12 dicembre 2020
27 novembre 2020
Choco Biscotti - Cantuccini al cioccolato
Poteva questa Community venirne meno? Certo che no, e per l'occasione ha indetto uno Swap natalizio biscottoso, reale per chi aveva voglia di mettere subito le mani in pasta e tenersi incrociati che poste e corrieri non perdessero il prezioso pacchetto, virtuale per chi (come la sottoscritta) non voleva correre rischi e ha optato per questa scelta, biscottando e impacchettando comunque.
A me sono stati assegnati questi biscotti, praticamente un cantuccino al cioccolato, arricchito con pistacchi e cranberries.
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19 novembre 2020
Cari e adorati Scones
Piccoli panini, direi bocconcini, di origine scozzese a lievitazione rapida, serviti tradizionalmente durante la pausa del tè pomeridiano. Chiamato appunto Cream Tea, la forma più semplice dell'Afternoon Tea, il rito culinario e di life-style britannico per eccellenza, quando insieme al tè vengono serviti accompagnati da clotted cream e confettura rossa, solitamente di fragole o lamponi. La clotted cream è una panna molto soda e rappresa, prodotta unicamente in 2 regioni del Sud-ovest dell'Inghilterra, il Devon e la Cornovaglia. Si ottiene lasciando riposare il latte apena munto in recipienti bassi e larghi vicino a una fonte di calore per anche un paio di giorni: in questo modo tutta la panna affiorerà in uno strato denso e semisolido.
Clotted cream (noi possiamo accontentarci di mascarpone o semplice panna semimontata) sotto o sopra la confettura? Due sono le scuole di pensiero: nel Devon la mettono sotto (Devon Cream Tea), in Cornovaglia sopra (Cornish Cream Tea). La regina Elisabetta la mette sotto :-)
Come tutte le ricette di tradizione, ne esistono diverse interpretazioni, tutte buone e valide. E che si assomigliano negli ingredienti: chi usa il latticello nell'impasto (una volta si usava appunto quello scartato dalla produzione della clotted cream), chi lo yogurt (come questi casalinghi di Susan), chi semplice latte o panna (quelli serviti a Downton Abbey), chi ci mette l'uovo nell'impasto, come quelli offerti nei Garden Tea Parties della regina Elisabetta.
Il nome Scone ha origini incerte, anche se l'Oxford English Dictionary ne riporta la prima menzione risalente al 1513. Potrebbe derivare da un nome simile di un pane olandese o tedesco o da un termine gaelico scozzese. Esiste anche la città di Scone in Scozia, antica capitale di quel paese, dove i Re scozzesi venivano incoronati sulla Stone of Destiny (o Stone of Scone e ora denominata Coronation Stone), una pietra sulla quale sedevano al momento dell'incoronazione. Fu trasportata a Londra e sistemata sotto al trono delle incoronazioni da Edoardo I nel 1296, dove anche la regina Elisabetta si è accomodata nel giorno della sua proclamazione. Dopo varie peripezie, è stata ufficialmente restituita agli Scozzesi nel 1996 ed attualmente custodita nel castello di Edimburgo.
Ultima curiosità: come si pronuncia scone? con la o larga o più chiusa? dipende sempre dalla provenienza regionale e non a caso esiste una versione rimata per capirne la differenza :-)
Dopo aver seguito la diretta IG pochi giorni fa di Marina Minelli, royal expert, con Sasha Carnevali (la trovate sul canale IGTV di Marina), qui è scoppiata la scones mania, ripetuti spesso e volentieri in questi pomeriggi (ma anche colazioni) novembrini che richiamano volentieri una bella tazza di tè fumante da gustare in compagnia :-)
Tips&Tricks
- usare burro freddo da frigo o ancora meglio congelato e poi grattugiato sulla farina con la grattugia a fori grossi o congelato già a cubetti
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21 aprile 2020
Scottish Empire Biscuits
225 g di burro ammorbidito
100 g di zucchero Zefiro
250 g di farina per dolci, setacciata
10 ciliegie candite, tagliate a metà
confettura di lamponi
zucchero a velo
latte
coppapasta rotondo 5 cm diametro
Un Empire Biscuit (chiamato anche Imperial biscuit, Imperial cookie, double biscuit, German biscuit, Belgian biscuit, double shortbread, Empire cookie o biscuit bun) è un biscotto dolce tradizionalmente degustato in Scozia e in altri paesi del Commonwealth. È popolare anche nell'Irlanda del Nord ed è un dolce iconico a Winnipeg, in Canada. Era inizialmente noto come Linzer biscuit, e in seguito come Deutsch biscuit. Con l'avvento della Prima Guerra Mondiale fu ribattezzato in Inghilterra come Empire biscuit, in Scozia come Belgian biscuit perchè il Belgio era appena stato invaso, mentre in Irlanda del Nord rimane come German biscuit o biscuit bun. In Scozia il nome ora varia a seconda della regione, con il Nord-est che in genere lo chiama double shortbread e l'Ovest Empire biscuit. Nell'Irlanda del Nord si trova di solito con una marmellata e glssa al cocco. È chiamato anche Belgian biscuit perché viene decorato in modo simile al Belgian bun, una specie di panino dolce rotondo o quadrato con uvetta ricoperto di glassa fondente e mezza ciliegia candita. Assomiglia di base al Jammie Dodger, che nel 2009 era il biscotto per bambini più venduto in UK.
Il caratteristico Empire biscuit prevede uno strato di marmellata tra due biscotti di frolla (generalmente shortbread). La parte superiore è poi ricoperta di glassa bianca e decorata con mezza ciliegia candita al centro, talvolta sostituita da piccole gocce di gelatina. Assomigliano, quindi, a una Linzer Torte austriaca in miniatura.
In Nuova Zelanda è conosciuto come Belgium o Belgian biscuit, guadagnando popolarità verso la fine della Grande Guerra e si trova anche a forma di fetta. I biscotti, spesso speziati, sono riempiti con marmellata di lamponi e decorati con glassa rosa o bianca, con cristalli di gelatina di lampone sparsi sulla parte superiore invece della ciliegia. Leggermente diversi quindi dagli originali Empire, più somiglianti ai nazionali Shrewsbury (da wikipedia).
Scottish Empire Biscuits
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19 dicembre 2017
Biscotti alla Tahina
E sono stati uno dei due tipi che ho spedito a Marica e Laura per lo swap natalizio organizzato da Giulia: spero portatori di serenità come originariamente sono nati, perchè queste feste natalizie siano momenti di gioia e intimità familiare per ognuno di noi e nel ricordo di chi ci è comunque vicino e silenziosamente ci abbraccia e ci sostiene.
Ricetta originale di Micol Hillman, pubblicata da Eleonora nel suo blog.
mezzo cucchiaino di lievito in polvere
un cucchiaino di estratto di vaniglia
mandorle intere, una per ogni biscotto
Sbattere a lungo il burro con lo zucchero in modo da avere un composto leggero e spumoso. Aggiungere il resto degli ingredienti, tranne le mandorle, ed amalgamare bene. Far riposare l'impasto in frigorifero finchè ben rappreso (l'ho fatto la sera prima).
Prendere un po' di impasto alla volta, formare un cilindro e ritagliarlo a pezzetti con cui fare tante palline; sistemarle sulla teglia foderata di carta forno. Premere una mandorla su ogni pallina, in modo da incastrarle e appiattire un po' il biscotto.
Infornare a 180° (forno già caldo) per 15-20 minuti, fino a doratura. S si colorano troppo da un lato, la teglia andrà girata a metà cottura.
Lasciarli raffreddare cinque minuti sulla teglia e poi su una reticola da pasticceria.
Note di Eleonora: si possono fare anche con olio (120 ml), ma sono molto più fragili rispetto a quelli fatti con il burro. Però si sciolgono in bocca, dando l'impressione di mangiare qualcosa di quasi etereo. "Si vaporizzano al morso e ti sembra di mangiare nuvole", ha detto la Mai, che ha provato entrambe le versioni.
La pasta con l'olio è anche più difficile da maneggiare e formare, rispetto a quella con il burro e potreste aver bisogno di un paio di cucchiai in più di farina.
Entrambe le versioni sono ottime.
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25 gennaio 2017
I (pseudo) Macar-on-Ice per l'MTC#62, ovvero l'antipatia reciproca :-)
Se solo a qualcuno possono sembrare carucci...
... è tutto merito dell'alzatina vintage dove poggiano,
frutto di una scorribanda felice in quel di Brick Lane
insime ad una very old-fashioned Lady :-)
· ALBUMI: gli albumi devono essere “vecchi” di almeno 3 giorni, addirittura Hermè parla di una settimana. Divideteli già in due ciotole, ricoperti con la pellicola su cui inciderete dei piccoli tagli. E riponeteli in frigorifero. Durante il periodo di riposo gli albumi perdono la loro elasticità, sarà quindi più facile montarli senza il rischio che diventino granulosi. Inoltre non ci saranno problemi di batteri in quanto, comunque, verranno cotti in forno ad alta temperatura.
· TPT (tant pour tant): ovvero uguale quantità di farina di mandorle e zucchero al velo. Consiglio di comprare direttamente la farina di mandorle e scegliere il tipo più fine. Passatela poi al mixer con lo zucchero al velo (meglio tritare poche quantità alla volta, mantenendo la velocità medio/bassa, aumentando solo alla fine e per pochi secondi, altrimenti l'olio contenuto nelle mandorle incorporerà velocemente lo zucchero creando un miscuglio troppo compatto) e setacciate (anche due volte se ritenete) usando un colino fine. Questo passaggio non va trascurato in quanto permette di ottenere una pasta fine e così avrete dei gusci lisci e brillanti. Potete realizzare il TPT in anticipo, e conservarlo in un contenitore ermetico, in un ambiente asciutto, al massimo per una settimana.
· TEMPLATE: soprattutto per chi li fa per la prima volta e non ha ancora la manualità necessaria è opportuno seguire un template, oppure utilizzare l’apposito tappetino in silicone per avere una forma perfetta e uguale per tutti i macaron. Sinceramente non amo particolarmente la resa della cottura sul tappetino e preferisco utilizzare la carta da forno.
Prendete un foglio di carta da forno grande quanto le vostre teglie o placche. Utilizzando una matita e il retro di una bocchetta o un bicchierino (non superate mai il diam. di 3,5 cm) create una serie di file di cerchietti distanziati circa 2 cm gli uni dagli altri.
A questo punto potete appoggiare il foglio sulla teglia e ricoprirlo con un nuovo foglio di carta da forno oppure girarlo e utilizzarlo al contrario in modo da non venire direttamente a contatto con la matita.
· ATTREZZATURA: preparatevi già l’attrezzatura necessaria, che in realtà è poca roba, in modo da non dover lasciare troppo l’impasto in attesa. Vi occorrerà: un mixer, un setaccio, una frusta elettrica (meglio se avete la planetaria), un termometro, spatole in silicone, tasca da pasticceria e bocchette (8-10-11 mm), teglie (meglio se microforate) e carta da forno.
· COLORANTE: siamo in pasticceria perciò è ammesso, anzi richiesto l’uso dei coloranti. Il pregio dei macaron è la nota di colori vivaci che attraggono subito lo sguardo, quando fanno bella mostra di se nelle vetrine delle pasticcerie.
Non tutti i coloranti però sono ideali per i macaron. Io personalmente prediligo i coloranti in pasta poiché sono fortemente pigmentati. Si mescolano molto bene e usandone una minima quantità si ottiene un colore vivido, senza alterare la consistenza dell’impasto. Sconsiglio invece i coloranti in polvere (a meno che non siano quelli professionali) perché poco pratici, molto volatili e ne serve un grande quantitativo per ottenere una colorazione luminosa. I coloranti liquidi poi sono molto delicati e permettono solo colorazioni lievemente pastello.
Ovviamente è possibile usare colorazioni naturali, ma considerate sempre l’impatto, anche del gusto, che apportate alla pasta. Per esempio il cacao tende a smontare la meringa, in questo caso per ottenere la colorazione scura è molto meglio utilizzare un po’ di marrone.
Ci sono due momenti in cui si può aggiungere il colorante all’impasto: aggiungendolo agli albumi prima di versarli nell’impasto di mandorle (TPT) oppure alla meringa italiana prima del macaronage.
· MERINGA ALL’ITALIANA e MERINGA ALLA FRANCESE: la meringa francese è più semplice da realizzare in quanto non richiede una cottura precisa dello zucchero. Tuttavia la realizzazione dei gusci di macaron necessita di maggiore attenzione. Poiché lo zucchero è incorporato “a freddo” la struttura degli albumi è più umida e aerata e quindi è più difficile incorporare una grande quantità di TPT senza far afflosciare la meringa. Si rischia così di ottenere una pasta troppo liquida o al contrario grumosa. Il tempo di croutage si allunga. Una volta cotto, il macaron è più friabile, la colorazione e la finitura sono meno precisi. Mentre la meringa italiana è più complessa nella realizzazione, ma assicura una pasta più liscia. Poiché lo zucchero viene incorporato sotto forma di sciroppo, si amalgama bene all’interno dell’albume e avvolge le bolle d’aria come una pellicola, mantenendo la coesione della montata e rendendo la meringa più liscia e più brillante. Essendo più densa, la meringa italiana si incorpora più facilmente alla pasta di mandorle. Permette di cuocere i macaron ad una temperatura più bassa, preservandone il colore e la brillantezza.
· COTTURA: la cottura suggerita dai pasticceri è quella ventilata (con più teglie), a me personalmente non sono mai venuti bene perché coloriscono troppo facilmente e seccano. Preferisco il forno statico, una teglia alla volta. Il trucco di inserire 3 teglie sovrapposte nel forno, a mio avviso non aggiunge nessun particolare miglioramento al risultato finale.
· FARCITURA: la farcitura è l’elemento fondamentale del macaron, può essere una ganache esaltata da una spezia, un aroma o un’infusione, oppure una crema (al burro, mousseline, chantilly), un curd o semplicemente una confettura o gelatina di frutta. Può essere doppia (ganache+crema, per esempio) o contenere degli inserimenti di frutta o gelatina.
· RIPOSO: una volta farciti, i macaron devono riposare almeno 24 ore in frigorifero. In questo modo l’umidità dell’ambiente e della farcia infonderanno profumo e gusto ai gusci, esaltandone la consistenza. Il giorno dopo i macaron avranno la consistenza perfetta, croccanti ma morbidi e fondenti all’assaggio. Lasciateli a temperatura ambiente per 2 ore prima di servirli.
· PERSONALIZZAZIONE: potete personalizzare i macaron secondo la vostra fantasia. A partire dall'aromatizzazione dei gusci (aggiungendo qualche goccia di essenza o estratto che però si sposino con il sapore della mandorla di base). Esistono decorazioni che si possono fare sui gusci da cotti, vedi filamenti di cioccolato, foglie d’oro, brillantini o iridescenze. Oppure altre che si devono obbligatoriamente eseguire prima della cottura: polvere di stelle, panatura, perline, monpariglia, zuccheri colorati o aromatizzati.
150 g di farina di mandorle
110 g di albumi vecchi (almeno 3 giorni) – divisi in due ciotole da 55 g l’una
Per lo sciroppo
150 g di zucchero semolato
50 ml di di acqua
Passate al mixer la farina insieme allo zucchero al velo per ottenere una miscela aerea e impalpabile (meglio tritare poche quantità alla volta, mantenendo la velocità medio/bassa, aumentando solo alla fine e per pochi secondi, altrimenti l'olio contenuto nelle mandorle incorporerà velocemente lo zucchero creando un miscuglio troppo compatto) e passate successivamente al setaccio.
Incorporate i primi 55 g di albume crudo al TPT servendovi di una spatola in silicone. E’ necessario amalgamare bene in modo da ottenere una pasta morbida, omogenea e densa.
Se volete aggiungere del colorante, versatelo sugli albumi e mescolate. Poi uniteli al TPT.
MERINGA ITALIANA
Versate lo zucchero semolato e l’acqua in un tegame dal fondo spesso. Inserite un termometro e cuocete a fuoco medio. Quando la temperatura arriva a 115° simultaneamente cominciate a montare i rimanenti 55 g di albume ad alta velocità. Se, una volta che lo zucchero comincia a bollire, tendesse ad attaccarsi utilizzate un pennello bagnato in acqua fredda e passatelo sui lati (come per il caramello).
Quando il termometro raggiunge i 118° versate lo sciroppo a filo sulla meringa (non ancora completamente montata) avendo cura di farlo scivolare sul lato della ciotola. Continuate a montare per un altro minuto. Poi diminuite la velocità e montate ancora per circa 2-3 minuti o comunque fino a quando il composto risulterà bello gonfio, lucido e bianchissimo. Quando la temperatura della meringa sarà scesa a 40°C. potrà essere aggiunta alla pasta di mandorle.
Volendo aggiungere del colore può essere fatto in questa fase ricordandosi di usare solo coloranti idrosolubili che non smontano gli albumi.
MACARONAGE
Incorporate inizialmente una piccola quantità di meringa alla pasta di mandorle e mescolate in modo da rendere l’impasto più fluido. Aggiungete la restante meringa usando una spatola in silicone, mescolando dal centro verso i lati esterni e raccogliendo continuamente l’impasto. Quando il composto comincia a diventare lucido fate la prova del MACARONNER, ovvero l’impasto è pronto quando sollevando la spatola ricadrà sulla ciotola formando un “nastro pesante” che ricade con una certa difficoltà.
Si trovano diversi video che spiegano molto bene il macaronage: vi suggerisco questo, in particolar modo al punto 4, dal minuto 4.36 al minuto 5.07.
POCHAGE
Fissate con un pochino di impasto i 4 lati del foglio di carta da forno alla teglia. Tenendo la tasca verticale posizionatevi a circa 2cm sopra la teglia. Iniziate a formare dei bottoncini di impasto seguendo lo stampo in silicone oppure il vostro template. Spingete la pasta torcendo ogni volta la tasca di un quarto di giro. Continuate sulle altre teglie fino all’esaurimento dell’impasto. Picchiettate delicatamente con la mano il fondo delle teglie in modo da uniformare i macaron ed eliminare eventuali bolle d’aria.
CROUTAGE
Lasciate riposare i gusci a temperatura ambiente, da almeno 30 minuti a 2-3hs. Questa operazione è molto importante in quanto serve a creare una pellicola fine, secca e resistente sui gusci, e che diventa poi croccante in fase di cottura. L’umidità solleva il guscio senza screpolarlo e alla base si forma il collarino.
Poiché i tempi di croutage possono variare a seconda della temperatura esterna, per verificare che i gusci siano pronti per essere infornati, sfiorate delicatamente la superficie di un guscio; la pasta non deve incollarsi al dito.
COTTURA
Infornate a 180° per i primi 2-3 minuti fino a che si forma il collarino e il macaron si solleva leggermente. Dopodiché abbassate la temperatura a 140-150° e cuocete per ulteriori 10-12 minuti.
Le temperature e i tempi di cottura sono assolutamente indicativi e dipendono dal proprio forno.
Staccate i macaron lentamente dal foglio di carta forno e con l’indice create un piccolo avvallamento che permetterà una farcitura più abbondante. Lasciate i gusci con la parte “piatta” rivolta verso l’alto.
FARCITURA
Per la farcitura potete sbizzarrire la vostra fantasia. Che scegliate una ganache, una crema, una confettura, un curd, una mousse, un paté, i sapori dovranno essere armonici. Potete inserire una doppia farcitura o un elemento, per esempio una gelatina o un pezzetto intero di ingrediente.
Dopo aver spremuto il composto ne ho decorato alcuni con la polvere di arancia o la granella di pistacchi, prima che asciugassero.
Ho usato anche il tappetino in silicone con i cerchi già segnati (ritrovato in mezzo ad altre cianfrusaglie dopo la prima prova) ma non ho visto grandi cambiamenti, mi aspettavo facilitassero l'ascesa pià diritta e invece i miei sono sempre storti. Addirittura questa seconda tornata la maggior parte dei gusci sembrava proprio che mi sfottessero, assomiglavano alle racchiose rane dalle bocche larghe. Praticamente su 50 gusci sono riuscita a comporre 5 macaron quasi "passabili", di cui uno poi caduto (ed ovviamente irrimediabilmente rotto) mentre lo farcivo: maldestra io, ma indubbiamente antipatici loro a ribellarsi ad ogni passaggio!
Ricordando una ricetta suggerita dalla nostra amica tra le dune (a sua volta ripresa da Martha Stewart), ho preparato velocemente il gelato furbo in due gusti; ed utilizzato anche il fondo del caramello godurioso imparato da Paul de Bondt per farcire ulteriormente quelli al cioccolato.
Gelato furbo tipo Malaga
mezza lattina di latte condensato zuccherato, circa 200 g
250 ml di panna fresca da montare
un cucchiaino di estratto di vaniglia liquido
2 cucchiai di Vov (meglio se fatto in casa)
scorze di arancia candita *
uvetta sultanina ammorbidita **
una grattata fresca di buccia di arancia non trattata
* scorzette di arancia veloci: recuperare la scorza dell'arancia con un pelapatate e tagliarla a julienne. Bollire le scorzette per tre volte, partendo sempre da acqua fredda, per mezzo minuto a volta. Cuocerle poi in uno sciroppo di acqua e zucchero 1:1 finchè traslucide. Scolare e tenere da parte.
** conservo l'uvetta in un vaso coperta di grappa, così è sempre morbida pronta all'uso, basta scolarla bene
In una ciotola mescolare il latte condensato con la vaniglia ed il liquore; unire poi le scorzette e l'uvetta ammorbidita tagliuzzate ed infine la buccia grattugiata fresca.
Montare la panna molto soda ed unirla delicatamente a più riprese, mescolando dal basso verso l'altro cercando di non smontare la crema.
Versare in un contenitore col coperchio e conservare in freezer.
Gelato furbo al cioccolato e pistacchi
mezza lattina di latte condensato zuccherato, circa 200 g
250 ml di panna fresca da montare
15 g di cacao amaro
2 cucchiai di Jack Daniel Fire (whiskey alla cannella)
pistacchi tritati
cioccolato fondente tritato
In una ciotola mescolare il latte condensato con il cacao ed il liquore; unire poi i pistacchi e io cioccolato tritato.
Montare la panna molto soda ed unirla delicatamente a più riprese, mescolando dal basso verso l'altro cercando di non smontare la crema.Versare in un contenitore col coperchio e conservare in freezer.
Caramello di De Bondt al fleur de sel
250 g di zucchero
250 g di panna liquida fresca da montare
25 g di burro
fleur de sel, a piacere
Scaldare il fondo di una casseruola alta. A fuoco medio mettere un pochino di zucchero della quantità prefissa e scioglierlo completamente, quindi aggiungerne un altro pochino e aspettare che sciolga completamente e così via fino a finire lo zucchero: in questo modo si eviteranno grumi fastidiosi e più lunghi da sciogliere.
Nel frattempo portare a bollore la panna.
Quando tutto lo zucchero è sciolto e il caramello comincia a fare la schiumetta e bollicine via via più grandi togliere dal fuoco e aggiungere la noce di burro, sempre mescolando.
Unire a più riprese anche la panna calda, facendo attenzione che quando la si verserà gonfierà subito e potrebbe trasbordare, mescolando.
Se si caramellizza qualche grumo, rimettere la pentola sul fuoco basso e mescolare finchè si riscioglie.
A questo punto aggiungere un pizzico di sale, dare un’altra mescolata e il caramello è pronto.
Aspettare che intiepidisca, travasare in un vasetto e quando freddo conservare in frigo, non indurisce.
Come consiglia De Bondt questo è un ottimo caramello sempre pronto (si può riscaldare per ammorbidirlo) per accompagnare dolci, mousse, gelati, frutta padellata o fresca. Al bisogno si può aromatizzare a proprio gusto con liquori e aromi preferiti (per esempio succo d’arancia).
Per fare il caramello liquido basterà sostituire alla panna la stessa quantità di acqua avendo l’accortezza di non considerare il 35% di grasso contenuto nella panna (1000 g zucchero + 1000 g panna (650 g liquido+350 g grasso) = caramello base - 1000 g zucchero + 650 g acqua = caramello liquido)
Indubbiamente non è il mio sport.
Me l'hanno pure detto.
E poi... volete mettere 4 uova di tagliatelle e un generoso Gin Tonic? :-)))
... è stata la mia più grande consolazione!
1 maggio 2016
Gli zuccherini bolognesi per l'MTC#56
Gli Zuccherini bolognesi sono piccoli biscotti di frolla caratteristici della città emiliana: si usava prepararli per i matrimoni, ma oggi si possono trovare nei migliori forni, panifici e pasticcerie della città quasi tutto l'anno.
Le dosi sono inevitabilmente esagerate, proprio perchè l'usanza era quella di prepararne molti, visto il notevole uso che se ne faceva, e le mani operose nella preparazione erano conseguentemente tante, così da rendere il lavoro piacevole e più veloce.
Per una sfornata familiare, basterà dividere gli ingredienti per 5 e poi moltiplicare secondo necessità.
Cuocere a 160° per 10 minuti.
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