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venerdì 30 giugno 2017

Melanzane e amici



Meravigliosa l'estate e le serate trascorse con amici belli...
La musica a volume alto, io cucino contenta.


4 melanzane lunghe viola striate
peperoncino
salsa Worcester
shoyu o tamari, (salsa di soia)
coriandolo fresco o prezzemolo
aglio
olio


Lavare e spuntare le melanzane.
Tagliarle per lungo in quattro e praticare delle incisioni sulla polpa, senza intaccare la buccia (per facilitarne la cottura)
Spennellare leggermente con olio. Cospargere con sale, peperoncino in polvere ed aglio (fresco o secco)
Cuocere in forno a 200°C per mezz'ora o q.b.
Lasciar raffreddare.
Mescolare 1 cucchiai di salsa Worcester con due cucchiai di salsa di soia e spennellare le melanzane.
Cospargere di coriandolo fresco tritato (o prezzemolo)
Lasciar riposare ed insaporire per qualche ora.





Buone servite con hummus o formaggio secondo i gusti.
Semplice, semplice.


martedì 9 agosto 2016

Insalata di cappuccio rosso



Qualcuno affetta, qualcuno disegna.

Cavolo cappuccio rosso, cavolo rapa, mela, miele, zenzero, curcuma, senape, coriandolo.

Purple cabbage, kohlrabi, apple, honey, ginger, tumeric, mustard, cilantro. 

da http://be.net/gallery/Purple-salad

venerdì 27 febbraio 2015

L'insalata sbagliata... e corretta.

Sto illustrando un testo per adulti che trovo impegnativo e che ogni giorno mi obbliga a fare i conti con i miei limiti oggettivi. 
Ma non desisto.
Per contrasto, nei momenti di pausa, talvolta ritorno a parole più amene e scarabocchio cose leggere e... maggiormente digeribili come questa.






Poi, per cena, mi invento questa insalata (ma no, non è una ricetta e non ho foto, mi spiace):
Scotto appena delle foglie di cavolo nero private della dura nervatura centrale e raffreddo subito (per mantenerle verdi). Taglio grossolanamente.
A parte, in una padella con olio ed aglio, salto dei funghi cardoncelli a fettine non troppo sottili e lascio raffreddare.
In una ciotola unisco cavolo nero, funghi, datteri denocciolati e semi di anacardi (o noci, zucca, ecc.), buccia di limone ed il verde di un cipollotto tagliato sottile.
Una pera o delle bacche di goji, perchè no?
Olio, sale e pepe (rosa, di Sichuan o quello più gradito).
Noi poi l'abbiamo consumata affiancandola con un po' di quinoa lessata.


- Ci sono tre cose che una donna è capace di fare con niente: un cappello, un’insalata e una scenata. -




giovedì 13 febbraio 2014

Fiori d'inverno



- La danza non è un'arte per avere successo. Ma un dono per dare agli altri un'emozione. - ha detto Merce Cunningham.
- Forse come il disegno? e pure la cucina? - mi chiedo io.



Nei mesi scorsi vergognosamente non sono più riuscita a postare ricette per il progetto di  Salutiamoci. (per i pochi che ancora non sanno cosa sia, qui)
Ci riprovo ora con questo raptus rosso e danzerino: a febbraio si parla infatti proprio di radicchio.
Io disegno solo e vi suggerisco per sommi capi la ricetta prendendo spunto da Giuseppe Maffioli e La cucina trevigiana.
Al resto pensateci voi. Insomma, partecipate alle danze!

 
Radicchio rosso di Treviso in saor

con cipolle rosse di tropea
con cipolle bionde
 Lavate ed asciugate i cespi di radicchio rosso di Treviso.
Poneteli in una pirofila ed ungeteli leggermente. Salate e pepate q. b. e cuocete al forno finchè saranno morbidi, facendo attenzione a non seccarli e bruciarli (in alternativa potranno essere cotti anche in padella).
Una volta cotti, raccoglieteli e trasferiteli a parte, in una pirofila (non di metallo).
Nel fondo di cottura appassite dolcemente della cipolla (io ho provato sia la versione bionda sia la rossa) tagliata finemente, in quantità a piacere e con l'ausilio di un goccio d'acqua se necessario.
Se graditi, potrete unirvi uva passa e pinoli tostati.
Irrorate con un po' di acidulato di umeboshi (o in alternativa, aceto di mele e vino bianco in parti uguali); cuocete per qualche minuto, quindi versate l'intingolo con la cipolla ancora caldo sul radicchio.
Lasciate marinare in frigo per almeno 12 h quindi servite come antipasto o come contorno.










Questa ricetta partecipa alla raccolta di Salutiamoci di febbraio, tutta incentrata sul tema del radicchio rosso, ospitata da Lucrezia di Peanutincookingland



mercoledì 12 dicembre 2012

A crumbled day: un giorno del cavolo... in briciole.

Non ricordo se l'ho già detto... ma la mia adorabile nonna Amabile (un nome, una verità) era solita dire:
"Co' i afari va mal, el corpo nol ha da patìr"
Traduco: quando gli affari vanno male, il corpo non deve patire.
Ovviamente per affari non intendeva necessariamente affari economici, ma in senso più ampio, affari di vita... percui lei sosteneva che fosse meglio non trascurarsi, ma mangiare, per sostenersi.

Con la tristezza nel cuore talvolta non è facile neppure mangiare. 
It's a crumbled day... e allora io scherzo così oggi (giocando con questo rosso irriverente in quest'immagine frivola che ho preparato per Salutiamoci), anche se non ci sarebbe nulla per cui scherzare, ma solo stare a guardare in silenzio il cielo azzurro e quanto belle sono le montagne oggi, anche per te.
Se è vero che "il cielo è di tutti gli occhi," siamo in tanti oggi lassù... e forse sarà un po' meno difficile...
ma accidenti:

Spiegatemi voi dunque,
in prosa od in versetti,
perché il cielo è uno solo
e la terra è tutta a pezzetti.
(G. R.)





 Crumble salato di cavolfiore al garam masala


il cavolo veste Prada ;-)


un cavolfiore bianco (sarà stato 1/2 kg crudo, mondato)
un cucchiaino di garam masala (o curry in alternativa)
2 cucchiai di olio e.v.o.
50 gr di farina di riso
20 gr di farina di ceci
50 gr di nocciole tostate tritate finemente
sale q.b.
acqua fredda q.b.

Lessare le cimette di cavolfiore al vapore o in acqua leggermente salata bollente (non dovranno essere troppo al dente ma un poco morbide).
Mescolare le farine con le nocciole, l'olio, il sale, il garam masala e poca acqua, quanta sarà sufficiente per ottenere un composto bricioloso simile a quello tipico del crumble (bastano poche cucchiaiate). Lasciar riposare al fresco.
Le mie ricette lasciano aperta ogni possibilità, lo sapete: a questo punto potrete allora lasciare le cimette integre del cavolfiore oppure ripassarlo in padella con un po' d'olio ed ancora un pizzico di garam masala e/o ricavarne una purea utilizzando lo schiacciapatate a fori grossi.
(io li ho cotti al vapore e poi ripassati in padella)
Porzionare comunque infine in cocottine da forno individuali (oppure usare un'unica teglia grande).
Coprire con l'impasto di pasta, pressandolo un poco.
Passare in forno per 10 min sotto il grill a 200° o q.b. a seconda del vostro forno, finchè la crosta sarà croccante.



sabato 1 dicembre 2012

Salutiamoci. Dicembre e i cavolfiori.



Pistaaaaaaa. Arrivano i cavolfiori!
Io li ho disegnati, ma in realtà a dicembre cavolfiore (bianco, verde, rosso, viola), broccolo, cavolo romanesco e fiolaro saranno gli ingredienti protagonisti del nostro progetto "Salutiamoci"
Per tutto il mese l'iniziativa sarà ospitata da Mirco nel suo bel blog verde L'Orto di Michelle e potrete parteciparvi secondo le solite regole.
Che aspettate allora? Scaldate i muscoli e scendete in pista con... i mestoli ai piedi! :-)



Qualche ricetta semplice di Cobrizo coi cavoli 'fiorati':

pasta integrale con cavolfiore, pistacchi e epices colombo
gnocchi di cavolfiore al tè matcha 
torta salata di riso integrale e broccoli
purè di cavolfiore



Con queste ricetta salate partecipo anche al contest Felici e Curiosi di Ravanello Curioso 


 

giovedì 25 ottobre 2012

Insalata autunnale d'uva, cavolfiore e castagne (per Salutiamoci)



Ho composto quest'insalata mentre stavo cucinando questa torta salata, con un pensiero al nostro progetto di Salutiamoci,  questo mese ospitato nella tana golosa di Kitchenbloodykitchen di Alice. 
L'accoppiamento è facile, ma piacevole. Se non avete le castagne andranno bene anche altri semi oleaginosi tostati a vostro piacere.
Il sommacco (cos'è qui) non è indispensabile, ma secondo me la sua nota acidula si sposa benissimo con il resto degli ingredienti.

un cavolfiore medio (comprese le foglie più tenere)
un grappolo d'uva bianca pizzutella (o altra uva dolce con buccia sottile)
8-10 grossi datteri
una manciata di castagne arroste o bollite oppure di anacardi non salati (o nocciole, noci, ecc.) o entrambi
olio extra vergine d'oliva q. b.
sommacco
sale e pepe

Lessare il cavolfiore al dente, diviso in cimette. Lessare anche le foglie verdi (quelle più belle e tenere), quindi una volta fredde, tritarle finemente a coltello.
Lavare l'uva e staccarne gli acini. I più meticolosi, elimineranno anche i semini. Io no. ;-)
Denocciolare i datteri e tagliarli a dadini.
Spezzettare le castagne arroste o tostare a secco in un padellino gli anacardi.
Condire tutto in un'insalatiera con olio, sale, pepe e sommacco, girando delicatamente.



lunedì 15 ottobre 2012

Ruvida ma morbida (torta morbida di ceci)

Sono indietro su tutti i fronti. Ci sono illustrazioni, post, bijoux e altri lavori che aspettano, con accumulato ritardo... Io corro tra un corso pomeridiano e l'altro, con un libro in borsa e ritrovo, attraverso le pagine, amici belli che mi commuovono nel racconto del loro dolore, ma rinfrancati dalla saggezza che la maturità fortunatamente ci regala, anche se a prezzo di qualche magagna...

... Ma i grop i vien al pèten, l'è destin.
e dal vestito liss e inamidà,
sponta fora doi man da contadin
che me tradiss, beata verità...
 
Abbraccio e poi sento al telefono pezzi di vita che mi fanno vibrare, piangere e ridere insieme.
Poi le mie mani tornano ad impastare la pioggia.



Non è una farinata, nè assomiglia a questa  pur utilizzando le cipolle.

470 gr ca di ceci già lessati (evvabbè, per chi vuole anche in barattolo, ma almeno di vetro)
3 patate (ca 330 gr)
200  gr di latte di soia
60 gr di farina di riso
1 cucchiaino di curcuma
2+2 cucchiai di olio d'oliva e.v.
cinque cipolle rosse di tropea non troppo grandi
2 cucchiai di shoyu (salsa di soia più leggera del tamari)
1 cucchiaio di mirin (facoltativo, si può sostituire con una puntina di malto, invece di zucchero o miele, ché questi ultimi due non son concessi per partecipare al progetto di Salutiamoci)
2 cucchiai di acqua
un po' di peperoncino o qualche goccia di tabasco
due rametti di rosmarino
farina di mais integrale
sale q.b.

Scaldare 2 cucchiai d'olio in una teglia antiaderente ed appassirvi le cipolle a spicchi sottili, insieme al rosmarino tritato.
Quando saranno morbide e quasi cotte del tutto, alzate la fiamma e versateci sopra lo shoyu mescolato con il mirin, il peperoncino e l'acqua. Spegnere il fuoco e lasciar raffreddare.
A parte cuocere a vapore le patate (io a fette e in pentola a pressione per ridurre i tempi di cottura). Una volta raffreddate un poco, tritarle finemente con i ceci, il latte, un cucchiaio di olio, la curcuma e sale q.b. fino a farlo diventare un purè senza grumi.
Unire per ultimo la farina.
Ungere bene una teglia rotonda grande e cospargela di farina di mais.
Versare il purè e livellarlo.
Adagiarvi le cipolle a raggiera, premendovele un poco.
Nella pentola in cui vi erano le cipolle, aggiungere ancora un cucchiaio d'olio ed uno di shoyu, mescolando e asportando le parti precedenti caramellate del fondo di cottura. Versare questo condimento sulla torta e cospargere con un po' di farina di mais e ancora qualche ago di rosmarino.
Cuocere a 200° per 20 minuti (o anche meno a seconda del vostro forno: occhio a non seccarla!), quindi grigliare un po' affinchè la farina gialla faccia una crosticina croccante... e ruvida.
La torta rimarrà piacevolmente morbida e cremosa all'interno. ;-)

martedì 31 luglio 2012

Lassù per le montagne, tra boschi e valli d'or... (In)salatini di zucchine, dulse e tris di pepe (per salutare Salutiamoci)


Sono rincasata.
Non tornavo in montagna da tanto tempo. Quella vera intendo, intorno ai 2000, non quella ove quotidianamente vivo.
La montagna mi ha fatto rivivere bellissime emozioni legate alla mia infanzia... E' vero, questo è davvero un indice che sto invecchiando. Sob. Quando iniziano a piacere cose che non ci piacevano un tempo o magari gradivano solo i nostri genitori... ma vi ho ritrovato molto del mio papà e sono stata felice che Giacomo mi abbia detto che si è divertito ancor più che nei giorni trascorsi al mare.
Spero che il rispetto e la passione per questa terra si tramandino di generazione in generazione... ma conto di raccontarvene con calma prossimamente.

Tornando qui, invece, mi sono ritrovata piacevolmente sommersa dalle vostre ricette con le zucchine.
Non so proprio come ringraziarvi...
Nonostante la difficoltà del gioco e le vacanze in corso per molti, siete stati tanti ed adorabili (più di 80 ad oggi)! Vi ringrazio qui tutti davvero nella speranza di non essermi scordata invece di nessuno, nei singoli commenti.
Mentre passeggiavo tra le montagne, non vi ho dimenticato (pur volendo rimaner lontana da pc e connessione) e zigzagando tra canederli e speck ;-), mi è sovvenuta quest'idea semplice, ma affascinante... come tutte le cose che richiedono poco lavoro da parte nostra, ma si trasformano invece naturalmente, grazie a generosi microrganismi invisibili.
Ma perchè non ci avevo pensato prima a parlarvene?
Ecco: InsalatinI, sì, avete letto bene, e non insalatinA!

[ Voi intanto se lo gradite, entro le 24 di questa sera, potete ancora aggiungere la vostra ricetta con le zucchine qui . Da domani invece si inizia con il tema delle pesche e l'iniziativa sarà ospitata da Brii ]





Dicevo insalatini, dunque, e non insalatina...
Ecco, perchè i crauti, quelli crudi, intendo, - sì, la montagna mi ha ispirata! ;-) - sono proprio l'esempio principe degli insalatini.
Gli insalatini (o salatini) sono una preparazione di verdura pressata che prevede l'utilizzo del sale, o della crusca (perlopiù di riso) o di una salamoia (fatta di acqua ed umeboshi, oppure acqua e miso o aceto di umeboshi).
In Macrobiotica gli insalatini in genere sono molto valorizzati perchè prevedono una fermentazione naturale che produce batteri benefici per la flora intestinale, i lactofermentati, che stimolano la sintesi di B12 e che agiscono più efficacemente (ed economicamente!) di molti prodotti da farmacia o altri ben noti yogurt di note marche che ora van molto di moda.
Sappiamo che una flora intestinale in buona salute permette infatti una migliore assimilazione anche di tutti gli zuccheri che provengono dalla digestione dei carboidrati ingeriti; in condizioni di disbiosi intestinale, avviene invece una più veloce e facile proliferazione di microrganismi patogeni come candida, funghi, parassiti, ecc., che di tali zuccheri si cibano, creando gonfiori e coliti.
Fegato e cistifellea, regolando la produzione di bile e il suo rilascio nell'intestino, possono inoltre, se non in buona salute, contribuire ad un'azione irritativa e dilatante dell'intestino soprattutto d'estate, quando è più consistente il consumo di verdura e frutta cruda che facilmente fermenta (peggiorati ancor più dall'uso costante di carne che ristagna nell'intestino e produce anche quelle sostanze dai nomi poco piacevoli, come putrescina e cadaverina).
L'acidità degli insalatini stimola appunto la funzione di fegato e cistifellea.
E basta mangiarne una cucchiata al giorno, mica farne indigestione una volta al mese!

Per cominciare a prendere confidenza intanto con la lactofermentazione iniziate a preparare ad esempio un'insalata di carote e cappuccio qualche ora prima del pasto. Tagliate la verdura molto sottile con la mandolina e salatela in un ciotola. Mescolate con le mani, "stropicciandola" un po', in modo che le fibre di rompano e il sale possa lavorare e far uscire l'acqua per osmosi. Coprite con un piatto e un grosso peso e lasciate a temperatura ambiente per qualche ora (da una a più).
Quindi scolate il liquido in eccesso e condite con succo di limone o aceto o un po' di succo di zenzero e le erbe aromatiche che gradite (con o senza l'olio e non aggiungendo altro sale ovviamente).
La verdura risulterà incredibilmente gradevole e digeribile!

*

Vi propongo ora questo mio esperimento estivo fatto con le zucchine, ma potrete impiegare anche altre verdure con polpa soda come cavolfiore, cappuccio, verze, carote, daikon, finocchio, sedano rapa, rape, ravanelli, ecc. Si potranno anche mescolare più verdure facendo però attenzione che siano almeno di simile consistenza. Ovviamente i tempi di fermentazione varieranno da alcune ore a più giorni, a seconda della consistenza della verdura e dello spessore nel taglio.

due zucchine freschissime (200gr ca)
mezzo cipollotto grosso (60 gr ca)
un cucchiaino colmo di senape forte (meglio se all'ancienne, con grani interi)
2 cucchiai di aceto di mele (il mio l'ho aromatizzato alla lavanda, vedi qui)
2 cucchiai di shoyu o tamari (salsa di soia, la prima più leggera della seconda)
2 cucchiai di mirin (o succo di mele)
5 gr di alghe dulse * (facoltative)
2 cucchiai di acqua
grani di pepe verde, bianco, rosso e nero (o peperoncino)
erbe aromatiche a piacere (aneto, timo, dragoncello, origano, maggiorana, menta, ecc...)

Lavare le zucchine ed affettarle finemente con una mandolina. Tagliare il cipollotto a spicchi sottili ed unirlo alle zucchine, mescolando in una ciotola (grande tanto che possa contenervi anche il condimento).
Mescolare senape, aceto, shoyu, mirin ed acqua insieme in un barattolino, emulsionando bene. Aggiungervi l'alga tagliata sottile con la forbice, i grani di pepe e le erbe aromatiche a piacere.

Bagnare la verdura con il condimento, rimestando delicatamente cosicchè tutta sia ben condita.
Prelevare quindi la verdura con una forchetta, scolandola del più e trasferirla in un barattolo di vetro il più giusto di misura a contenervela, compattandola il più possibile.
Una volta trasferita tutta, pressarla bene anche con un altro peso. Quindi coprire interamente con la salamoia da parte. (Questa operazione di pressatura prima e riempimento poi con la salamoia eviterà lo straripamento della salamoia che invece si verificherebbe se operaste con l'aggiunta della salamoia prima e la pressatura finale).
Coprire con una garza e fermare con uno spago (io ne ero sprovvista ed ho usato della volgare carta da cucina con un elastico, nella foto, ma poi ho pensato di utilizzare della pellicola trasparente, praticandovi dei forellini con un stuzzicadenti, affinchè l'aria potesse comunque circolare; con la pellicola ho potuto così inglobare anche lo stesso bicchiere che avevo posizionato sopra la verdura a mò di peso per tenerla pressata e mantenerla coperta dal liquido).



Lasciare fuori dal frigo, magari in un luogo un po' fresco della casa (visto il caldo eccessivo del periodo) per un periodo che può variare da 1 a 3 gg, a seconda del tipo di verdure, di salamoia e della temperatura.
Occhio che il liquido le copra bene, per evitare muffe!
Saranno pronti quando acquisiranno un gradevole sapore acidulo. A questo punto potrete anche coprire il vasetto con un coperchio e trasferirle in frigo.
Comunque vi consiglio di prepararne piccole quantità e consumarle in breve tempo!


* l'alga dulse (Palmaria palmata) è un'alga rossa appartenente alla famiglia delle rodoficee, originaria dell'Atlantico del nord. In commercio è reperibile più facilmente secca, intera o in fiocchi.
Possiede un bellissimo colore rosso porpora, indice di un alto contenuto in ferro (150 mg in 100 gr di alghe cotte), ma contiene anche potassio, iodio, fosforo, ecc.
Molto conosciuta ed apprezzata in Nord Europa, la dulse veniva masticata sin dai guerrieri celtici durante le marce per dare vigore, mentre i marinai inglesi già nel sec. XVII la masticavano perchè avevano notato che contribuiva a diminuire l'incidenza dello scorbuto.
Va lavata velocemente e ammollata brevemente (in questa ricetta l'ho ammollata direttamente nel liquido di marinatura, per non perderne i sali preziosi).
E' gradevole con limone, aceto, acidulato di umeboshi, unita a salse, con verdure, cereali, ecc.
(occhio a non abusare delle alghe! ne va fatto un uso minimo ma costante - una forchettata al giorno; in questa preparazione ve ne ho proposte poche, per testarne il gusto - , altrimenti creano nervosismo ed insonnia).




domenica 29 aprile 2012

Mini flan di asparagi

Eh sì, prova a togliere le uova e il formaggio e fai un flan!
Non è impossibile.



per 6 flan
un mazzetto di asparagi verdi (cotti erano 110-120 gr)
100 gr latte di soia
1 cucchiaio d'olio e.v.o.
2 cucchiai di lievito alimentare a scaglie
30 gr di farina di riso
sale
erba cipollina fresca

Tagliare e tenere da parte le punte di 12 asparagi lessati al dente, a vapore.
Frullarli col latte, la farina, l'olio e il sale.
Unirvi il lievito e l'erba cipollina tagliuzzata con la forbice.
Oliare ed infarinare 6 pirottini usa e getta.
Cuocere i flan a vapore o a bagnomaria per 15-20 min.




Sformare e servire con una salsa a piacere.
Ai più anche una semplice mimosa d'uova potrà piacere. Io li ho gustati con una grattatina di bottarga.

Consiglio: la doppia cottura fa perdere vivacità al colore delle puntine d'asparagi. Se privilegiate l'estetica del piatto, tenete le puntine da parte, lessate, e adagiatele sui flan soltanto dopo che saranno cotti.

giovedì 2 febbraio 2012

Bianco per contorno

No, non parlo di neve.
Questo invece sì che è solo un contorno (rispetto a questo, intendo)...
Semplicissimo, ma in questa forma forse appetibile anche a chi solitamente non apprezza la solfurea Brassicacea.
Purè di cavolfiore.
Anzichè il latte vaccino e il burro, opto per un buon latte di soia ed il tahin che non fornirà solo grassi insaturi di buona qualità, ma pure un buon apporto in calcio (è ricco anche di vitamina E, vitamina B e di numerosi sali minerali come ad esempio il magnesio che lo rendono particolarmente interessante nel controllo della sindrome premestruale, ovviamente se utilizzato nella giusta misura, visto il suo apporto calorico).
Consigliata una passeggiata (con viso e capo scoperti almeno per 15 min) al sole, dopo, per produrre vitamina D che favorirà l'assorbimento del calcio assimilato. ;-)
Facile no?






un kg circa di cavolfiore (deve essere bello bianco e senza macchie per essere fresco, con le foglie ancora richiuse su se stesso)
circa un dl di latte di soia non zuccherato (o q.b.)
un cucchiaio di tahin (oppure un cucchiaio di semi di sesamo o di mandorle senza pellicina, tostati)
un'idea d'aglio, se gradito (in questo caso io uso quello secco in polvere vista la cottura prevista solo a vapore) oppure il più classico pizzico di noce moscata
sale

Cuocere a vapore il cavolfiore (io uso la pentola a pressione).
Frullarlo con il minipimer (oppure, ancor meglio, col Bimby, che vi regalerà una consistenza finissima e leggera) dopo aver aggiunto il tahin (o il sesamo o le mandorle), il sale ed eventualmente l'aglio o la noce moscata.
Continuare a frullare unendo a filo il latte fino ad ottenere la densità desiderata.
Con il cavolfiore ben caldo, il latte andrà bene anche solo a temperatura ambiente.


Io l'ho servito con un pizzico di gomasio alle alghe.





altre idee cobrizolose con il cavolfiore?

marolleddus con cavolfiore ed yogurt

gnocchetti con cavolfiore e tè Matcha

cavatelli fatti in casa con cavolfiore ed alghe Hizichi

pasta al forno con cavolfiore, zucca e Genmaicha



lunedì 30 gennaio 2012

A tutto verde, ma con qualche sprazzo d'arancione (sformatini vegan di cardi e zucca)



Dopo gli ultimi due post, forse mi chiederete: - E adesso, che si mangia? -
Ma le verdure? Le verdure per voi sono solo un contorno o un condimento? O peggio, un sinonimo di dieta triste e dimagrante?
Oggi opto per una soluzione verde come piatto unico, e ok, questa volta anche totalmente senza prodotti animali.
Andiam di cardi!

Batta un colpo chi, dopo aver acquistato un mazzo di cardi, non abbia maledetto il misero ortaggio per le cure e il tempo che richiede per essere mondato!
Ma perchè mai poi? Credo sia solo questione di consuetudine nei gesti... Del resto le indisponenti foglie sanno poi sempre ripagarci egregiamente!
Io li volevo far assaggiare a Giacomo, che non li aveva ancora mai visti.  Però non  volendo rischiare con una bagna cauda, nè volendo coprirli di formaggio, ho inventato questi sformatini vegan.
Più lunghi a spiegarsi che a farsi!

x 6 persone:
un terzo di una zucca media (saranno stati 500 gr, più o meno)
1 kg di cardi
mezzo litro di bevanda (latte) di soia non zuccherato
80 gr di farina integrale (o come preferite)
un pizzico di noce moscata
3 cucchiai di olio di oliva extravergine molto delicato o di mais bio
lievito in scaglie
erbe aromatiche a piacere (il mio un mix di ortica, prezzemolo, aglio orsino, timo, petali di fiori di girasole, fiori di rosa e fiordaliso)
limone
sale

Cucinare la zucca in forno, tagliata a fette, ancora con la buccia, adagiandola sulla carta da forno, finchè sarà cotta ma ancora consistente.
Una volta raffreddata, toglierne la buccia e tagliarla a cubetti la polpa.
Mondare e lavare i cardi, usando guantini di lattice o passandovi le mani col limone perchè tenderanno ad annerirvele.
Privarli dei filamenti (come si opera per il sedano) e tagliarli a pezzi, raccogliendoli poi tutti in una bacinella di acqua fredda acidulata col limone.
Cuocerli in pentola pressione in acqua leggermente salata per 10-15 min. Come per la zucca, dovranno risultare morbidi, ma non sfatti.
Scolateli e lasciateli raffreddare.
Ungere d'olio sei pirofiline da forno.
Dividere la zucca in sei porzioni, salarla leggermente e cospargerla di erbe.

Preparare una besciamella con il latte di soia, tre cucchiai d'olio di semi di girasole, (quello d'oliva ha un sapore troppo marcato), la farina, un cucchiaino di sale (o q.b.), un pizzico di noce moscata. Risulterà ben soda.
Utilizzarne solo metà, dividendola in sei e coprendo così la zucca.
Tagliare a pezzetti minuti metà dei cardi e sistemarli in ciascuna pirofilina, sopra il primo strato di besciamella.
Unire invece la restante metà dei cardi alla rimanente besciamella, e frullare finemente, con l'aggiunta di un altro cucchiaio di farina (e un goccio di altro latte se vi pare necessario)
Cospargerla quindi sopra i cardi.
Condire con un goccio di olio extravergine d'oliva e cospargere di lievito in scaglie e le erbe aromatiche.
Passare sotto il grill finchè sarà gratinato.


Buonissimi così anche il giorno dopo oppure reggono bene anche l'abbattimento e la surgelazione.




altre idee per sformatini:




mercoledì 9 novembre 2011

Carciofi cum lode - L'ode al carciofo


Ricompaiono i carciofi sul banco del verduraio, con gran gioia del mio palato.
Considerato però il tempo che si impiega per doverli mondare bene, finisco per acquistarli sempre meno spesso di quanto li desidererei mangiare.
I bambini inoltre spesso non li amano molto, spesso proprio per il loro eccesso di fibre e il sapore amarognolo, obbligando a sovrastarli con altri sapori.
Io ora faccio spesso così e ne apprezzo appieno la bontà, sfruttandone al massimo la spesa me ntre anche Giacomo si lecca i baffi.

Taglio il gambo ad un paio di cm dal fiore. Tolgo solo 2-3 foglie, anche se sfortunatamente il carciofo apparisse duro o poco sodo e per questo vi inducesse ad essere invece più impietosi.
Taglio la punta approssimativamente, operando obliquamente, come dovessi appuntire ad una matita. Ribadisco però: lo scopo è togliere solo la punta delle foglie! Non temete di lasciare foglie dure perchè non sarà questo un problema.
Taglio quindi a metà ogni fiore e tolgo l'eventuale barba e tuffo in acqua e limone, come al solito.
Tolgo i filamenti ai gambi e li taglio a pezzi grossolani (ciascuno in 2 o 3 pezzi). Anche in questo caso non dobbiamo preoccuparci di lasciarvene qualcuno.
Nella pentola a pressione metto un cucchiaio d'olio, uno spicchio d'aglio tagliato a metà e faccio scaldare.
Unisco tutta la verdura, precedentemente ben scolata ed unisco sale ed un dito d'acqua.
Cuocio a pressione per 10-15 min dal fischio, abbassando la fiamma.
Con una schiumarola raccolgo i pezzi di carciofi (aglio compreso) e li passo al passaverdura (non al mixer, nè col frullatore ad immersione, mi raccomando).
Ne risulterà una crema fine, sfruttando al massimo la polpa dell'ortaggio.
Tengo da parte anche quel dito di acqua di cottura che, una volta filtrata, potrà servire ad allungare la crema a seconda dell'uso che ne farò.

Aromatizzata a scelta con uno o più di questi ingredienti: prezzemolo, peperoncino, pepe di sichuan, olive nere, capperi, menta, origano, pomodori o fichi secchi, pinoli, pistacchi, ecc... con o senza besciamella, con yogurt e buccia di arancia o limone, con tartufo, con passato di fagioli... la crema così ottenuta potrà essere utilizzata in mille modi: ovviamente vellutata e poi su bruschette o pizza, ma naturalmente pasta, risotto, lasagne, ravioli, cannelloni, gnocchi (per condirli o direttamente nell'impasto)...
e ancora unita a pesce (crostacei, molluschi, acciughe, salmone affumicato, bottarga per esempio ma anche pesce a polpa cotto a vapore) o tofu, seitan o tempeh, per terrine, sformati, flan, bavaresi e torte salate, addensandola con agar agar o maizena (o kuzu, arrow arrow, o farina di riso o d'altro genere).
Tralascio le più ovvie preparazioni carnivore e con formaggio.
Può essere infine congelata.

Ovviamente non mi azzardo a fare così con carciofi meravigliosamente belli come fiori o mamme romane.


Il carciofo dal tenero cuore si vestì da guerriero,
ispida edificò una piccola cupola,
si mantenne all'asciutto sotto le sue squame,
vicino al lui i vegetali impazziti si arricciarono,
divennero viticci,
infiorescenze commoventi rizomi;
sotterranea dormì la carota dai baffi rossi,
la vigna inaridì i suoi rami dai quali sale il vino,
la verza si mise a provar gonne,
l'origano a profumare il mondo,
e il dolce carciofo lì nell'orto vestito da guerriero,
brunito come bomba a mano,
orgoglioso,
e un bel giorno,
a ranghi serrati,
in grandi canestri di vimini,
marciò verso il mercato a realizzare il suo sogno:
la milizia.
Nei filari mai fu così marziale come al mercato,
gli uomini in mezzo ai legumi coi bianchi spolverini erano i generali dei carciofi,
file compatte,
voci di comando e la detonazione di una cassetta che cade,
ma allora arriva Maria col suo paniere,
sceglie un carciofo,
non lo teme,
lo esamina,
l'osserva contro luce come se fosse un uovo,
lo compra,
lo confonde nella sua borsa con un paio di scarpe,
con un cavolo e una bottiglia di aceto finché,
entrando in cucina,
lo tuffa nella pentola.
Così finisce in pace la carriera del vegetale armato che si chiama carciofo,
poi squama per squama spogliamo la delizia e mangiamo la pacifica pasta
del suo cuore verde.
(P. Neruda)

mercoledì 21 settembre 2011

Completamente cipolla fino alla cipollità.






La cipolla è un'altra cosa.

Interiora non ne ha.
Completamente cipolla 
fino alla cipollità.

Cipolluta di fuori,
cipollosa fino al cuore,

potrebbe guardarsi dentro
senza provare timore.



In noi ignoto e selve
di pelle appena coperti,

interni d'inferno,
violenta anatomia,

ma nella cipolla - cipolla,

non visceri ritorti.

Lei più e più volte nuda,

fin nel fondo e così via.



Coerente è la cipolla,
riuscita è la cipolla.

Nell'una ecco sta l'altra,

nella maggiore la minore,

nella seguente la successiva,
cioè la terza e la quarta.

Una centripeta fuga.
Un'eco in coro composta.



La cipolla, d'accordo:
il più bel ventre del mondo.

A propria lode di aureole
da sé si avvolge in tondo.

In noi - grasso, nervi, vene,

muchi e secrezioni.

E a noi resta negata
l'idiozia della perfezione.

(Wislawa Szymborska)



7 cipolle rosse di tropea
due cucchiaini da tè colmi di miso (per chi non lo conosce, vedere qui)
2 cucchiai d'olio extra vergine d'oliva
4-5 cucchiai d'acqua
2 cucchiai di mirin (cos'è qui, ma direi che potrebbe essere sostituito con un cucchiaino di malto sciolto in 2 cucchiai di vin bianco)
una decina di gocce di worcester sauce, (vedere qui ); usare invece tamarindo, aceto e malto per un'alternativa (consigliata per Salutiamoci) anche vegan rispetto alle acciughe contenute nella Worcestershire sauce
qualche goccia di tabasco o un pizzico di peperoncino
timo (o lavanda o anice stellato, a scelta)
sale (il mio, rosso delle hawai)

Sbucciare le cipolle e tagliarne alle estremità una piccola calottina per far sì che possano poggiare bene, quindi tagliarle ciascuna a metà. (ovviamente non gettate la parte tagliata che potrà essere utilizzata per un qualsiasi soffritto!)
Sulla superficie maggiore di ogni mezza cipolla, praticare un'incisione a croce, evitando di arrivare però troppo in profondità.
In una ciotola, emulsionare olio, miso, worcester sauce, mirin, acqua e l'eventuale tabasco o peperoncino.
Disporre le cipolle, con la superficie tagliata a croce rivolta verso l'alto, in una teglia unta che le raccolga ben strette (si ritireranno in cottura).
Ricoprire la superficie tagliata delle cipolle con la salsa ottenuta.
Spolverizzare col timo e qualche granello di sale (rosso).
Cuocere in forno a 180° per un'ora o q.b.
A metà cottura, se si seccassero troppo, coprire eventualmente con alluminio, che verrà nuovamente tolto poco prima della fine per gratinarle un poco.

Buone come antipasto o contorno.
Se dovessero avanzare, ottime l'indomani per condire una pasta, a pezzetti, o per riempire una torta salata o ancora, frullate, per accompagnare cereali, legumi, (carne o formaggio, de gustibus),...


lunedì 19 settembre 2011

Morbido e dolce come la luce di fine estate



Passeggiamo e facciamo i fidanzati per Venezia.
Ci concediamo un pranzo leggero alla Zucca. Amo quel posto.
Quando lo scoprii negli anni dell'università, non potevo concedermelo, se non per generosità di qualche caro amico, visto che le mie finanze erano alquanto risicate.
Ricordo che vivere fuori casa con 30 mila lire alla settimana per me non era semplice, se ci si doveva anche ritagliare i soldi per la moneta per andare a telefonare in cabina al moroso o per comperare le sigarette (ma fortunatamente questa seconda cosa non mi interessava).
I miei genitori non mi hanno mai fatto mancare nulla, in effetti, ma quelle che mi sembravano difficoltà allora, mi hanno fatto poi comprendere il valore del denaro. Grazie ai loro, di sacrifici, adesso sono fiera anche dei miei.
Ora, seduta in campo, giro la testa e guardo con perplessità i giovani universitari che gozzovigliano e se la godono nei locali a colpi di spritz, vestiti firmati, ipod e ipad.
Mi faccio mille domande...
... ma Roberta, che discorsi da vecchia babbiona! Andiamo a mangiare, su.

Il flan di zucca servito alla Zucca è ricchissimo, per la presenza, che mi par di intercettare, di mascarpone e uova.
Io provo a riprodurlo in versione più leggera e macrobiotica, con le prime zucche ricomparse dal verduraio di fiducia.

Questa ricetta è anche sulle pagine di Elle qui
per 8 sformatini:
500 gr di zucca pulita cruda tagliata a pezzi
125 gr di yogurt di soia (o normale per i non veg o macro)
cannella, noce moscata, pepe
2 cucchiai d'olio e.v.o.
40 gr di farina di riso

Cuocere la zucca nel bimby (o in pentola antiaderente coperta) per 10-15 min, finchè si ammorbidisce, con sale q.b. e un cucchiaio d'olio (e pochissima acqua se occorre)
Far raffreddare. Unire un altro cucchiaio d'olio, lo yogurt, le spezie, la farina e frullare.
Regolare di sale.
Cuocere a bagnomaria per 20 min (io nel forno a vapore a 90°) in pirottini monoporzione di alluminio, unti e ben infarinati con farina di riso.
Attendere siano intiepiditi per sformarli senza che si rompano.
Eventualmente rimetterli in forno per gratinarli, ad esempio con olio aromatizzato con rosmarino (o servirti come ho fatto io con funghi porcini spadellati con aglio, con aggiunta finale di prezzemolo).

Buono, buono e ancora buono. Sì, me lo dico anche da sola, perchè l'esperimento è riuscito, anche con ospiti esigenti. ;-)
In questi giorni mi è ritornata la voglia di cucinare, e quando qualcosa riesce particolarmente, mi rendo conto che vorrei ancora avere tra i commensali il mio papà.
Altrettanto fa Giacomo che, quando passeggia e vede un anziano signore di bell'aspetto, alto e ben piazzato, dice: - Mamma, vedi, io vorrei un nonno come quello! Non può sostituire almeno lui i miei nonni? -


giovedì 19 maggio 2011

Polpette di borragine



Per la prima volta ho provato a piantare e coltivare la borragine.
Per qualche giorno sono rimasta incantata a mirane la fioritura tanto che mi dispiaceva perfino tagliarne le foglie. Ancora non sapevo che uso ne avrei fatto.
Oggi, ho cambiato idea tre o quattro volte.
Il raccolto non era poi così abbondante, così avevo ipotizzato un sugo per una pasta (esiste una tipica ricetta siciliana, la "pasta cu i vurrani" che sembra molto appetitosa), poi avevo pensato ad un semplice risotto, poi ancora a gnocchi oppure anche ad una farinata, perchè ho il sentore che quest'erba stia bene coi legumi...
Alla fine, però, ho sfornato queste polpettine che, con un'insalatina sempre dell'orto, sono risultate molto più primaverilmente appetitose.





200 gr ca di foglie di borragine lavate (o di altre erbette spontanee)
3 patate novelle medie
(qualche filetto di acciuga a posteriori ho riflettuto che non stonerebbe, se gradito, ma io non l'ho messo)
4-5 cucchiaiate colme (o q.b.) di farina semintegrale di frumento
farina di mais per l'impanatura
un cipollotto fresco grande
40 gr di pinoli
uno spicchio di aglio
un cucchiaio di olio evo
un cucchiaino di dado vegetale fatto in casa (vedi qui)
sale q.b.

Tagliare non troppo finemente la borragine. Grattugiare le patate sbucciate con una grattugia a fori grossi.
Tritare grossolanamente il cipollotto e finemente l'aglio.
In una pentola antiaderente, scaldare un cucchiaio d'olio extravergine d'oliva. (Stemperarvi i filetti di acciuga, se contemplati.) Unirvi il cipollotto, l'aglio e lasciarlo stufare per qualche minuto con un po' di sale (che sarà più abbondante, nel caso non si usino le acciughe). Unire le patate e, dopo altri pochi minuti, la borragine. Insaporire col dado. Cuocere a fuoco vivace, così da asciugare la verdura, ma facendo attenzione che non bruci.
Lasciar raffreddare.
Inglobare i pinoli e legare il composto con la farina. Salare e pepare a piacere.
Con le mani leggermente unte, formare delle palline che andranno schiacciate e passate velocemente nella farina di mais.
Su un foglio di carta da forno posizionare le polpette e cuocerle in forno a 200 ° per 15 min o finchè risulteranno dorate.


Solo dopo aver consumato queste buone polpettine, ho scoperto che una recente letteratura sostiene che foglie e fiori di questa pianta siano tossici, per la presenza di alcaloidi pirrolizidinici (in rete si trovano più notizie in proposito se siete interessati).
Certo è che la borragine viene utilizzata e consumata in cucina già da secoli e in alcune regioni ci sono piatti della tradizione rinomati e deliziosi, come gli stagionali ravioli ripieni o le frittate, per esempio in Liguria, che non hanno mai ucciso nessuno.
Dunque è evidente che la tossicità non è acuta, ma dipende dalla quantità e dall'uso protatto nel tempo che se ne potrebbe fare, come del resto accade anche per altre erbe o spezie come il basilico o la noce moscata.
Sapevate, ad esempio, che è sconsigliabile secondo alcuni consumare le foglie di basilico giovani e piccole per il contenuto di alte percentuali di metileugenolo, una sostanza cancerogena? Pare che man mano che la pianta di basilico cresce, il metileugenolo si trasformi in eugenolo, che non è tossico.
Ma il basilico d'altro canto, crescendo troppo, perde aroma e profumo!
Bel dilemma.

Io di certo non mangio pesto e borragine tutti i giorni, ma tantomeno vi rinuncio.
Di qualcosa si dovrà pur morire, no?
Morirò quantomeno verde e profumata.
:-)

lunedì 9 maggio 2011

Asparagi bianchi


Certo non aspettatevi di vederli sempre con uova e prosciutto...
Dunque?
Un chilo di asparagi bianchi, che avrei potuto servire pure crudi tanto erano belli e teneri, ma considerata la natura di per sè molto yin di questo ortaggio e le temperature esterne di nuovo freschine dei giorni scorsi, ho optato per una cottura più yang del solito vapore, cioè una scottata a fuoco molto vivo, una volta tagliati a pezzi in obliquo, in una padella antiaderente unta davvero poco.
Il risultato, anche all'occhio, è stato quasi di una grigliatura.
Ho leggermente salato con sale affumicato di Maldon (ma andrà benissimo anche del sale normale).
Nella padella svuotata, ma ancora calda, ho stemperato un cucchiaino colmo di crema di nocciole (ritengo potrebbe essere gradevole anche con crema di arachidi, in alternativa) con 100 gr di latte di cocco ed un cucchiaio di shoyu. Facoltativa l'aggiunta di peperoncino ed aglio.
Ho tritato le foglioline di timo limone e servito tutto tiepido in una ciotolina in cui intingere i pezzi, quasi fosse una fonduta.


mercoledì 17 novembre 2010

Cestini candidi (di polenta)


Tutta quest'acqua non fa che farci assaporare ancor maggiormente il piacere di starcene rintanati nella nostra nuova casa: il caminetto acceso, un frigo grande e un piano di lavoro in cucina a disposizione per tanti pasticci...

Sbuccio e taglio, a dadini di mezzo cm o anche, meno mezzo sedano rapa (saranno stati su per giù 400 gr).
Tengo da parte anche qualche sua foglia di cui fortunatamente era provvista la mia rapa (sostituibile però anche con quelle di sedano normale o direi pure prezzemolo, in alternativa)
Taglio a pezzetti minuti anche 50 gr di porro (pure la parte verde va benissimo)
Appassisco dolcemente in un cucchiaio d'olio in padella antiaderente, unisco 30 gr di porcini secchi tagliati a pezzi minuti (precedentemente ammollati), le foglie tritate del sedano ( se invece si usa il prezzemolo, suggerisco di unirlo solo alla fine) un paio di cucchiai di shoyu e in ultimo qualche nocciola tostata.
Preparo una polentina tenera. Ho usato la farina bianca per un risultato più delicato, anche nell'aspetto, ma sicuramente andrà benissimo anche la gialla, magari integrale, per un gusto più saporito.
Irroro ancora con un filo d'olio e cospargo con un poco di lievito in scaglie.
Griglio qualche minuto in forno.

A meno che non usiate gli stampi a ciambellina o quelli appositi che però talvolta risultano fastidiosi da sformare, l'idea è quella di usare solo i soliti stampi da muffins, ma accoppiati: ciascuno dunque al suo interno ne ospiterà uno più piccolo, rovesciato (rigato qui), per creare lo spazio vuoto che ospiterà il ripieno.






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