avete visto anche voi? E' un film francese con Daniel Auteuil e Jean-Pierre Darroussin: Il mio amico giardiniere.
L'avevo già visto e ricordo che mi aveva colpito, ma ieri sera me lo sono goduta, sola soletta in cucina, con la lacrima libera e nessuno che ti prende in giro.
Parla del nascere dell'amicizia tra un pittore e un giardiniere. O meglio, il rifiorire dell'amicizia, perché in realtà i due uomini si conoscevano da piccoli e si riconoscono, complici, ricordando lo scherzo fatto al maestro delle elementari.

lunedì 3 settembre 2012

Amicizia/2

Immagine tratta dal web
Ieri ho visto alcuni miei amici che vivono distanti da me.
Ci conosciamo da ben 24 anni. Tutto ha avuto inizio in Gran Bretagna, durante un tour organizzato dal CTS.
Per anni siamo andati in ferie insieme. Poi, uno alla volta, ci siamo sposati, abbiamo avuto i bambini e piano piano abbiamo iniziato a fare le vacanze separatamente. Ma non abbiamo mai interrotto i contatti e ogni anno ci sentivamo e qualche volta ci siamo rivisti.
Ogni volta era facile riprendere il filo dei discorsi. Ho pensato tante volte a come sarebbe stato bello abitare più vicini, in modo da vedersi più spesso.

martedì 26 giugno 2012

Concerto pro terremotati


Ieri sera dovevo uscire e perciò ho visto solo pochi minuti del concerto pro terremotati.

Giusto il tempo di vedere il mitico Guccini.

Credo che questi versi della canzone "Per fare un uomo" racchiudano il senso della vita, della morte e della sofferenza:

venerdì 22 giugno 2012

Staccata senza rimpianti

Staccata forever!
Non mi sono mai piaciuti i tacchi. Cioè, non in assoluto, non nego che un bel tacco completa una mise elegante, ma... non fa per me.

martedì 5 giugno 2012

9 Mondays for 9 skills: la compassione

 
 Settimo appuntamento dei 9 Mondays for 9 skills promossi dalla "proffa" Palmy e ripresi da La solita mamma.

Si riflette sulle competenze che i bambini dovrebbero possedere per affrontare meglio il loro futuro.

domenica 6 maggio 2012

Raggio di sole

Immagine tratta dal web
Fine settimana all'insegna della musica.

Mia figlia da qualche mese fa parte di un coro giovanile e ieri e oggi ha partecipato a un incontro tra due istituti musicali. Ieri eravamo ospiti, mentre oggi eravamo noi i padroni di casa, ma il repertorio era lo stesso.

I ragazzi dell'altro istituto hanno suonato il pianoforte, la chitarra, il violino e il violoncello.

giovedì 19 aprile 2012

Fai bei sogni


 
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Mi piacerebbe condividere con chi passa di qua una lettura che ho fatto di recente.
Vorrei sottolineare che il libro in questione l'ho comprato al supermercato, cosa non abituale per me.

E' stata una cosa strana. Passando davanti allo scaffale mi ha colpito. E' un po' come se fosse stato lui a scegliere me e non il contrario.

Lo so che posso sembrare un po' matta, ma mi andava di condividere anche l'antefatto.


Si tratta di Fai bei sogni di Massimo Gramellini. L'autore è ospite fisso di "Che tempo che fa" nella puntata del sabato;

E' autobiografico. Parla della difficoltà incontrata dall'autore nell'affrontare la vita dopo una grave perdita che lo ha colpito durante l'infanzia.

E' un viaggio alla ricerca della felicità, o anche solo di raggiungere la consapevolezza di meritarsela questa felicità, come se fosse lì alla portata di tutti tranne che alla tua.

E' il punto di vista di un figlio, ormai cresciuto, che racconta quanto possa essere devastante la mancanza di certezze, soprattutto quando si è talmente piccoli che è così facile pensare di essere stati puniti perché si è commesso, sicuramente, qualche grave errore.

Leggendolo, ho cercato di interpretare il punto di vista della madre, con tutte le sue debolezze, i suoi errori, le sue paure.

Mi ha fatto commuovere.

Da piccoli si crede che i genitori sappiano tutto, abbiano sempre la risposta giusta. Non è così.

Non ho mai dato risposte, così tanto per dare, ai miei figli. Non ho mai avuto paura di sembrare normale e non una superdonna, come ci vedono i bambini da piccoli.

Forse così, sarà più lieve la delusione per loro. Sarà più facile accettare che siamo persone normali, con i nostri difetti, le nostre ansie e le nostre paure.
Ma sempre pronti ad aiutarli e a cercare, insieme, le risposte che non conosciamo.