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lunedì 15 novembre 2021

Così, ripensandoci, domani, di prima mattina, dal tuo profilo spunteranno foglie...






Riempire di piante la casa

è un'ottima idea.

Le mani che hanno scavato

la terra grossa nei vasi

non lasciano dubbi:

c'è potenza di vita

in uno spazietto,

negli incastri forzati

tra l'armadio e il comò.

Così, ripensandoci,

domani,

di prima mattina,

dal tuo profilo

spunteranno foglie,

dalla punta delle dita

minuscoli fiori.

Dall'ossigeno

e dal silenzio

degli alberi piccoli,

dietro le tende, un sentiero

tra i fili d'erba disegnati.

lunedì 8 novembre 2021

Decorazioni d'interni: la presentazione con Scrittori a domicilio

Riporto qui la registrazione integrale della serata trascorsa con Francesca Boccaletto e Valentina Berengo su “Scrittori a domicilio”, a conversare della genesi di “Decorazione d’interni”, (AnimaMundi edizioni) di cui ho parlato nello scorso post, e ancora di poesia e disegno.





Un grazie particolarmente affettuoso va alla mia cara Francesca per avermi coinvolta in questa avventura e per avermi proposto l’azzardo di disegnare dal vivo, in diretta.
Ero prima molto preoccupata se farlo, lo ammetto, e poi un poco tremante quando ho afferrato il pennello, ma mi sono fidata di Francesca e di me ed è stato davvero giocoso poter condividere questo imperfetto esperimento con voi.

W le macchie e le sbavature della vita! 



Questo è lo schizzetto terminato.







La poesia che lo ha ispirato inizia così:
“Appoggio la mano alla base del collo.
Sto invecchiando, me lo dice la pelle.”
La troverete per intero letta da Francesca nel video nel link sopra.

venerdì 5 novembre 2021

Decorazione d'interni


 


Fiocco rosa!
È arrivato "Decorazione d'interni", il nuovo libro di poesie di Francesca Boccaletto per AnimaMundi edizioni.
Con gioia ed emozione vi ho partecipato con i miei colori.

Disponibile in libreria, sul sito dell'editore e ovviamente su Amazon.








venerdì 20 marzo 2020

Dammi quella tua bocca

"Dammi quella tua bocca, il secolo che serve per sentirla tutta con le mie labbra per accarezzarla con la cautela di tutti e cinque i sensi. 
Dammi quei tuoi occhi. Mi sentono, mi serve. 
Dammi il secolo che serve per sentire il velluto dei tuoi occhi.
Riempimi del rumore di te, ingombrami dell’odore. 
E dopo dimmi questo che cos’è.
Dimmelo con una luce o col colore.
Le nostre labbra parole non ne hanno."







Questa donna era nata in totale libertà sulla carta, un po' di tempo fa.
Avevo donato il disegno d'istinto agli occhi belli di Federica.
Poi me ne ero perfino scordata, come ultimamente spesso mi accade con alcune piccole cose (e certo non perché sminuisca cose o gesti, ma per ben altri motivi indipendenti dalla mia volontà).
Ieri però Federica mi ha stupito e commosso all'improvviso, così, inviandomi questo testo scritto appositamente.
Abituata a lavorare da sola, amo tanto farlo invece con qualcuno anche che magari conosco poco, ma che già mi piace.
Due teste e due mani si possono incontrare lì, a mezz'aria, e regalare un terzo nuovo sentiero, inaspettato.
Grazie Federica.

domenica 1 marzo 2020

"Donna, Domĭna"

Prende il via oggi il progetto "Donna, Domĭna", di Muri Di Versi e Maison Ventidue, di Bologna, per cui sono felice d'essere stata selezionata: la forza e la fragilità di trentuno voci femminili della poesia nazionale e internazionale raccontate dalle matite e i pennelli di altrettante illustratrici.
Da oggi, 1 marzo, tutti i giorni, puntualissimi alle ore 11, seguendo le pagine di cui sopra su Facebook, potrete scoprire cos'è questo concentrato di interpretazioni molteplici e incontri affascinanti.


Oggi ho l'onore di dare il via io al progetto col mio contributo disegnato per il testo assegnatomi di Susana Chávez, poetessa e attivista messicana, conosciuta come autrice dello slogan "Nunca más", non una (morta) di più, usato dagli attivisti per manifestare contro il massacro delle donne di Juárez:





"Donna ascia"

Donna
lontana,
improbabile
mascherata di ragione,
forza senza sangue.
Piccola incantatrice nata dalle sue tempie
che chiamano dubbio.
Profondità dell’intimo che non conosce maniere
accattivante con i suoi silenzi.
Atroce,
irresistibile, il desiderio di mordere la notte
che barcolla tra delusioni
impreziosita da racconti
immobile nella distanza.
Donna istante,
ascia
che trascini,
che tagli lingue e le spargi
nella mano di Dio che si contorce dalle risate con te.
Fuggitiva dalla tua cattura andrò via
sapendo perfettamente
che sei invincibile.


giovedì 12 settembre 2019

Lettere da nordest

Mai come negli ultimi anni il Nordest è stato oggetto di tanti proclami, discussioni, tentativi di analisi su giornali, trasmissioni televisive e radiofoniche e libri: quasi sempre di taglio giornalistico, economico o al più sociologico. Dov’è però finita l’anima di questa terra? Nei capannoni delle zone industriali, nelle grandi navi che portano migliaia di turisti alla volta in Laguna, oppure nei boschi delle zone montane, nei fiumi e nelle acque sempre più inquinate, nell’ansia per la perdita del benessere? Di scoprirla e raccontarla in passato si sono occupati alcuni tra i maggiori narratori e poeti del ‘900, non solo italiani (pensiamo solo al giovane Hemingway): oggi però a chi tocca raccontare il Veneto, il Trentino, il Friuli Venezia Giulia? È ancora possibile, oppure si tratta di realtà ormai troppo sfaccettate?


Nasce da questi interrogativi la sfida raccolta dai curatori Cristiano Dorigo e Elisabetta Tiveron nel libro LETTERE DA NORDEST, uscito all'inizio di settembre 2019 per edizioni Helvetia.


Il volume riunisce i contributi di alcune delle voci più interessanti del Triveneto:
Ubah Cristina Ali Farah, Gianfranco Bettin, Francesca Boccaletto e Roberta Cadorin, Antonio G. Bortoluzzi, Alessandro Cinquegrani, Elisa Cozzarini, Fulvio Ervas, Angelo Floramo, Patrizia Laquidara, Luigi Nacci, Silvia Salvagnini, Giacomo Sartori, Tiziano Scarpa, Federica Sgaggio, Gian Mario Villalta, Stefano Zangrando, con postfazione di Francesco Jori.



Ovviamente io ho contribuito, onorata, disegnando.
Sono stata ofelice ancora una volta di poter illustrare le parole di Francesca Boccaletto che, nel suo  pezzo, scrive di Vaia.









lunedì 7 maggio 2018

Al son de la melodía comenzó el baile... (Tango)




Al son de la melodía comenzó el baile...
Tango.


Mica era pianificato, eh no. La musica è arrivata all'improvviso. E questa volta era un tango.
La matita ha iniziato a danzare. Le dita sporche accarezzavano la carta.
L'associazione di parole è venuta da sé...

Nasce così, al volo, questo video un po' improvvisato, mentre disegnavo col quaderno sulle ginocchia e cercavo di riprendermi da sola. 
Si poteva far di meglio, certo, ma avrei perso l'istante prezioso. Mi sono gustata così il gioco di parole suggeritomi inaspettatamente dalla musica, che volevo catturare tra un cabaceo e una mirada.



Un ballerino non deve mai pensare a ciò che sta per fare
perché si balla la musica, non le figure.

Egli deve solo sentire la musica.
I nostri piedi sono come i pennelli di un pittore.
Con essi dipingiamo la musica.

(Carlos Gavito)

lunedì 30 aprile 2018

Spezza con un bacio il filo a cui sto appeso.



Ti bacio,
A occhi chiusi, 
Bacio gli occhi chiusi e le ossa
Che stanno negli universi più nascosti
E quello che di te, c'è qui
In questo mondo
che si scuce,
la carne appena calda carezzata
in controluce.
Portami con te in un supermercato,
dentro un bar, nel parcheggio
di un ospedale.
Spezza con un bacio il filo
a cui sto appeso.
Portami con te in una strada di campagna,
dove abbaiano i cani,
vicino a un'officina meccanica,
dentro a una profumeria.
Portami dove c'è il mondo,
Non dove c'è la poesia.
Chiamami, e conta
Da uno a cento
È bellissimo sentirti dire
Ventidue, trentasette,
Novanta.
Ascoltami, c'è voluto
mezzo secolo di vento
per mettere insieme
Quello che ti sto
Dicendo.
Spesso, di notte,
mi piace pensare
che lo abbiano solo nascosto
il nostro amore,
Messo nella terra come un seme,
E forse altri lo vedranno spuntare.
È bellissimo un amore
Che sopravvive ai suoi amanti.


(Franco Arminio)










sabato 24 marzo 2018

Mettersi a nudo






“METTERSI A NUDO”
Un video self-made e frammenti di una conversazione sulla femminilità
nata sfogliando le pagine di un quaderno di schizzi.



- Roberta, perché ultimamente disegni spesso figure femminili? -
- Ho semplicemente realizzato che è una cosa che non so fare. Mi terrorizzava provarci, ma era anche troppo comodo continuare a disegnare solo soggetti più familiari. E allora mi ci sono buttata.
Sinceramente pensavo che non li avrei neppure mostrati a nessuno. -
- Questi schizzi sono molto sensuali, dolci e forti nello stesso tempo. A che tipo di donne pensi mentre disegni? -
- Non penso proprio! Anzi, sono riuscita a disegnarle solo per questo motivo. Io non vorrei caricarle di significati eccessivi neppure a posteriori. Se vuole, può farlo liberamente l'osservatore. -
Essere donna è talvolta molto faticoso e complicato, però anche molto divertente e indubbiamente creativo. Così, mentre disegno quei corpi mi concedo la libertà di reinventarli e di guardarli pure, forse, con sguardo maschile. Perché no? Ne accarezzo con il mio pennello le rotondità e mi diverto.
Forse qualche illustrazione può apparire anche forte e rude (non queste del video, intendo), ma l'essere donna per me non si limita solo alla dolcezza e alla delicatezza.
Io non ho fatto studi accademici, non so padroneggiare correttamente l'anatomia. Sono pertanto disegni sporchi, pieni di errori e sbavature. Non lo dico per giustificarmi, ma perché ho compreso che ciò che mi interessa non è tanto indugiare sulla riproduzione di forme e proporzioni perfette, in un maniacale esercizio stilistico. Mi stimola concedermi l'immediatezza del gesto e la sfida per me ora è accettare gli errori che ne derivano. È come se guardassi con occhio benevolo queste donne cercando di accettarne anche tutti i difetti che vedo comparire sulla carta affinché loro stesse non si sottraggano alla loro vulnerabilità. Anzi, interpreto i loro difetti come la loro fiera unicità, la loro forza, nella fragile preziosità di un istante complice e sincero in cui si svelano, esattamente come dovrebbe accadere nella vita reale quando due persone si osservano e si ascoltano con attenzione, curiosità e rispetto reciproci.
- "Dipingere è il mestiere di un cieco" ha detto Picasso. Sei d'accordo? -
- Eh, lui la sapeva lunga, artisticamente parlando...
Effettivamente mi piace disegnare utilizzando empiricamente tutti gli altri sensi e solo alla fine guardare il risultato.
Per quanto riguarda le donne, però, sotto sotto lui era sadico e misogino, quindi non aveva uno sguardo amorevole verso di esse, no? -



p.s. perdonate il mio nome a caratteri cubitali nel video, da megalomane, ma è il primo video che realizzo così da sola e non sono riuscita a rimpicciolirlo!

martedì 20 marzo 2018

Senza parole




Nell’Amleto, c'è una frase che recita più o meno così:
«Mai le parole senza i pensieri poterono salire al cielo».
Se dico una cosa senza pensarci, evidentemente non ha dunque alto valore.
Ma pensiamo anche ai tanti, bei, pensieri rimasti senza le parole.
Che delitto! Che occasione sprecata! 
Per fatica, per paura, per indolenza, per incapacità, per mancanza d'esercizio.
Comunque per resa.





mercoledì 14 febbraio 2018

Sottocoperta







"Ah, che cosss'è l'amor", come cantava Vinicio Capossela...

dalle pagine del mio quadernetto degli schizzi per I SOGNI DEGLI ALTRI


(tutti gli altri sogni illustrati, qui)






lunedì 8 gennaio 2018

Come una conchiglia



Vuoi sapere che cosa sento?

Avvicina il tuo orecchio al mio. Copri l’altro con la tua mano.

Ascoltami come fossi una conchiglia.

Mi faccio cassa armonica del tuo mare silenzio.



martedì 19 dicembre 2017

Pezzi di me



Son fatta di sogni infranti dettagli inosservati amori irrisolti Son fatta di pianti senza ragione persone nel cuore atti impulsivi Sento la mancanza di luoghi che non ho conosciuto esperienze che non ho vissuto momenti che ho già dimenticato Sono amore e affetto costante, distratta quanto basta non mi fermo un istante Già ho avuto notti insonni ho perso persone molto care ho fatto cose non promesse Molte volte ho desistito senza tentare ho pensato a volte di fuggire, per non affrontare ho sorriso per trattenere il pianto Sono dispiaciuta per le cose non cambiate le amicizie non coltivate chi ho giudicato ciò che ho detto Ho nostalgia delle persone che ho conosciuto dei ricordi che ho dimenticato ed altri che temo di dimenticare, degli amici che ho perso Ma continuo a vivere e imparare. (Martha Medeiros)

venerdì 10 novembre 2017

Ballare il silenzio





Non so suonare. Non so ballare.

Solo - e poco e come riesco - muovere la matita ed il pennello sulla carta, mentre ad esempio ora sto ascoltando questo:



In tanti pensano che i disegni acerbi ed incerti vadano tenuti in un cassetto. Non dico che abbiano torto.

Solo che io sento che devo mettere in atto la strategia opposta con me stessa. Altrimenti chiuderei anche tutta me stessa in quel cassetto. E un metro e settantaquattro ci starebbe scomodo dopo un po', effettivamente.



Non c'è un sistema che funzioni per tutti uguale.

Disegnare ogni volta è un rischio, è esprimere un segno per fermare un istante, è metterci la faccia, anche disegnando solo i piedi. È accettare anche gli errori e le paure.

giovedì 24 agosto 2017

I sogni degli altri

Effettivamente i sogni d'estate possiedono spesso tinte forti e lasciano talvolta emozioni vivide sulla pelle.
Così, in una notte d'agosto ne è nato uno un po' strano sulla carta, per mano di due bionde, Francesca Boccaletto (autrice e giornalista) e la sottoscritta, che senza premeditazione, a mezz'aria, si sono incontrate proprio lì in uno spazio surreale e nebuloso...

Io disegnavo da qualche giorno senza un obiettivo preciso, se non quello di sciogliere nuovamente la mano dopo una pausa vacanziera e lei, ad un po' di km di distanza, creava e appuntava conversazioni oniriche un po' con lo stesso spirito d'esercizio.
Nessuna delle due era però a conoscenza dell'operato dell'altra.
Tuttavia il caso ha voluto però che, con un po' di pudore e tra molte ilarità, ad un certo punto ci mostrassimo timidamente i rispettivi quadernetti.
In una fragorosa risata carica di stupore ed incoscienza, ci siamo dette all'unisono: - Ma perché non mescoliamo tutte queste cose? Potrebbe essere divertente! -

Così ha preso il via: I SOGNI DEGLI ALTRI, il nostro progetto onirico scritto e disegnato.









"Ci siamo incontrate a metà strada, nella terra di confine che accoglie i sogni. I nostri e quelli degli altri.
Abbiamo deciso di raccontare quello che abbiamo visto, o anche solo ascoltato, durante il nostro soggiorno in uno spazio sospeso. Ci piace pensare che qualcosa sia realmente accaduto."

--


"I sogni degli altri"
Illustrazioni: Roberta Cadorin 
Conversazioni: Francesca Boccaletto

Tutti i links per seguire il progetto online, qui:
blog:  isognideglialtriblog.wordpress.com/

facebook: www.facebook.com/Isognideglialtri/
instagram:  www.instagram.com/isognideglialtri/

mail: isognideglialtri@gmail.com




mercoledì 9 agosto 2017

Ad-agio estivo




L’unità vissuta dal bambino piccolo: che stringe una mano, trova poi un polso, un braccio, e imparerà a capire come questi siano aspetti, cose, che possono essere distinti, dissociati, possono ricevere un nome, uno dopo l’altro; ma che ancora sa, nel più profondo della sua coscienza senza parole, che essi sono ‘uno’, in quanto vivono, respirano; e sperimenta quindi l’unità come intimità, come felicità. Passare, allora, con il contatto delle dita, da una ‘parte’ del corpo, se questa è la parola, a un’altra. E non sarà carezzare, ma l’esercizio di un senso di cui i cinque più tardi, compresa la vista, non saranno che vane ombre. Così sarà amare. Così sarà, così dovrebbe essere disegnare.

da "Osservazioni sul disegno – Il disegno e la voce", Yves Bonnefoy.

mercoledì 21 giugno 2017

Abbracci musicali




"Di fronte a una sonata o a un quartetto che si ama, non sono esattamente idee, né parole, quelle che si affollano dopo l’ascolto; si sente che ci sarebbe tanto da esprimere, ma non in un ordine logico, e nemmeno coerente; è un impeto più simile a quello che a volte sfocia in un singhiozzo, in un abbraccio.”

J. Cortázar

lunedì 12 giugno 2017

giovedì 1 giugno 2017

Limone





[...]

Così, quando la tua mano
strizza l'emisfero
del tagliato
limone sul tuo piatto,
un universo d'oro
tu spargi,
un giallo calice
di miracoli,
uno dei capezzoli odorosi
del petto della terra,
raggio di luce convertito in frutto,
il minuscolo fuoco di un pianeta.


(P. Neruda)

lunedì 22 maggio 2017

Tracce







Non so se questo fatto di non avere un paio d’ali sia premio o castigo […] Io non so se in questa schiena senza ali ci son grandi pianure da cui fare il decollo, se in questa spina dorsale ci sono istruzioni per la manovra di decollo, se sono io la freccia di questo arco della schiena, se sono io arco e freccia (M.G.) Ecco perché io, Roberta, amo che gli abbracci siano a tutto tondo: quando le mani arrivano a toccare le scapole, radici di quelle ali che non ci sono più o che debbono ancora spuntare.
Chi lo sa.