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lunedì 8 giugno 2020

Pesto d'asparagi

- Codesto non farà testo, ma è comunque un pesto. -

Ho pensato che di verdi ce ne sono tanti e allora perché non provare con gli asparagi?

Ovviamente la mia, come al solito, non è una ricetta seria, ma solo un suggerimento, perciò le dosi sono del tutto indicative.






per 2/3 persone:


7 asparagi cotti al dente (scottati in acqua bollente salata o al vapore) e poi raffreddati in acqua ghiacciata per conservarne il colore brillante
7 foglie di basilico lavate ed asciugate
2 cucchiai d'olio extravergine d'oliva
20 gr di pinoli (oppure qualche mandorla pelata o anacardo)
sale e pepe q.b.
(niente aglio, a piacere magari un po' di erba cipollina per guarnire)


Frullare tutto in un mixer con un po' d'acqua per non eccedere con l'olio.
Stop.

(Io questa volta avevo anche raffreddato la pasta.)







lunedì 9 ottobre 2017

Orecchiette giramondo (zucca cipolla e pistacchi)



Ci son periodi in cui l'agenda richiederebbe di possedere il dono dell'ubiquità.
Poi invece le giornate scorrono col culo inchiodato alla sedia, davanti al tavolo di disegno, per rispettare le scadenze di consegna.
Io però il senso del viaggio ce l'ho dentro. C'è poco da fare, qualsiasi cosa pensi.
Così me ne creo uno anche quando mi alzo da qui e vado ad inventare il pranzo.
Parto così dal Bellunese (con una zucca nostrana - carrozza di cenerentola dolomitica! :-D), scendo in Puglia (orecchiette), faccio una puntatina in Sicilia (pistacchi), e poi risalgo un attimo in Calabria (cipolle rosse di Tropea) in quei soli dieci minuti in cui cuocio ed impiatto una semplice pasta.
Facilissima, buona, veloce.

Unica condizione: aver cucinato prima (anche il giorno antecedente) in forno la zucca a fette, adagiata sulla leccarda, senza condimento e le cipolle, invece, tagliate a spicchietti, leggermente condite con olio, sale e erbette aromatiche dell'orto in una piccola teglia. Quest'ultime necessiteranno di maggior tempo di cottura, finché risulteranno belle morbide, ma preferibilmente anche un po' caramellizzate.

Mentre la pasta cuoce, ho tagliato la zucca a dadini e ne ho schiacciato la maggior parte con la forchetta, stemperandola con qualche cucchiaiata di acqua calda e salata di cottura della pasta.
Ho aggiunto la cipolla tagliata a pezzetti.
A parte ho tostato i pistacchi in un padellino.
Infine ho condito la pasta con la verdura aggiustando di olio e unendo ancora un po' d'acqua di cottura, per mantenerla cremosa.
Io non amo metterci il parmigiano, perché mi piace sentire il sapore netto delle verdure, quindi ho condito semplicemente con i pistacchi tritati e un'abbondante macinata di pepe nero.




martedì 5 settembre 2017

Pasta al gazpacho

Colpi di coda.
Qualche peperone e pomodoro ben maturo sul tavolo della cucina.
Mi illudo che l'estate non sia finita.
Intanto sulla mia scrivania è ricomparsa la tazza di tè caldo. Sob.





No, niente ricetta, né dosi.

quattro pomodori ben maturi
due peperoni
un pezzetto di cipollotto dolce
un ninìn d'aglio 
un cetriolo
erbe aromatiche a piacere
olio, aceto, sale e pepe q.b.

Ho cubettato un terzo della verdura e tenuta da parte per impiattare.
Il resto, frullato, condendo con olio e aceto secondo i gusti. Aglio e cipollotto, ad libitum. Un tocchetto di pan vecchio, sbriciolato, se si vuole aumentare al cremosità.
Era stata pensata e già fatta un po' di tempo fa, per essere mangiata fredda, col gran caldo, ma anche tiepida credo non sia male.







venerdì 30 giugno 2017

Melanzane e amici



Meravigliosa l'estate e le serate trascorse con amici belli...
La musica a volume alto, io cucino contenta.


4 melanzane lunghe viola striate
peperoncino
salsa Worcester
shoyu o tamari, (salsa di soia)
coriandolo fresco o prezzemolo
aglio
olio


Lavare e spuntare le melanzane.
Tagliarle per lungo in quattro e praticare delle incisioni sulla polpa, senza intaccare la buccia (per facilitarne la cottura)
Spennellare leggermente con olio. Cospargere con sale, peperoncino in polvere ed aglio (fresco o secco)
Cuocere in forno a 200°C per mezz'ora o q.b.
Lasciar raffreddare.
Mescolare 1 cucchiai di salsa Worcester con due cucchiai di salsa di soia e spennellare le melanzane.
Cospargere di coriandolo fresco tritato (o prezzemolo)
Lasciar riposare ed insaporire per qualche ora.





Buone servite con hummus o formaggio secondo i gusti.
Semplice, semplice.


lunedì 5 dicembre 2016

Mele e noci. Dessert cremoso

Chi conosce questo blog già lo sa, ma per coloro che giungono qui per la prima volta e leggono una ricetta, per di più dopo tanto tempo che non ne pubblico, forse è opportuno ribadirlo.
Qui non ci sono ricette classiche, né costruite al milligrammo. Sono solo idee per cucinare e poi fare di testa propria con quello che avete in casa. Niente di più né di meno di ciò che faccio io nella mia cucina.
Questo dessert è nato esattamente così. Mentre mi preparavo il trolley per ripartire di nuovo per un paio di giorni (eccitata all'idea di un progetto che sogno da tempo e mi regala profonde emozioni ma che è prematuro anticipare ora), ho ricordato cosa avevo in frigo e, siccome da queste parti stasera arriva San Nicolò, desideravo che ci concedessimo una cenetta con una coccola in più.

A chiamarlo tiramisù con le mele e le noci, qualcuno potrebbe inorridire.
Non ci sono neppure uova né mascarpone (e può essere realizzato, volendo, in versione interamente vegan), ma concediamoci di citare lo storico dessert per rendere l'idea, perché il procedimento di assemblaggio è decisamente simile e mentre lo creavo sinceramente mi ci sono ispirata.
Da queste parti mi verrebbe da chiamarlo "Pón e nós"

per tre porzioni:
due tre mele gialle dolci e mature, sbucciate e tagliate a dadini
un cucchiaino di cannella
ricotta (o silk tofu, quello cremoso) 200 gr
malto di riso (o zucchero o quello che vi va per dolcificare, in dosi del tutto personali secondo il gusto)
mezzo cucchiaino di buccia di arancia non trattata (la mia polvere di zeste preparata in casa)
zenzero candito (o altri canditi di qualità a vostra scelta, ma effettivamente il piccantino dello zenzero ci sta un gran bene)
latte (io di riso o altro latte vegetale) un bicchiere
savoiardi 4 grandi (o altri biscotti secchi, in proporzione)
uvetta ammollata nel rum (facoltativa)
6 noci sgusciate e tritate

Cuocere le mele in un goccio d'acqua, coperte, con un po' di succo di limone perché non anneriscano e la cannella.
Lasciar raffreddare.
Frullare il tofu o la ricotta con il malto (o il dolcificante scelto, q.b.) e la buccia di arancia. Se necessario a rendere la crema più morbida, aggiungere un goccio di latte. Unire lo zenzero candito a cubetti.
Unire le uvette, strizzate, qualora le vogliate usare e non ci siano bambini (per la presenza del rum).
In bicchierini monoporzione versare sul fondo un cucchiaio di crema. 
Bagnare un savoiardo, tagliato in due pezzi, nel latte di riso freddo e posarlo sopra la crema.
Coprire con le mele cotte, spolverare di cannella e noci tritate.
Mettere un altro mezzo savoiardo e coprire con la crema restante.
Decorare con un po' di purea di mele, qualche noce e spolverare di cannella.
Se gradito, versare un goccio di succo di mela concentrato o di sciroppo di acero.
Lasciare riposare almeno 2-3 ore in frigorifero, ma non servire freddo.



martedì 9 agosto 2016

Insalata di cappuccio rosso



Qualcuno affetta, qualcuno disegna.

Cavolo cappuccio rosso, cavolo rapa, mela, miele, zenzero, curcuma, senape, coriandolo.

Purple cabbage, kohlrabi, apple, honey, ginger, tumeric, mustard, cilantro. 

da http://be.net/gallery/Purple-salad

domenica 3 gennaio 2016

Noccio tiramisù




Ho colto il suggerimento di Uava, una ragazza di cui ho letto in un gruppo in Facebook. 
L'idea è quella di fare un dessert veloce, ma golosissimo. Sano, senza uova crude, mascarpone, senza glutine (se sceglierete biscotti gluten free) e se volete, anche senza zucchero. Chiamatelo come volete, anche senza scomodare il tiramisù, ma è davvero buono!
Come per tutte le ricette di questo blog, potrete ovviamente aggiustare e personalizzare le indicazioni a piacimento.
Occhio però che le dosi sono per un reggimento di amici che io avevo a cena!




ingredienti per 12 porzioni o più:

400 g di nocciole tostate
1,2 l di latte vegetale (io ho usato un litro latte di riso non zuccherato + 0,2 di latte di soia)
180 g di zucchero (o malto o sciroppo d'agave in quantità desiderata *)
40 g di fecola di patate
2 cucchiaini e mezzo rasi di agar agar (è preferibile usarlo per la consistenza finale, ma, se proprio non lo avete, potete sostituirlo aumentando la dose di fecola a 60 gr)
savoiardi (fette biscottate, pan di spagna o pandoro avanzato)
caffè (normale, decaffeinato, d'orzo, a seconda del tipo di commensali; a nostro gusto comunque non zuccherato)

In un tritatutto tritare molto finemente le nocciole con lo zucchero (o altro dolcificante a scelta). Aggiungervi 400 g di latte e frullare.
Unire tutti gli altri ingredienti e cuocere per 10 minuti a fuoco dolce, rimestando bene (se usate il Bimby, a 90° velocità 4)
Lasciar raffreddare.

Bagnare molto velocemente i savoiardi o le fette biscottate nel caffè decaffeinato freddo (o caffè d'orzo) non zuccherato e procedere come per il tiramisù tradizionale in coppette monoporzione o in un'unica grande teglia.
Indicativamente io ho messo due savoiardi spezzati a metà per ogni vasetto monoporzione.
Non preoccupatevi se la crema vi sembrerà fluida. Si rassoderà raffreddandosi.
Lasciar riposare in frigo mezza giornata. Risulta ancora più buono il giorno seguente.

Al momento di servire, togliere dal frigo un po' prima e decorare con cacao in polvere, gocce di cioccolato fondente, granella di nocciole, polvere di arancia, crunchy di avena o quello che più gradite.

Nulla vieta di dividere la crema in due dosi e metà arricchirla con cacao o cioccolato fondente fuso.
Oppure di servire la sola crema in tazzine con biscottini secchi tipo baicoli o lingue di gatto.

* Nel caso si usi malto o sciroppo d'agave, inevitabilmente la dose del composto aumenterà un po' percui è preferibile aumentare un pochino anche la quantità della fecola per raddensarlo.






Se amate le nocciole ed il cioccolato, guardate anche questa ricettina per duplicare la crema di nocciole spalmabile in casa:




sabato 13 giugno 2015

Torta profumata di riso

Potrebbe forse ricordare un po' la torta di riso reggiana, ma i puristi potrebbero inorridire.
Più semplicemente potreste scandalizzarvi tutti all'idea che abbia acceso il forno in questi giorni, ma oggi la temperatura esterna lo consentiva ed avevo voglia di una torta un po' cremosa, ma semplice e naturale, da mangiare fredda da frigo (buonissima dopo una notte di riposo), così è nata questa, che strizza un po' l'occhio al risolatte alla vaniglia.
(Potrete cuocerla di notte per evitare l'eccesso di calore e realizzarla anche in versione interamente vegan*).





150 gr di riso bio semintegrale
1000 gr di latte vegetale non zuccherato (io ho usato metà riso e metà soia)
120 gr di succo d'agave o malto di riso
3 cucchiai di sciroppo d'acero
la buccia grattugiata di un limone non trattato
2 cucchiai colmi di farina di riso
un uovo (*credo si potrebbe omettere tranquillamente aggiungendo un cucchiaio in più di farina di riso)
un bacello di vaniglia
un cucchiaio di rhum (facoltativo)
un pizzico di sale


Sciacquare il riso semintegrale per eliminare eventuali impurità e scolarlo bene.
In una casseruola versare riso e latte, i semini di vaniglia e un pizzico di sale e far cuocere lentamente secondo le indicazioni fornite dalla confezione di riso (per me 25 min).
Lasciar raffreddare e riposare per almeno due ore.
Accendere il forno a 180° (statico).
Dolcificare il composto di latte e riso con gli sciroppi (aumentando o diminuendo secondo il gusto) ed unirvi la scorza del limone grattugiata.
Unire anche l'uovo intero mescolando bene e la farina di riso.
Versare in uno stampo apribile ben oliato ed infarinato e cuocere per 45-50 minuti.
Dorare in superficie per qualche minuto sotto il grill.
Lasciar raffreddare bene (poi anche in frigo) prima di tagliare e servire, ad esempio, con lamelle di mandorle tostate.

Si presterà benissimo anche nel caso vogliate farla diventare ripieno per un guscio di frolla.



martedì 24 marzo 2015

Naturalmente (2)

Stanca ma soddisfatta, ora posso raccontarvi del pranzo che abbiamo realizzato Dominique Gobbo ed io al ristorante Al Lumin a Zoldo Alto (BL) per l'evento "Naturalmente" che già vi avevo annunciato qui.
Primo giorno di primavera, sì ma... beffardamente il meteo non è stato clemente e poco dopo il mio arrivo in Zoldo, nel pomeriggio di sabato, ha iniziato a nevicare!
Non ci siamo però perse d'animo e, acceso il caminetto, dopo cena abbiamo cucinato fino alle 2 di notte per riprendere poi subito la mattina seguente.
Quando mi sono alzata domenica mattina questo era il panorama scorto dalla mia finestra.




Sole o neve, la sfida però era ormai stata lanciata: ideare e realizzare un menù interamente vegano/macrobiotico, senza l'impiego dunque di alcun prodotto animale, né derivati, né zucchero. Questo non tanto per fanatiche ed estremistiche convinzioni, ma per offrire un'occasione stimolante in cui sperimentare che è possibile abolire l'uso di alcuni ingredienti dalla nostra tavola, degustando pietanze però che regalino ugualmente gusto e piacere.
Avrei tanto voluto curare ancor più l'impiattamento, ma mi sono resa conto che cucinare e servire questo menù con tutte portate calde per 30 coperti prenotati ha ovviamente richiesto di velocizzare i gesti.
Le fotografie non sono realizzate da me, perchè ero troppo presa in cucina per potermene occupare anche se lo avrei voluto tanto fare, ma fortunatamente un amico prezioso ha documentato tutto, o quasi.


Boulanee (tipici "ravioli" afgani) ripieni di patata, cipollotto e cumino, solitamente fritti, ma qui in versione
light al forno [con variante glutenfree: crepes di mais e riso con ugual ripieno] e babaganoush


e Farro con carciofi freschi, pomodori secchi e timo


Crema tiepida di cicerchie con puntarelle, caffè e pane croccante


 Riso con asparagi, piselli e aneto freschi su letto verde

  
Tagliolini d'orzo con agretti, mandorle tostate e zeste di limone (alternativa glutenfree con pasta di riso)

 Vegburger di lenticchie con "maionese" vegana al dragoncello
e contorno di verdure di fine stagione (broccolo, zucca, topinambur, indivia, cavolfiore, broccolo romanesco) e le loro puree


  
Tortino di mele, frutta secca e limone
Piccolo cremoso allo yogurt di soia con frutti di bosco e quinoa croccante
(tutto senza uova, zucchero e burro)


Pure pane e grissini sono stati fatti in casa.

Anche i dolci sono stati realizzati senza prodotti animali e pure senza zucchero. Quello a velo è stato spolverizzato sopra solo perchè gradito esteticamente (ma si può sostituire con cocco secco in polvere, che però io avevo scordato)

E dietro le quinte? forse vi chiederete.
Ecco qualche scatto in cucina, con Dominique ed il mio Giacomo, tra frenesia, risate, abbracci, concitazione, fatica, qualche calice di prosecco e tanto tanto divertimento.






I piatti che rientrano ripuliti in cucina, dopo l'apprezzamento dei clienti. Che soddisfazione!



 L'allegra brigata, stanca ma soddisfatta e felice

Nonostante la neve dispettosa, abbiamo riempito le sale di gente ed allegria (non posto foto per la privacy) e con nostro grande piacere qualcuno è arrivato perfino da Treviso e Venezia.
Un ringraziamento sincero a tutti i commensali presenti che hanno apprezzato i piatti e a Dominique - cuoremio - per la fiducia smisurata che mi ha dato, per le cose che ho imparato, ma soprattutto perchè lei sa bene a chi era dedicata questa giornata, con tutto il nostro amore.
Infine, ma non per ultimo, grazie anche ai miei uomini adorabili, mio marito e il mio cuochino Giacomo, che anche in quest'occasione hanno tifato per me e mi hanno aiutato tantissimo anche manualmente (solo il secondo mi ha firmato, orgoglioso, la liberatoria per le foto :-D )




Verde Vittoria

Più d'uno mi ha già domandato se ripeteremo la cosa. Eh, questo però non è il mio mestiere!  Quest'esperienza mi è servita per comprendere quanto impegno e fatica ci vuole per farlo sul serio, quindi esprimo ancora una volta tutta la mia ammirazione ed il mio rispetto a coloro che lo esercitano con passione e serietà, per professione, Dominique in primis.
Il mio intento in questo frangente era solo quello di dimostrare che si può cucinare buono, sano e bello anche eliminando ingredienti a cui si crede spesso non si possa rinunciare, esattamente come sempre ho divulgato nel progetto Salutiamoci per anni.
Io mi sono divertita un mondo ad offrirvi qualche pezzetto edibile di me.
Ora, però, deposto il cappello, riprendo il pennello.
Poi chi lo sa...



martedì 17 marzo 2015

Naturalmente (1)

È una storia lunga e bella, quella con la mia amica Dominique Gobbo, iniziata tanti anni fa con un'amicizia nata tra i colori ed un nome, "Animalmente", quando esponemmo il nostro bestiario disegnato, in una mostra a palazzo Crepadona a Belluno (con un racconto di accompagnamento scritto da Marina Neri).

Ora, dopo tanti anni, vogliamo giocare nuovamente insieme, ma questa volta in cucina.
Il nome è diventato "Naturalmente" e questo sarà il nostro modo per dare il benvenuto alla primavera in tavola, celebrandone i germogli verdi.

Abbiamo così studiato un menù vegano, non tanto per fanatiche ed estremistiche convinzioni, ma per offrire un'occasione stimolante in cui potremo sperimentare insieme come abolire o provare a limitare l'uso di alcuni ingredienti sulla nostra tavola, degustando pietanze che non per questo però mancheranno di regalare gusto e piacere. 
Dominique è chef nel suo ristorante Al Lumin. (vedi qui)

 
Dominique Gobbo e Roberta Cadorin
vi aspettano a pranzo per il giorno 22 marzo 2015
al ristorante Al Lumin di Zoldo Alto (Belluno) 
 
Per info e prenotazioni:
tel 0437 789192




Racconto e foto della giornata sono visibili in questo altro post: Naturalmente (2)



venerdì 13 marzo 2015

Verzuppa? Vellutata di pastinaca, patata e porro con shiitake e fichi secchi

Ricordate la signorina Verzuppa? Chi non la conosce, può vederla qui
Verde, rosa, bianca, gialla...

Ogni tanto la signorina ricompare sulla nostra tavola, senza preavviso né premeditazione, colorata e vanitosa.
Oggi si è presentata così, ma è scomparsa in un battibaleno!





Questa idea nasce esattamente nel breve tempo che serve per svuotare la borsa della spesa fatta un po' a casaccio, in velocità. (idem per la foto storta e fatta col cellulare)
Pastinache, patate per addolcire le prime, un po' di porro per insaporire e funghi shiitake* e tutto il resto per contrastare, rendere croccante e colorato.
Tutto facile, come sempre. E veloce. 
Parola di Cobrizo.


Le dosi sono risultate per 3 persone (sono un po' approssimative, eh).
400 gr di patate
150 gr di pastinaca (era una, grossa)
150 gr di porro (se volete la zuppa gialla usate solo la parte bianca con un pizzico di curcuma, se la volete verde usate invece pure anche il ciuffo verde)
170 gr di funghi shiitake freschi oppure secchi, in minor peso, rinvenuti in acqua tiepida, di cui però vanno scartati i gambi, perchè comunque troppo duri (ovviamente potrete usare anche altri funghi dal sapore delicato, ma gli shiitake regalano un aroma ed una consistenza ideali)
due fichi secchi morbidi
un paio di cucchiai di shoyu (salsa di soia)
qualche nocciola tostata o mandorla o altro a scelta (facoltativo)
semi di sesamo nero
olio extravergine d'oliva, sale e pepe

Mettere a bollire circa mezzo litro d'acqua (o brodo vegetale) e tuffarci patate e pastinaca pelate e porro mondato, il tutto tagliato velocemente a grandi pezzi.
Cuocere a pressione per 8-10 minuti (una ventina o q.b. in pentola normale).
Frullare finemente. Aggiustare di sale (che non sarà necessario se avrete usato il brodo).
A parte mondare ed affettare i funghi. In padella saltarli con un filo d'olio. Una volta appassiti, aggiungere lo shoyu (spostandosi dalla fiamma) mescolando velocemente, che così li caramellerà un poco. Tenere da parte.
Impiattare e decorare coi funghi, i fichi tagliati a fettine, i semi di sesamo, le nocciole (se gradite), una macinata di pepe nero e un filo d'olio.



* I funghi shiitake (il nome deriva da shii, la quercia su cui generalmente cresce questo miceto e take che significa fungo) è un fungo di antica origine cinese e diffusosi successivamente anche in Giappone.
Il Lentinula Edodes è conosciuto per le sue preziose proprietà tra cui quelle depurativa, diuretica, antipertensiva, immunostimolante (contiene infatti il lentinano, un betaglucano in grado di sollecitare macrofagi e linfociti) ed è utile in caso si calcoli renali.
A differenza di tutti gli altri funghi non affatica il fegato, ma anzi, lo aiuta a depurarsi.
Nella cucina giapponese viene solitamente usato per il dashi, cioè il brodo di base con il quale vengono consumati gli spaghetti di grano saraceno o di riso o nelle zuppe di miso.
Solitamente si trova secco, nei negozi di alimenti naturali e macrobiotici. Ora però si sta diffondendo anche fresco, coltivato in Italia.
Altre informazioni a riguardo qui

venerdì 27 febbraio 2015

L'insalata sbagliata... e corretta.

Sto illustrando un testo per adulti che trovo impegnativo e che ogni giorno mi obbliga a fare i conti con i miei limiti oggettivi. 
Ma non desisto.
Per contrasto, nei momenti di pausa, talvolta ritorno a parole più amene e scarabocchio cose leggere e... maggiormente digeribili come questa.






Poi, per cena, mi invento questa insalata (ma no, non è una ricetta e non ho foto, mi spiace):
Scotto appena delle foglie di cavolo nero private della dura nervatura centrale e raffreddo subito (per mantenerle verdi). Taglio grossolanamente.
A parte, in una padella con olio ed aglio, salto dei funghi cardoncelli a fettine non troppo sottili e lascio raffreddare.
In una ciotola unisco cavolo nero, funghi, datteri denocciolati e semi di anacardi (o noci, zucca, ecc.), buccia di limone ed il verde di un cipollotto tagliato sottile.
Una pera o delle bacche di goji, perchè no?
Olio, sale e pepe (rosa, di Sichuan o quello più gradito).
Noi poi l'abbiamo consumata affiancandola con un po' di quinoa lessata.


- Ci sono tre cose che una donna è capace di fare con niente: un cappello, un’insalata e una scenata. -




lunedì 13 ottobre 2014

Dolcetti autunnali... da fiaba.


Questi sono i dolcetti di cui vi ho accennato qui, a proposito delle considerazioni e le esperienze su cibo, illustrazione, immaginazione e fantasia esposte in un intervento che ho fatto a Libri in cantina.
Per raccontare il segno del cibo, il mio percorso creativo cioè dall'immagine alla ricetta, mi è sembrato che la cosa migliore fosse quella di proporre anche  l'assaggio di una cosa semplice, buona, sana, ma possibilmente graziosa per l'occhio.
Pochi ingredienti, facilmente reperibili, ma combinati insieme in un accoppiamento un po' bizzarro, quantomeno per la cucina tradizionale italiana (hanno più un che di nipponico, direi, no?) hanno dato vita a questi dolcetti gluten free che possono risultare anche vegan a seconda del cioccolato che userete.

Avete già indovinato gli ingredienti del cuore racchiuso nel cioccolato?
Visto che si parlava di fiabe quel giorno, se vi dico di pensare ad un ortaggio di stagione e a Cenerentola,  cosa vi viene in mente?
E poi magari di aggiungerci anche un re vegetale... che nelle fiabe un re c'è quasi sempre... e poi ancora un tocco dai poteri magici...
Su, su, vi devo fare un disegnino? 




Ecco, ora è evidente, no?

zucca + fagiolo + arachide


La cosa divertente è stata che di tutti i presenti, pur assaggiandoli, apprezzandoli e facendone il bis (non vi dirò chi ne ha mangiati 5), nessuno ha indovinato! :-)
(Avevo però dichiarato apertamente la presenza dell'arachide per ovviare ad eventuali allergie tra i presenti.)


Mi sono ispirata ai Buckeye candies, ma per realizzarli, ho utilizzato fagioli cannellini secchi dopo lungo ammollo (rinnovando l'acqua) e sconsiglio di utilizzare fagioli già cotti in barattolo.
La cottura in nuova acqua proseguirà finchè saranno morbidi, mentre baderete di far assorbire proprio tutta l'acqua, eventualmente scoperchiando e lasciando evaporarla un poco alla fine.
Assicuratevi che la zucca sia buona e molto dolce (perchè l'unico dolcificante aggiunto è il succo di mela) e cuocetela a vapore.
Entrambi dovranno risultare più asciutti possibile altrimenti sarà davvero diffcile confezionarli! 
Io vi ho avvisati, eh.

380 gr di cannellini bio già lessati (asciuttissimi, mi raccomando)
150 gr di zucca bio dolce già cotta al vapore (purchè altrettanto asciutta)
250 gr di burro di arachidi bio (credo potrebbe essere interessante provare anche con pasta di nocciola o mandorla)
15 gr di burro di cacao bio (il mio in pastiglie)
60 gr di succo di mela bio
350 gr di buon cioccolato da copertura bio (al 60%)
un cucchiaio colmo di vaniglia in polvere (no vanillina)
un pizzico di sale

Una volta cotti zucca e fagioli e ben raffreddati, frullare insieme nelle dosi soprascritte (il Bimby, nel caso lo possediate, andrà benissimo), unendo il burro di cacao, precedentemente sciolto a bagno maria in una tazzina e la vaniglia.
Unire quindi anche il succo di mela, il burro di arachide ed il sale.
Lasciar riposare almeno venti minuti in frigo.
Prelevare poco impasto alla volta dal frigo e con le mani leggermente bagnate d'acqua (non olio!) formare palline grandi quanto una grossa nocciola. Posizionarle su un vassoio rivestito di carta oleata e rimetterle in frigo, procedendo analogamente con il resto dell'impasto.
(Qualora possediate un abbattitore vi potrà aiutare molto per abbreviare i tempi e migliorare la consistenza.)
Una volta pronte tutte le palline, ben distanziate su più vassoi, infilzare ciascuna con uno stuzzicadenti (non troppo profondamente) e riporre in freezer (non in frigorifero) i vassoi per tre quarti d'ora.


Sciogliere il cioccolato a bagnomaria in un pentolino stretto, ma non troppo alto.
Prelevare dal freezer una piccola parte di palline alla volta e intingerle entrando perpendicolarmente nel cioccolato fuso, lasciando quindi una coroncina d'impasto a vista, cioè quella che circonda lo stuzzicadenti infilzato.
Rimetterle su carta oleata pulita affinchè si raddensi la glassa.
Una volta glassate tutte, riporre le palline nuovamente in frigo (non in freezer).
Togliere gli stuzzicadenti e delicatamente chiudere il forellino residuo (sarà sufficiente modellare l'impasto forato grazie al calore del vostro polpastrello).
Mettere ogni cioccolatino su un pirottino di carta e riporre ancora in frigo in scatola chiusa di vetro.
Consumare i dolcini appena tolti dal frigo.

Se realizzati e conservati ben chiusi, si preservano ottimamente per 5-6 giorni (attenzione all'umidità e agli odori in frigo!)
A colazione o a merenda con una fetta di pane, come sfizio col caffè, o come semplice ma goloso dopocena, vi stupiranno davvero!
Io non ho usato liquore per la presenza di bambini e per giocare coi sapori più puliti possibile, ma un po' di rhum o di zenzero forse non starebbero male.



domenica 10 agosto 2014

Sulla tavola / zucchine son servite / pure illustrate. (Zucchini burger)


 questa tavola/ricetta è pubblicata anche qui

Con questa estate inclemente anche il nostro orto non produce come dovrebbe.
Dal rientro dalle vacanze però scopro con piacere un numero inaspettato di zucchine ad aspettarci. Ora non resta che inventarsi qualcosa per impiegarle in cucina in nuove ricette, da apprezzare anche durante le prossime cenette estive o i pic-nic ferragostani.

Contagiata dall'haikumania di Silvia, mentre disegno la tavola e gioco per partorire questo:

- Sulla tavola
zucchine son servite
 pure illustrate. -

nasce anche quest'idea in cucina. Pensando di farne un'insalata, avevo cotto in anticipo del riso integrale (per quello integrale preferisco sempre la cottura per assorbimento: con il doppio dell'acqua rispetto al volume del riso). Con un avanzo di questo, penso così di realizzare questi burger verdi (che son pure vegan, a ben riflettere, per chi ci tiene).
Ovviamente potrete sbizzarrirvi provando ad usare anche un cereale diverso.


360 gr di zucchine crude mondate
100 gr di tofu (bianco o già aromatizzato a piacere)
150 gr di riso scondito avanzato (il mio basmati integrale)
20 gr di mandorle pelate tostate (o pinoli, semi di girasole, ecc.)
50 gr di farina di riso
un pugno di foglie di basilico tritate (o altra erba aromatica)
un cucchiaio di pomodori secchi tritati o olive (facoltativo)
1 cucchiaio di olio extravergine di oliva
mezzo spicchio di aglio
sale e pepe q.b.


Sbriciolare con i rebbi della forchetta il tofu. Qualora fosse bianco, aromatizzarlo con l'aglio tritato finissimo, l'olio, il basilico, (aggiungendo se volete anche i pomodori secchi, olive o capperi o quel che è più gradito ma occhio a non scombinare troppo le proporzioni delle dosi altrimenti il burger non si compatterà) e lasciate riposare un poco.
Tagliare le zucchine a julienne o con gratuggia a fori grossi. Raccoglierle in una ciotola e salarle.
Unire il riso, il tofu, le mandorle tritate ed infine la farina di riso.
Regolare di sale e pepe.

Ungere appena con un pennello una piastra antiaderente o una larga padella e scaldarla sul fuoco.
Ungere anche l'interno di un coppapasta (il mio di circa 11 cm di diametro, ma ovviamente potranno essere fatti anche più piccoli, ad esempio, come fingerfood, per un aperitivo).
Appoggiare il coppapasta sulla piastra e riempire col composto in modo da fare uno strato al massimo di circa 2 cm, compattandolo bene col cucchiaio anche lungo la circonferenza. Sfilare con cautela il coppapasta e ripetere l'operazione fino a creare, con queste dosi, 6 vegburger.
Cuocere fino a gratinare bene prima di girare con delicatezza con una paletta e cuocere l'altro lato.
Risulteranno croccanti all'esterno e morbidi e deliziosamente cremosi all'interno.
Servire con insalatina mista.







venerdì 27 giugno 2014

Contagio rosso. Cherry (vegan) pie.

Piccole e rotonde, scendono dalle dolomiti e nuotano verso l'oceano queste ciliegie. Di questi rossi capricci, già vi avevo premesso qui.
Pur cambiando idioma, la tentazione allora persiste...






... e dà vita ad illustrazioni e torte che si sposano a mezz'aria in un dolce e succoso abbraccio.




La signorina Cherry è dunque davvero un poco maga?








Questo non lo so, ma di certo posso dirvi che la torta golosa è di Sara Ghedina, conterranea dolomitica al 100%, che ora cucina e fotografa in California.
La ricetta, vegan, ed altre sue belle foto le trovate nel suo bel blog, qui.
Le illustrazioni invece sono mie, a stomaco vuoto. Sob.