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mercoledì 4 settembre 2013

COSA SUCCEDE IN SIRIA?


Siria, doppia trappola nel Mediterraneo in armi

Il Mare Nostrum è strategico per i raid, ma ospita anche gli obiettivi ideali per possibili ritorsioni. Gli Usa inviano una portaerei. E Mosca mobilita la sua flotta

Sta per arrivare tempesta nelle acque del Mediterraneo: la portaerei americana Nimitz è in rotta dall'oceano Indiano verso il mar Rosso, insieme con il suo gruppo navale, quattro cacciatorpediniere e un incrociatore. Il Pentagono sostiene che non ha l'ordine di entrare nel Mediterraneo, ma sarà comunque presto pronta per sostenere un attacco alla Siria. Al largo della costa siriana, la Us Navy schiera già cinque cacciatorpediniere, dotati di missili da crociera Tomahawk, e forse anche uno o più sottomarini.

Mosca invece ha fatto partire dalle base ucraina di Sebastopoli, nel mar Nero, la nave spia Ssv-201 Priazovye. Farà riferimento al porto di Tartus, in Siria, unica base russa al di fuori dell'area dell'ex Urss. La nave da ricognizione si affianca alle quattro unità militari già presenti nel Mediterraneo, e allo schieramento dovrebbe aggiungersi presto anche un mezzo per la lotta ai sommergibili. 

Ma ancora non c'è nessuna decisione sulle ipotesi di intervento. Obama non sembra del tutto convinto dalle prove messe insieme dalla sua intelligence, e forse sente di aver messo America e alleati in una doppia trappola: di Assad, pronto a reagire se attaccato, dei ribelli, se insoddisfatti dell'intervento. Lo scenario mediterraneo non garantisce esiti scontati, la minaccia siriana di rappresaglia è tutt'altro che peregrina. L'apparato militare americano è vulnerabile, perché troppo esteso, troppo tecnologico e troppo caro. E le forze da combattimento americane sono bersagli "paganti", in tutto il mondo. 

La minaccia di Assad più verosimilmente sarà diretta contro Israele e il Libano, ma non si possono escludere attacchi anche successivi contro i paesi della eventuale coalizione o contro quelli che ospitano basi americane. La ritorsione delle squadre terroriste dei ribelli potrà essere rivolta contro coloro che non sono intervenuti. E qui l'Europa e l'Italia che fingono di non essere interessate alla questione militare si trovano in prima linea. "Non concedere le basi" agli americani è una tipica foglia di fico. Non fa desistere chi le vuole colpire e non interessa gli americani le cui basi sono regolate da accordi bilaterali che non sempre prevedono clausole limitative e comunque non si applicano quando la sicurezza americana è in gioco.

Un attacco al Libano sarebbe un disastro per Unifil che schiera circa 11.000 soldati di 32 nazioni, di cui oltre mille italiani. La missione è praticamente in ostaggio di israeliani ed Hezbollah (che nei giorni scorsi ha mobilitato i militanti), quindi della Siria e dell'Iran. Anche i russi, con la loro unica base navale all'estero proprio in Siria sono a loro modo ostaggi della Siria e quindi delle iniziative americane. 

Nel Mediterraneo e aree limitrofe le forze americane hanno sedi permanenti nella base di Lajes nelle Azzorre (territorio portoghese), in Spagna ci sono le basi di Moron De La Frontera, Torrejon e Rota. In Grecia le basi di Soudha, Makri e Eraklion. Nei Balcani ci sono forze e basi in Bosnia, Kosovo, Ungheria, Macedonia, Bulgaria e Romania. In Turchia ci sono le basi aeree e radar di Cigli, Mus e Incirlik, il centro Ripetitori Radio di Karatas, il deposito carburanti di Yumurtalik, il comando aereo Nato di Smirne e le strutture di supporto navale di Smirne e Ankara. La stazione radar di Incirlik dipende dal Comando strategico Usa e quindi fa parte del sistema missilistico e da bombardamento nucleare. Ed è a distanza di tiro. 

Dal Golfo Persico al mare Arabico fino al Corno d'Africa ci sono basi e reparti in Qatar, Bahrein, Arabia Saudita, Dubai, Abu Dhabi, Oman, Kuwait, Yemen e Gibuti. In Egitto c'è il Terzo Centro di ricerca di medicina navale e in Israele è stata di recente attivata la stazione antimissile di Nevatim, nei pressi della centrale nucleare di Dimona. Israele ospita anche nel porto di Haifa alcune strutture di supporto per la Sesta flotta che opera nel Mediterraneo. 

In Italia sono presenti circa 10.000 soldati in 64 installazioni. Il comando della Marina americana in Europa, fino a pochi anni fa dislocato a Londra, oggi è a Napoli. Il comando della Sesta flotta è a Gaeta mentre i cacciabombardieri sono dislocati ad Aviano. A Livorno c'è una base logistica dell'esercito che serve tutto il Medio Oriente. Altre basi sono a Capodichino e Lago Patria di Napoli e a Vicenza (dove c'è l'unica forza terrestre americana aerotrasportata per interventi rapidi), altre installazioni sono a Catania, Coltano e Ghedi. A Sigonella l'Aeronautica italiana "ospita" una base della Marina Usa che gestisce gli aerei spia, i trasporti aerei da e per il Medio Oriente, i rifornimenti in volo e i droni Global Hawk che saranno senz'altro fra i mezzi scelti per l'attacco. Un altro obiettivo "pagante" si trova a pochi chilometri da Sigonella, nell'area protetta della sughereta di Niscemi, dove gli americani stanno installando una delle quattro basi terrestri del Muos: il sistema globale di trasmissione satellitare di dati per il comando dei mezzi militari nel mondo.

http://www.repubblica.it/esteri/2013/09/03/news/siria_mediterraneo_in_armi-65779917/

sabato 24 novembre 2012

I bambini le vere vittime della guerra di Gaza




Il 20 novembre 1989 fu approvata dalle Nazioni Unite la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia. Da quell’anno, in quella data, l’ONU celebra la Giornata Mondiale per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza per ricordare i diritti dei minori. La giornata è arrivata al suo 23° anniversario proprio mentre decine di bambini morivano sotto le bombe israeliane a Gaza. Nessun diritto per i bambini palestinesi di Gaza, sepolti sotto le bombe israeliane che incessantemente cadono con una violenza inaudita in quel pezzo di terra dimenticato da Dio e dalla comunità internazionale.

È difficile contare il numero dei morti (nel momento in cui scrivo si è abbondantemente superato i 140 palestinesi e 5 israeliani) un terzo dei quali, stando a fonti dell’esercito israeliano riportate dal quotidiano israeliano Haaretz, sono civili. Tra di essi molte donne (circa un quarto dei morti) e bambini. Non sono numeri: sono esseri umani innocenti la cui vita è stata rubata per sempre dall’esercito israeliano che decide di punire collettivamente i palestinesi di Gaza. Tra i bambini morti ricordo Omar Al-Mashharawi (11 mesi), Walid Al-Abalda (2 anni), Hanin Tafesh (10 mesi), Gumana Salamah Abu Sufyan (1 anno), Ibrahim Mohammed Jamal Al-Dalou, (1 anno). Questi sono solo alcuni dei neonati che l’esercito israeliano, nell’esercizio di quello che tutte le diplomazie internazionali chiamano diritto di autodifesa, ha rubato a questo mondo. L’umanità tutta, non solo i palestinesi, ha perso qualcosa. Siamo tutti un po’ meno umani ora. Niente può giustificare l’uccisione di bambini innocenti. Niente. Neppure il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza verso Israele.

Israele bombardando incessantemente, dall’alto, dal mare e da terra, una zona tra le più popolate al mondo sa benissimo che può uccidere civili inermi perchè dentro ogni palazzina ci sono intere famiglie che la povertà costringe a vivere in 10 e spesso in 20  sotto uno stesso tetto. Distruggendo quel tetto Israele sa benissimo che sta uccidendo anche donne e bambini. Lo sa bene, come il figlio dell’ex primo ministro israeliano Ariel Sharon ha scritto sulle colonne del Jerusalem Post “Abbiamo bisogno di appiattire interi quartieri di Gaza. Appiattire tutta Gaza. Gli americani non si sono fermati con Hiroshima - i giapponesi non si stavano arrendendo facilmente così hanno colpito anche Nagasaki”
O come il membro del parlamento israeliano Michael Ben-Ari ha detto “Non ci sono innocenti a Gaza”. O ancora il portavoce del primo ministro israeliano Mark Regev, giustificando il bombardamento dell’edificio che ospita i giornalisti, ha
spiegato ai microfoni di Al-Jazeera che non esistono “legittimi giornalisti palestinesi a Gaza”, poiché tutti vicini ad Hamas.

È triste dirlo, ma è lo stesso ragionamento che fa Hamas (che non riconosce Israele) e tutti gli integralisti: se voti un governo che ci bombarda sei complice e dunque colpevole. Colpevoli sono per Hamas tutti i cittadini di Israele e colpevoli sono agli occhi degli integralisti israeliani tutti i cittadini di Gaza. La guerra alimenta entrambe le fazioni di falchi. Prevedo attentanti non solo in Israele ma in altre parti del mondo per colpire obiettivi israeliani e prevedo bombardamenti sempre più feroci e micidiali da parte israeliana. Ahimè quando governano i falchi (da entrambi le parti) la pace si allontana. Da quando è iniziata la guerra, la popolazione civile di ambo le parti vive una vita meno serena. Vivono meno tranquilli i cittadini della capitale israeliana Tel Aviv (per la prima volta raggiunta dai razzi artigianali di Hamas) e vivono (chi ancora vive) meno sereni i cittadini di Gaza sotto incessante e continuo bombardamento.

Non c’è dubbio che il vero vincitore di questa guerra scatenata da Netanyahu, comunque vada, sia Hamas: Egitto, Turchia e Tunisia (i cui governi sono molto vicini al movimento islamico sunnita di Hamas) hanno incontrato Khaled Meshal leader di Hamas e non Mahmoud Abbas leader dell'OLP  (che invece spera e lotta per la pace e ha riconfermato l’intenzione di chiedere entro fine novembre alle Nazioni Unite di elevare il rango della rappresentanza diplomatica palestinese al livello di Stato osservatore non membro, a dispetto dell’opposizione di Israele e Stati Uniti) la cui credibilità agli occhi dei palestinesi e del mondo arabo è quasi nulla, distrutta assieme agli accordi di pace. Anche Netanyahu preferisce “parlare” direttamente con Hamas (d’altronde fu lo stesso Israele a sostenere l’ascesa di Hamas per contrastare il potere di Arafat e spaccare il fronte palestinese, secondo il celebre “divide et impera”). Per ogni militante di Hamas ucciso, centinaia di altri giovani palestinesi, i cui genitori, figli o fratelli sono stati uccisi dalle bombe israeliane, saranno pronti, in questo clima di odio e terrore, ad arruolarsi e combattere assieme alla resistenza. Così come i razzi che cadono in territorio israeliano alimentano i falchi israeliani (vicini a Netanyahu) e la dura repressione dell’esercito.

Questa guerra non fa che allontanare, ancora di più i sogni di pace. A perdere, in questa ennesima guerra che insanguina il Medio Oriente è, infatti, la pace, sempre più una chimera. Gli accordi di Oslo del 1993 (quelli firmati da Rabbin poi ucciso dagli integralisti israeliani e Arafat “misteriosamente” morto per avvelenamento) sono oramai un retaggio del passato. Ma a perdere sono soprattutto i bambini, vittime innocenti di un conflitto che divampa in quella che dovrebbe essere la terra santa, ma che per loro sta diventando un inferno.
22 novembre 2012

sabato 17 novembre 2012

Conflitto israelo-palestinese


PER LA STORIA DEL CONFLITTO ARABO- ISRAELIANO VAI AL LINK:



A Gaza piovono bombe .
Mentre nel sud di Israele la popolazione vive nella paura dei razzi, a Gaza i palestinesi vivono sotto assedio, imprigionati in una striscia di terreno strettissima. E in Cisgiordania la gente viene espropriata della terra occupata da insediamenti illegali, i malati sono bloccati per ore nel percorso verso gli ospedali dai posti di blocco israeliani e le famiglie sono divise da enormi muri che tagliano in due i loro campi
Palestinesi e Israeliani sono sul'orlo di un'altra spirale di violenza e vendette.





l'Autorità palestinese sta per chiedere il riconoscimento all'ONU e questa potrebbeessere un'opportunità incredibile per la pace . Aiutiamoli a farla diventare realtà. 

Se i Palestinesi vinceranno la loro scommessa all'ONU per uno stato subito, potremmo assistere all'inizio della fine di 40 anni di occupazione e fare strada alla formazione di due stati , Palestina e Israele, che possano vivere fianco a fianco in pace e totale sicurezza. 


 


Gli USA e Israele stanno cercando di far saltare il voto all'ONU e l'attacco contro Gaza potrebbe essere un tentativo di spostare l'attenzione e di far apparire inaffidabili i palestinesi.
 Ma l'Europa non ha ancora preso una decisione e i ministri degli esteri europei si incontreranno tra soli 4 giorni.
Se ci faremo sentire ora potremo convincere l'Europa a votare "Sì" per la pace e la libertà. 
Clicca per inondare chi cerca di sabotare questa decisione con le nostre richieste piene di speranza riunite in un'enorme petizione e consegnate attraverso una bandiera alta cinque piani esposta fuori dall'incontro dei ministri (foto a destra): 

http://www.avaaz.org/it/palestine_worlds_next_nation_a/?brOnVbb&v=19269 




Si tratta di una proposta legittima e nonviolenta che darebbe ai palestinesi un nuovo status legale. Ed è anche la miglior occasione di cambiare il corso degli eventi: ci consentirebbe di mettere fine a trattative senza fine portate avanti dagli USA che coprono la costante e illegale colonizzazione delle terre palestinesi da parte degli "insediamenti" israeliani . La risoluzione palestinese chiede la riattivazione e l'accelerazione dei negoziati. Un voto a favore salverebbe la strada a un processo di pace più bilanciato ed equo tra due stati legittimi. 

Mentre il governo israeliano e quello USA definiscono la richiesta di riconoscimento "unilaterale" e pericolosa, al contrario l'ONU, la Banca Mondiale e FMI dicono che i palestinesi sarebbero pronti a governare un loro stato se solo l'occupazione finisse. Gran parte dei paesi nel mondo sostengono in modo schiacciante questa direzione diplomatica per portarci fuori dalla violenza. Ironicamente, gli sforzi di USA e Israele per far fallire questa richiesta e le loro minacce di tagliare i fondi ai palestinesi sono autodistruttive poiché alimentano chi vuole eliminare Israele in quanto stato ebraico. 






L'anno scorso gli USA hanno bloccato il riconoscimento della Palestina al Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Ma con il voto tra pochi giorni all'Assemblea generale dell'ONU, grazie ai voti di tutti i paesi e all'approvazione del riconoscimento, potremmo vedere la fine all'egemonia degli USA e di Israele sul conflitto . Il voto non potrà ammettere completamente la Palestina all'ONU, ma può dichiarare la Palestina uno stato permettendole di accedere a una serie di organizzazioni internazionali e dando maggiore legittimità internazionale agli sforzi nonviolenti dei palestinesi per fermare l'occupazione militare israeliana. 




Le bombe e i missili stanno seminando vittime proprio in queste ore e l'Europa ha per le mani l'opportunità di promuovere pace e libertà: se riusciremo a convincere Francia, Spagna, Germania e Gran Bretagna a stare dalla parte giusta della storia sostenendo l'indipendenza della Palestina, dando loro supporto e aiuti finanziari, potremmo arrivare a un punto di svolta. Unisciti alla petizione e manda un messaggio per sostenere il riconoscimento : http://www.avaaz.org/it/palestine_worlds_next_nation_a/?brOnVbb&v=19269 

Lo stato palestinese non porterà a una soluzione del conflitto nel giro di una notte, ma il riconoscimento dell'ONU cambierà le attuali dinamiche, sbloccando la possibilità di arrivare a pace e libertà. In tutta la Palestina, la gente si prepara, con la speranza e l'aspettativa di ottenere quella libertà che le attuali generazioni non hanno mai conosciuto. Stiamo al loro fianco . 




ULTERIORI INFORMAZIONI 

Operazione israeliana potrebbe essere un modo per ritardare il riconoscimento della Palestina (Huffington Post)
http://www.huffingtonpost.it/2012/11/15/linviato-palestinese-allo_n_2139314.html 

L'Egitto media, Israele non ferma i raid. Razzi su Tel Aviv (Rai News 24)
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=171571
Abu Mazen: chiediamo all'ONU il riconoscimento della Palestina (La Repubblica)
http://video.repubblica.it/mondo/abu-mazen-chiediamo-all-onu-il-riconoscimento-palestina/110612/108996 

Palestina, denaro dalla Lega Araba se Israele blocca i fondi (Globalist)
http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=35934&typeb=0&Palestina-denaro-dalla-Lega-Araba-se-Israele-blocca-i-fondi 

Netanyahu vuole mandare un avviso a Iran ed Egitto (La Repubblica)
http://video.repubblica.it/dossier/gaza-israele-2012/guolo-netanyahu-vuole-mandare-un-avviso-a-iran-ed-egitto/110882/109270 




                                     

http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/295250



Altri cinque bambini e tre adulti morti sono stati estratti dalla macerie di una casa nel rione Nasser di Gaza. Lo dicono fonti giornalistiche locali spiegando che appartengono alla famiglia Adalu. Sale quindi a nove il tragico bilancio di bambini uccisi durante i raid.
E' alto il tributo di sangue pagato dagli innocenti a Gaza: tra ieri notte e questa mattina durante i raid israeliani sono rimasti uccisi almeno nove bambini e altri due sono stati gravemente feriti.
Pronta la reazione palestinese con gli abitanti del Neghev si sono trovati di nuovo stamani sottoposti a nutriti attacchi di razzi sparati da Gaza: ad Ashqelon un edificio è stato centrato.
Sono oltre 100 i razzi sparati sul sud di Israele dalla mezzanotte scorsa. Lo riportano i media. L'esercito israeliano ha invece detto di aver colpito oltre 50 strutture a Gaza, tra le quali postazioni di lancio, tunnel e depositi di armi. Complessivamente circa 905 razzi sono stati lanciati dalla Striscia di Gaza verso Israele, di cui 302 intercettati dal sistema antimissili.
- Sirene di allarme risuonano con insistenza anche a Beer Sheva. Tutte le scuole che si trovano a distanza inferiore a 40 chilometri da Gaza restano oggi chiuse, per prudenza. La polizia israeliana mantiene un elevato stato di allerta in tutto il territorio nel timore che Hamas possa cercare di condurre attentati, partendo dalla Cisgiordania.

giovedì 4 agosto 2011

COSA SUCCEDE IN SIRIA?

Riunione del consiglio di sicurezza dell'Onu

Oggi decisa la risoluzione di condanna alla Siria

La Repubblica Araba di Siria è uno Stato del Vicino Oriente, grande 185.180 km², con 23.695.000 abitanti. La sua capitale è Damasco.
Confina a nord con la Turchia, a est con l'Iraq, a sud con la Giordania, a ovest con Israele e Libano. Sempre a ovest si affaccia sul Mar Mediterraneo. La Siria è una repubblica presidenziale. La lingua ufficiale è quella araba.
La popolazione è costituita in massima parte arabi o aramei arabizzati (in totale 90,3%); per il resto curdi (9%, a nord-est), armeni (1%, a ovest), turchi (al centro e a nord), e altri.
L'attuale Presidente della Siria è Bashar al-Asad, figlio di Hafiz al-Asad, che ha mantenuto il potere dal 1970 sino alla sua morte nel 2000.

http://it.wikipedia.org/wiki/Siria



Nel corso del 2011 sono scoppiate delle sommosse popolari alle quali è seguita una sanguinosa repressione contro i ribelli; 
tale repressione è degenerata, alla vigilia del Ramadam, in una vera e propria guerra condotta dall'esercito siriano contro il proprio stesso popolo.


Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una dichiarazione contro "le violazioni dei diritti umani" e "l'uso della forza contro i civili".
Si dissocia il Libano. Ad Hama l'esercito torna a sparare contro la popolazione, ma il regime nega.

http://tg24.sky.it/tag/tg24/siria_1.html


LA STORIA
Tra il 1517 e il 1920 fece parte dell'Impero ottomano, cui si ribellò alla fine della prima guerra mondiale, reclamando l'indipendenza. Dopo la guerra, dal 1920 fino al 1946 la Siria dovette sottostare a un Mandato francese, durante il quale si alternarono rivolte, collaborazione e negoziati per la piena indipendenza.

Nella seconda metà del maggio 1945 a Damasco dieci giorni di manifestazioni ininterrotte furono seguiti da un bombardamento di 36 ore, ma anche grazie alle pressioni della Gran Bretagna L'indipendenza fu riconosciuta a partire dal fu riconosciuta l'indipendenza.
A seguito dell'indipendenza si ebbe un periodo di instabilità, costellato da numerosi cambi di governo e tredici colpi di stato, il primo dei quali avvenne nel 1949 dopo la sconfitta nella guerra arabo-israeliana del 1948.
 Nel 1963 con un colpo di stato s'impadronì del potere il partito panarabo Baʿth, che nel 1966 abbandonò la linea panaraba per una socialista e filo-sovietica.
Infine dopo la sconfitta nella guerra dei sei giorni,  nel 1970 prese la guida del paese Hāfiz al-Asad, a cui è succeduto nel 2000 il figlio, Bashār al-Asad.


Formalmente la Siria è una repubblica retta dal gruppo etnico-religioso degli alauiti, al cui vertice è dal 1970 la famiglia Asad, titolare della Presidenza della Repubblica in forma ormai ereditaria.
Il Presidente è anche segretario generale del partito Ba'th e capo del Fronte Progressista Nazionale, alleanza di 10 partiti legali egemonizzata dal Baʿth. I suoi poteri, già enormi ai sensi della Costituzione del 1973, sono ulteriormente aumentati dal fatto che dal 1963 (data della presa del potere da parte del Baʿth) è in vigore la legge marziale.


QUANDO E' INIZIATA LA PROTESTA 
Contemporaneamente al conflitto in Libia (vedi etichette LIBIA, AFRICA), proteste e scontri sono iniziati anche in altri Paesi del Medioriente, come in Egitto, Bahrein, Yemen, Arabia Saudita.

 1 -02- 2011

 Anche in Siria parte la protesta, ma solo su Facebook

Sul social network è nato un gruppo con più di 9 mila iscritti che invita a manifestare contro "la monocrazia, la corruzione e la tirannia". "Non vogliamo una rivoluzione violenta me una sollevazione pacifica", chiedono i giovani 

18-03-2011

 Siria - Atmosfera tesa anche in Siria. Poliziotti in abiti civili hanno disperso un gruppo di manifestanti dopo la preghiera del venerdì nella moschea principale nel centro di Damasco, arrestando almeno due attivisti. Decine di poliziotti dispiegati al di fuori della moschea sono intervenuti con bastoni per bloccare un gruppo di fedeli che tentavano di marciare fuori della moschea, picchiandoli violentemente.

 La protesta intitolata 'Giornata della dignita" è stata organizzata tramite Facebook da un gruppo che si fa chiamare 'La rivoluzione siriana 2011'. chiedono immediate riforme politiche nel Paese.
Gli attivisti sono stati arrestati   Nel paese dal 1963 è in vigore lo stato di emergenza che vieta qualsiasi assembramento.

28 marzo 2011

Siria: carri armati circondano Daraa, fuoco sui manifestanti.        Il regime attacca i dimostranti scesi in piazza contro lo stato di emergenza, nella città ribattezzata "la porta della libertà". 

http://tg24.sky.it/tg24/mondo/2011/03/28/siria_proteste_polizia_spara_manifestanti_deraa_assad.html 

8 maggio 2011

Siria, morti a Homs. I carri armati entrano a Tafas. Le forze militari di Al Assad hanno aperto il fuoco in una zona residenziale e hanno usato otto carri armati per arrestare alcuni giovani.


12 giugno 2011

Siria, l'esercito assedia la città fantasma.Combattimenti a Jisr al-Shughur controllata dai ribelli, ormai deserta dopo la fuga dei residenti verso la vicina Turchia. Obiettivo delle truppe di Damasco è reprimere quelle che la tv di Stato definisce bande armate. 

 6 luglio 2011

La denuncia di Amnesty: "In Siria crimini contro l'umanità". Mentre Damasco continua a stroncare nel sangue le manifestazioni pro-democrazia, l'organizzazione chiede all'Onu un'inchiesta sul "sistematico attacco contro i civili". E un video in Rete ritrarrebbe un cameraman ucciso mentre filma un militare

 11 luglio 2011

Siria, assaltate le ambasciate francesi e americane. 

Scontri tra i sostenitori del presidente Bashar al-Assad e le forze che sorvegliano le rappresentanze diplomatiche. Il 10 luglio l'esecutivo aveva protestato per la visita delle due delegazioni in uno dei luoghi simbolo delle manifestazioni.


31 luglio 2011

Siria: massacro ad Hama, almeno 100 morti. I carri armati entrano nella città simbolo della ribellione, mentre a Damasco l'esercito lancia bombe a grappolo contro la folla.

 
 http://tg24.sky.it/tg24/mondo/2011/07/31/siria_proteste_regime_esercito_carri_armati_morti_hama.html

Le granate dei carri armati hanno iniziato a colpire la città 210 chilometri a nord di Damasco con un ritmo di quattro al minuto e i militari hanno sparato a casaccio con le mitragliatrici pesanti contro la gente, travolgendo le barricate erette dagli abitanti.
I corpi di decine di persone, tra le quali donne e bambini, sono abbandonati per le strade e gli ospedali pieni di feriti, secondo quanto riferito da Abdel Rahmane, presisente dell'Osservatorio siriano per i diritti umani.
Sono state tagliate acqua ed elettricità nei principali quartieri di Hama. La città paga così un prezzo altissimo per essere diventata uno dei simboli della rivolta e il centro delle manifestazioni ormai quasi permanenti, dove fino a 55 mila persone sono scese in piazza nei mesi scorsi.

Hama era assediata dall'esercito siriano da circa un mese, e questa mattina sono entrati in azione i tank e le forze di sicurezza intenzionate a stroncare la protesta anti regime alla vigilia del Ramadan. Gli abitanti si erano organizzati con barricate e fortificazioni artigianali, ma è servito a poco di fronte ai carri armati del regime.

Sono avvenuti scontri anche nella capitale e nel resto del paese