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venerdì 6 settembre 2013

La mia Venezia, tra calli e pennelli

Venezia.
Ancora una volta.
La ritrovo ogni volta, ma ogni volta vi scopro qualcosa di nuovo o che invece avevo scordato.
Ho sempre amato ed odiato questa città per la sua singolare capacità di esasperare lo stato d'animo che si possiede mentre la si percorre. Non per "la risposta che dà a una tua domanda", come avrebbe detto forse Calvino, ma per il suo rispondere invece con un'altra domanda, alla tua.
In un labirinto di tali quesiti non ci si può che arrendere e proseguire il percorso ad istinto, con fiducia e pazienza, ma non senza perseveranza.
Sì, così per calli e campielli, proprio come per matite e pennelli.

Venezia è incantevole, magica, romantica, seducente, lo sappiamo tutti, ma anche stagnante, lenta, dolorosa, fané come sa risultare una vecchia attrice di teatro.
Da piccola vi ho versato le prime lacrime a causa dei piccioni che avevo paura di chiamare sulle mie manine a mangiare i chicchi di mais, da grande ci ho vissuto i miei studi tormentati, le amicizie affascinanti, qualche amore assurdo. 
L'ho odiata durante gli ultimi anni di università. La puzza, l'umidità, i turisti... ma poi ho voluto rinconciliarmici, decidendo pure di sposarmi lì. Due montanari in gondola, quasi un paradosso, no? :-) (anzi, non fate l'errore di snobbare la gondola, come ho fatto io per anni: anche fosse solo per un quarto d'ora, è impagabile la prospettiva restituita dal filo dell'acqua!)

La matita, a Venezia, l'ho sempre usata pensando che da grande avrei fatto l'architetto, ma la mia mente ed il mio cuore erano evidentemente sempre altrove, considerate le modalità con cui avevo operato quella scelta.
Quando di recente ho fiutato la possibilità di poterci tornare a disegnare invece finalmente con ben altro intento, con l'insegnamento di una brava illustratrice come Anna Castagnoli, non ho avuto titubanze.


Ci son stati momenti grigi... 

(le foto fatte col cellulare son quel che sono, pardon)


e di vivo colore...


 Matite e pastelli colorati si son mescolati sotto le mani di Anna.


Poi si son aggiunti brindisi, bigoli e girasoli...


  nella leggerezza e la profondità del blu, fuori...


ed il denso caos creativo, dentro.

...

Disorientata, ho "bighellonato" tra stili e tecniche diverse che sentivo dapprima stranieri.
Mi sono arresa poi alla corrente, con fiducia, e mi sono ritrovata questa donnina tra le mani.




- Ecco. Perchè vuoi combattere contro il labirinto? Assecondalo.
E' la matita ad un certo punto a decidere il suo percorso. -  ho pensato rincuorata.


Grazie Anna, per la tua innata comunicatività, la freschezza, il sorriso.
Ho trattenuto nel mio cuore la professionalità che hai nel comunicare la passione verso il tuo mestiere, senza nasconderne la fatica, la solitudine ed il dolore quotidiano che questa ricerca comporta. 
Agli occhi dei più sembrerebbe forse che avere a che fare con fiabe e colori sia davvero sempre e solo una favola, ma sappiamo bene che non è così!
I moti dell'anima non sono sempre dolci e gioiosi.
Comunicarcelo ogni tanto in un abbraccio, giallo come un girasole, fa davvero bene e aiuta a vedere meglio, più in là...
Grazie anche a tutti i compagni di questa maratona.



Del blog di Anna avevo già parlato qui

Altri momenti veneziani qui

domenica 13 novembre 2011

Ridi, che la mamma ha fatto gli gnocchi!



Solo Giacomo (mio figlio), durante uno dei suoi giochi, poteva convincere Cobrizo (io, Roberta) a mettersi in testa una cofana gialla e fare click, la scorsa estate.
Ogni volta a vederla, adesso, vien da ridere.
Così, quando una gentil signorina ha chiesto a Roberta una foto-ritratto a corredo di un ameno abboccamento tra le due, lei non sapeva proprio che pesci pigliare, perchè di foto ne ha così poche, di sue.
Ma le è tornata in mente quella cofana buffa e così, sopra la testa di quel Cobrizopulcinella, ha disegnato un'idea golosa, talvolta dolce talvolta luminosa, ed ha deciso di togliere ogni maschera, anche perchè ben nasuta è già, di suo.


I cinque quesiti formulati dalla gentil signorina a Cobrizo qui (sì, insomma l'intervista di Elle a Tavola)



Solo oggi mi ritorna il mente anche un vecchio post scritto appunto su Pulcinella:

"Quando Pulcinella mangia la gallina Cicerenella, la pancia gli si gonfia all’inverosimile. Il dottore, prontamente accorso, libera da sotto la camicia di Pulcinella un grande uovo che Pulcinella si mette a covare. Il guscio si apre e ne esce un Pulcinellino, poi un altro… sono cinque i nuovi nati che, appena fuori dall’uovo, già vestiti e con le sembianze identiche a quelle del padre (che è al contempo loro madre) si buttano voraci su un piatto di maccheroni. A Venezia, i maccheroni diventano gnocchi. L’alto cappello a cono tronco del Pulcinella veneziano, altro non è che la pentola per cuocere gli gnocchi, rovesciata e indossata a mò di copertura del capo, e sempre pronta per la bisogna."

(da Hetty Paerl, Pulcinella. La misteriosa maschera della cultura europea, Apeiron 2002)
Il vecchio post su Pulcinella, con un disegno che era forse dunque premonitore qui

Roberta ringrazia infine la gentil signorina per il piacevole incontro, ma pure Cobrizo, con gratitudine, per averle fatto stretta compagnia in questi anni di blog.


lunedì 19 settembre 2011

Morbido e dolce come la luce di fine estate



Passeggiamo e facciamo i fidanzati per Venezia.
Ci concediamo un pranzo leggero alla Zucca. Amo quel posto.
Quando lo scoprii negli anni dell'università, non potevo concedermelo, se non per generosità di qualche caro amico, visto che le mie finanze erano alquanto risicate.
Ricordo che vivere fuori casa con 30 mila lire alla settimana per me non era semplice, se ci si doveva anche ritagliare i soldi per la moneta per andare a telefonare in cabina al moroso o per comperare le sigarette (ma fortunatamente questa seconda cosa non mi interessava).
I miei genitori non mi hanno mai fatto mancare nulla, in effetti, ma quelle che mi sembravano difficoltà allora, mi hanno fatto poi comprendere il valore del denaro. Grazie ai loro, di sacrifici, adesso sono fiera anche dei miei.
Ora, seduta in campo, giro la testa e guardo con perplessità i giovani universitari che gozzovigliano e se la godono nei locali a colpi di spritz, vestiti firmati, ipod e ipad.
Mi faccio mille domande...
... ma Roberta, che discorsi da vecchia babbiona! Andiamo a mangiare, su.

Il flan di zucca servito alla Zucca è ricchissimo, per la presenza, che mi par di intercettare, di mascarpone e uova.
Io provo a riprodurlo in versione più leggera e macrobiotica, con le prime zucche ricomparse dal verduraio di fiducia.

Questa ricetta è anche sulle pagine di Elle qui
per 8 sformatini:
500 gr di zucca pulita cruda tagliata a pezzi
125 gr di yogurt di soia (o normale per i non veg o macro)
cannella, noce moscata, pepe
2 cucchiai d'olio e.v.o.
40 gr di farina di riso

Cuocere la zucca nel bimby (o in pentola antiaderente coperta) per 10-15 min, finchè si ammorbidisce, con sale q.b. e un cucchiaio d'olio (e pochissima acqua se occorre)
Far raffreddare. Unire un altro cucchiaio d'olio, lo yogurt, le spezie, la farina e frullare.
Regolare di sale.
Cuocere a bagnomaria per 20 min (io nel forno a vapore a 90°) in pirottini monoporzione di alluminio, unti e ben infarinati con farina di riso.
Attendere siano intiepiditi per sformarli senza che si rompano.
Eventualmente rimetterli in forno per gratinarli, ad esempio con olio aromatizzato con rosmarino (o servirti come ho fatto io con funghi porcini spadellati con aglio, con aggiunta finale di prezzemolo).

Buono, buono e ancora buono. Sì, me lo dico anche da sola, perchè l'esperimento è riuscito, anche con ospiti esigenti. ;-)
In questi giorni mi è ritornata la voglia di cucinare, e quando qualcosa riesce particolarmente, mi rendo conto che vorrei ancora avere tra i commensali il mio papà.
Altrettanto fa Giacomo che, quando passeggia e vede un anziano signore di bell'aspetto, alto e ben piazzato, dice: - Mamma, vedi, io vorrei un nonno come quello! Non può sostituire almeno lui i miei nonni? -


mercoledì 31 agosto 2011

2011 Dopo Cristo


La sigla D.C. evoca svariate associazioni d'idee, lasciate alle spalle, nel corso della storia...
Belluno però riserva una sorpresa inaspettata, con questo nome, che fortunatamente guarda in avanti.
Un laboratorio d'arti visive in ambiente dolomitico.
Un frammento di roccia e un detonatore da cui si staccano molteplici schegge che orbitano nel territorio alpino.
Un'imprevedibile stazione artistico culturale, tra acqua roccia e verde.
Un nido per artisti affermati ed emergenti, locali ed internazionali.
Una fucina per sperimentare.
Un laboratorio per forgiare.
Un luogo per accogliere, ci si auspica, anche le scuole, per avvicinare i bambini all'arte contemporanea, come usualmente accade all'estero, ma ancora così raramente invece in italia.

Un motivo in più per venire a Belluno.

Si chiama Dolomiti Contemporanee. (il sito web qui , le indicazioni per raggiungere il luogo fisico qui)


In bocca al lupo al passo intraprendente e lungimirante di questa iniziativa!






foto G. De Donà, A. Montresor, S. Casagrande

ogni luogo può diventare internazionale: è solo da provinciali pensare che non possa esserlo.





mercoledì 19 maggio 2010

Òstrega!*



Sono giorni di silenzio del blog, ma di grande attività nella vita.
Giorni in cui il lato maschile di Cobrizo emerge prepotentemente e pare incontenibile.
Cobrizo non è solo leziosa perlina (la perla e l'ostrica? ;-) ... ma è anche incosciente al punto tale da improvvisarsi bricoleur.
Sarà forse per esorcizzare un compleanno festeggiato proprio in questi giorni, o comunque per illudersi di dare una spinta a questa casa che ho battezzato una Sagrada Familia senza fine, ma eccomi/ci al lavoro!
Polvere e fatica a parte, è divertente e dà grandi soddisfazioni! ( ... ma crea dipendenza: sono già al quarto pezzo in fieri)

Vedersi recapitare un mazzo di fiori nel bel mezzo del cantiere e poi brindare con bollicine e Tsarskaya, a fine giornata, ancora tutti impolverati in mezzo alla gente, è emozionante.




"The world is your oyster now
You can do as you want to do
The world is your oyster now
So go out and get laid
And get whatever you want to
The world is your oyster
The world is yoursRa la la la la la la la la la"...

(qui)



*P.S. per i non veneti:
òstrega (s.f., inter.) termine regionale veneto: in italiano ostrica. È una interiezione che esprime meraviglia, stizza, disappunto o anche energica e vivace affermazione.
Sinonimi: caspita!, cavoli!, mannaggia!

lunedì 9 novembre 2009

Col cavolo che va bene


Giornata grigia, ma io vedo rosso... rosso rabbia!
Ho i nervi a fior di pelle.
Ogni volta recarmi in cantiere è uno sfinimento, un'arrabbiatura, una desolazione.
Non c'è fine al pressapochismo e alla mancanza di professionalità di certa gente...

..ma poi un amico mi regala una cassetta di melette nostrane, belle belle.
Così mi metto ai fornelli e decido:
-Stasera il rosso ce lo mangiamo e ce ne facciamo un baffo!- ;-)

cavolo rosso mezzo
2 melette rosse
2 C di olio evo
2 C di acidulato di umeboshi
1 C di aceto rosso
3-4 chiodi di garofano
3-4 bacche di ginepro
3 bacche di pepe nero
sale e acqua qb

Appassire il cavolo tagliato a listarelle non troppo sottili nell'olio scaldato. Unire le mele tagliate a dadi, l'acidulato, l'aceto e tutti gli aromi. Cuocere per 20 min o quanto necessario affichè il cavolo sia morbido.







p.s.: sono stata via qualche giorno e mi sono dimenticata del tutto di questa iniziativa qui relativa a questa ricetta qui, uno dei più citati esempi di plagio in rete, da blogger.
si desidera porre l'attenzione ancora una volta su chi, sempre più frequentemente, preleva materiale dai blog, senza previa richiesta e ne fa un uso sconsiderato
. urge davvero un codice corretto di comportamento!
dal momento che si parla di ingiustizie e mele ;-), però, sono ancora in tempo per aggiungere questo post scriptum arrabbiato, no?

lunedì 18 maggio 2009

Κωνσταντινούπολη



Vi ho lasciati con i toni del blu e dell'ambra e, coincidenza, sono gli stessi colori che ancora ho negli occhi, dal mio rientro...






Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me

non dico che fosse come la mia ombra
mi stava accanto anche nel buio
non dico che fosse come le mie mani e i miei piedi
quando si dorme si perdono le mani e i piedi
io non perdevo la nostalgia nemmeno durante il sonno

durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
non dico che fosse fame o sete o desiderio
del fresco nell'afa o del caldo nel gelo
era qualcosa che non può giungere a sazietà
non era gioia o tristezza non era legata
alle città alle nuvole alle canzoni ai ricordi
era in me e fuori di me.

durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
e del viaggio non mi resta nulla se non quella nostalgia.

Nazim Hikmet






















giovedì 9 aprile 2009

Colazione dorata


Capita di svegliarsi alle 6 e di non voler più rimanere a letto...
A me sinceramente capita molto, ma molto di rado e non ho mai compreso chi dice che il mattino ha l'oro in bocca... ma proprio per questo allora vale la pena sfruttare al meglio l'occasione ed uscire presto di casa.
Quando la città sembra ancora dormire, mentre il sole sta levandosi in un cielo promettente e turchese, concedersi la colazione col giornale, in santa pace, è molto molto piacevole...
Nessuno in piazza, solo un disegno a strizzarmi l'occhiolino. ;-)
(vedi qui)







giovedì 16 ottobre 2008

Chiave di volta



Uno ci prova, anche, a disegnare... ma poi se mentre disegna parla di calcoli, misure e pensa all'alleggerito che aspetta e ai serramenti che invece non arrivano... non c'è da meravigliarsi di cosa esca! ;-)
Si appoggia all'arco e spera che sia fatto come dio comanda.